Il sismometro vivente della Valle della Morte

Earthquake Devil's Hole

Voci fuori campo che si scambiano opinioni. Un gruppo di scienziati del Nevada, così riuniti presso uno dei luoghi più caldi e secchi del pianeta. I loro sguardi puntano verso il basso, in un buca di due metri per sei, che da sempre si spalanca tra le rocce della Valle. Dentro questa depressione, ma tu guarda! C’è dell’acqua, polverosa e carica di alghe, e odorosa di zolfo e… Che si agita, presa da una sorta d’improbabile moto ondoso.  D’un tratto, il tono della conversazione cresce e aumenta di velocità. Finché progressivamente, dal quieto interesse si è passati alle battute per sdrammatizzare, poi all’agitazione, quindi a un silenzio di contemplazione per comprendere le implicazioni di quanto si sta verificando. Non c’è nessuno dentro l’acqua, niente ci è caduto dentro. Non c’è vento, non c’è pioggia. Non c’è neanche il terremoto; qui, ed ora… Perché guarda caso ce n’è stato, invece, uno in Messico del grado 7,3 della scala Richter, a 2.842 Km di distanza, circa 7 ore prima. IMPOSSIBILE che possa esserci un collegamento…
L’uomo che cammina nel deserto è un’essere sperduto alla ricerca di fondamentali informazioni. Spinto da una parte all’altra per l’impulso di mangiare o bere, sale su una duna, getta sguardi tutto attorno, verifica la forma e la presenza d’ulteriori depressioni tra le sabbie senza tempo. Al di là delle quali, può esserci qualsiasi cosa: un’oasi, una flemmatica sfilata di cammelli. La carovana che procede, silenziosamente, verso il vortice della remota civiltà. Se egli guarda in alto, invece, sarà rincuorato. Dalla presenza delle nubi provenienti da lontano, aggregazioni di vapore e umidità, che viaggiano veloci dando il tempo di una musica che suona senza alcuna melodia. Ma ciò che egli non può contemplare, perché la natura lo ha privato di una tale abilità, è il “sotto”. Il mondo ctonio dell’allucinante oscurità. Dove scorrono ad ettolitri, centinaia di migliaia, fiumi carichi dell’invisibile ma dolce acqua, perfetta da bere proprio perché proveniente da lontano. Sgorgata, da dove? Quanto distante è la sua fonte? Nessuno, realmente, può saperlo. Ma è proprio l’esistenza di luoghi come il Devil’s Hole (Buco del Diavolo) in prossimità del parco naturale della Valle della Morte, a dimostrare che nel mondo è tutto collegato. E nel contempo che le linee naturali che trasmettono le informazioni, da un’ambiente ben preciso ai continenti più distanti, sono la materializzazione fisica del vecchio detto popolare, secondo cui: “Una farfalla che batte le ali può generare un’uragano all’altro lato della Terra.” Tutto ciò può giungere a costituire, certe volte, un bel problema. In quanto i lepidotteri che fanno questo, nella realtà dei fatti, non sono lievi e piccole creature, che leggiadre appoggiano le zampe sopra i fiori, ma dragoni incatenati, ruggenti ed agitati, che al risveglio dal torpore scuotono e distruggono ogni cosa che non riconoscono come di loro proprietà. Compresa, a volte, la stessa natura.
Perché per la cronaca, le voci che sentite non appartengono a geologi, sismologi o altri studiosi dei fenomeni appartenenti al quarto elemento (terra: sempre l’ultima, chissà se esiste una ragione) bensì gli addetti all’acquisizione di dati sulla più preziosa e delicata colonia di pesci al mondo: cento, duecento pupfish del Devil’s Hole (Cyprinodon diabolis) da 2,5 centimetri l’uno, costituenti gli unici rappresentanti della loro specie rimasti in vita, benché mai possano esserne vissuti in maggior numero di così. Perché è soltanto in quella pozza, in mezzo al nulla, o per meglio dire nei circa 30 cm verticali e pochi metri quadri in orizzontale in cui è possibile ricevere la luce del Sole al suo interno, che essi vivono naturalmente. È soltanto lì, che si sono evoluti, in un’epoca che può variare tra i 300 oppure 60.000 anni fa: si, si. C’è una “lieve” incertezza in merito! Ma sarà meglio non formalizzarci. Visto come, ogni qualvolta la terra trema anche a mezzo mondo di distanza, si tratti di Giappone, Indonesia o Cina… La sacra pozza si agita come lo sciacquone di un gabinetto, e l’acqua si ritira vistosamente, tra l’ansia dei custodi con sonda idrica alla mano. Ed ecco quindi la ragione…

Exploration Devil's Hole
È strana la tendenza degli umani a dover visitare in prima persona alcuni dei luoghi più pericolosi del pianeta. Come se la semplice immaginazione non bastasse più a complicarsi la vita…

Per comprendere la reale essenza del Pozzo del Diavolo, occorre analizzare ciò che realmente accade sotto la sua superficie, oltre quel valico all’apparenza così privo di sinistre implicazioni. Ma come mai potrebbe questo luogo, aver ospitato forme di vita tanto rare ed uniche, se fosse stato solamente una pozzanghera sperduta tra le sabbie? E sotto di esso, infatti, c’è un vero e proprio portale per un’altra dimensione. O per meglio dire una caverna sotterranea allagata, piena di cunicoli e diramazioni, oltre la quale esiste una voragine completamente oscura, in senso metaforico ma anche letterale, la cui profondità minima stimata si aggira sui 91 metri.
È quindi stranamente, e drammaticamente appropriato, che quel poco che sappiamo di questo luogo provenga dall’esperienza vissuta dal coraggioso sub James Houtz, che nel giugno del 1965 fu chiamato, assieme ad altri 44 esperti, per immergersi alla ricerca di due membri di un gruppo di ragazzi, che follemente avevano scavalcato le recinzioni per tentare di scoprire cosa ospitassero le oscure profondità. Quando gli altri erano riemersi, dunque, si scoprì che mancavano all’appello. Fu un caso dall’estrema risonanza mediatica, che richiamò sul posto televisione, le forze aeree e persino, ci racconta lo stesso soccorritore, un grosso camion che serviva del cibo. Si riteneva infatti, in modo totalmente infondato, che i ragazzi potessero essere ancora vivi, avendo trovato rifugio nella sacca d’aria raggiungibile dal varco principale della caverna, nota da tempo immemore col nome di Brown’s Room. Ma la realtà fu presto anche troppo chiara: non soltanto lì non c’era nessuno, ma Houtz, spingendosi molto più in profondità dei suoi colleghi, fu il primo a scovare, su una mensola di roccia a strapiombo sopra l’orrendo baratro, una maschera con il boccaglio ed una pinna. Poco dopo, quindi, trovò una torcia ed altri pezzi dell’equipaggiamento del secondo giovane perduto. Dei rispettivi corpi, non c’era alcuna traccia. Al momento della riemersione, quando tutti i presenti dovettero scendere a patti con ciò che era realmente successo, ne fu anche immediatamente compresa la ragione: durante il procedere di un’immersione con le bombole in profondità, occorre prestare attenzione al problema della narcosi da azoto. Sub inesperti, come malauguratamente si erano dimostrate le due vittime di questo tragico incidente, l’hanno a volte sperimentata per la grave svista di non aver cambiato la miscela del respiratore. L’effetto che si verifica sul corpo umano, quindi, è una sorta di euforia. La sensazione di poter essere qualunque cosa, di un’impossibile e incrollabile immortalità. Chiaro preambolo del segno della fine.

Devil's Hole Map
L’infinità profondità del Buco si rispecchia nelle mappe, che sembrano sempre estendersi ben oltre il margine dell’illustrazione. “E il naufragar mi è atroce in questo buio mare…” – Via

Prima di tornare in superficie con la sua triste notizia, tuttavia, Houtz ebbe l’iniziativa di gettare un filo a piombo nella voragine oscura del Buco. Egli riteneva, forse, che conoscendone l’effettiva dimensione, si potesse almeno tentare un recupero dei corpi perduti. Ma raggiunta la massima estensione di tale implemento, pari a circa il doppio della distanza già percorsa dalla superficie, esso ancora non toccava il fondo. Inoltre, una misteriosa corrente tendeva a trascinarlo in senso longitudinale, verso un abisso le cui dimensioni apparivano sempre più terrificanti. Ed ecco, dunque, il segreto fondamentale del Devil’s Hole: il suo essere collegato, per quanto ci è dato di capire, ad una falda acquifera spropositata, che probabilmente corre sotto l’intero stato del Nevada. E che essendo più salata dell’oceano, semplicemente NON PUÒ essere collegato ad esso. Dev’esserci, da qualche parte, un’altra fonte.
C’è un altro momento topico, nella storia delle immersioni all’interno di questo labirinto sotterraneo, risalente al maggio del 1986, quando due esploratori subacquei, questa volta adeguatamente equipaggiati e pronti a sfidare il pericolo, si erano spinti fino alla stanza di Brown, e lì si trovavano per fare dei rilevamenti per l’Ente Geologico statunitense. Il loro nome era Alan Riggs e Ray Hoffman, e la loro conoscenza del Buco, praticamente leggendaria: nel corso della loro carriera vi avrebbero effettuato 13 immersioni, raccogliendo campioni da analizzare e modificando i sostrati mineralogici in diversi luoghi, per una sorta di esperimento geochimico dagli esiti ultra-generazionali. Eppure nel corso di tutte queste esperienze, non avrebbero mai vissuto un altro momento di più puro terrore. Immaginate: siete immersi fino al petto nell’acqua polverosa di una caverna sommersa, con una volta pietrosa pochi centimetri sopra la vostra testa. All’improvviso, si sente il suono di un boato distante, e il livello dell’acqua inizia rapidamente a calare! Essa vi arriva, gradualmente, all’altezza dello stomaco, quindi delle ginocchia. Con una sorta di risucchio inarrestabile, alghe che qui prosperavano da tempo immemore vengono risucchiate come scorie dal sifone di un gabinetto, mentre voi vi aggrappate, come se la vostra vita dipendesse da ciò, alle rocce frastagliate di quel luogo inospitale. Quindi tutto passa COME NIENTE FOSSE, e voi, soltanto un po’ tremanti, ritornate in superficie assieme al vostro compagno di tante avventure. Cosa era successo, in effetti? Fu scoperto solamente qualche giorno dopo, quando qualcuno dal senso logico estremamente sviluppato riuscì a seguire la scia del rapporto delle cause fino alle isole Aleutine: c’era stato un terremoto di livello 7,7. Forte, fortissimo. Ma non così forte perché in superficie, ad oltre  3.000 miglia di distanza, potesse aver tremato anche soltanto un filo d’erba.

Visit Devil's Hole
Il Buco del Diavolo è un’area protetta dal notevole interesse naturalistico. Nonostante le recinzioni e telecamere, qualche tempo fa fece notizia il caso di alcuni vandali che erano penetrati nel territorio e avevano gettato alcune lattine e bottiglie nella voragine, causando la morte di un (1) malcapitato pupfish.

Tutto è collegato, persino ciò che pare esimersi dal rapporto più basilare di causa ed effetto. Se pesci unici al mondo possono tutt’ora sopravvivere in un luogo come questo, è soltanto perché un tempo in tutto il Nevada c’era il mare. Ed al ritirarsi dello stesso, nell’ultimo pertugio rimasto, grossi sgombri, aringhe e tonni, sono morti subito, lasciando il passo ai loro ben più piccoli cugini. Che gradualmente, una generazione dopo l’altra, si sono perfettamente adeguati a questo microcosmo senza sbocchi di alcun tipo. Il quale in occasione di un qualsivoglia terremoto, ricevendone le onde lunghe, le amplifica, poi si scuote dal profondo, verso l’alto. Pensate a quello che succede in un bicchiere da cocktail che si restringe  verso l’imboccatura, quando lo scuotete: il grosso dell’acqua, nel suo ventre, non subirà alcun tipo di variazione. Ma in superficie, sarà tutto un vortice, un tornado, un uragano. Nessuno vorrebbe essere un girino che è caduto dal soffitto, per finire suo malgrado in quello spazio condannato. Ma sapete quale condizione è ancor peggiore? Quella dell’oliva, in bilico sul bordo trasparente del bicchiere. Con tutti i suoi palazzi, le città…

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