Si dice che alcuni particolari individui, appartenenti al culto geograficamente trasversale dello Sciamanesimo, possano sperimentare l’esperienza di separazione tra corpo e coscienza, lasciando dietro le proprie mortali spoglie per avventurarsi, come un soffio d’anima, tra i venti e le correnti del mondo per osservare, non visti né percepiti, gli eventi e le situazioni. Ed è proprio questa capacità di concentrarsi, tanto simile alla meditazione dei buddhisti, a dimostrare che una simile esperienza non è un sogno. La mente umana: uno strumento che seleziona e suddivide, cataloga, costruisce; si, da sveglia. Mentre nel momento stesso della cessazione della coscienza, e questo lo sa bene chi si sveglia all’improvviso, si scatena una tempesta d’immagini più simile a una carrellata di momenti, ciascuno totalmente scollegato a quelli precedenti. Ed è soltanto nel momento in suona la sveglia, dopo un’intera notte trascorsa involontariamente a cogitàre, che nel sollevarsi delle palpebre si attiva il meccanismo, molto antico ed altrettanto ben oliato, che s’impegna a dare un senso alla sequela dei ricordi immateriali. Così, nel mondo odierno tecnologico, possiamo simulare questo stato. Così facendo, con un dispositivo di radiocomando remoto ben stretto tra le proprie mani, e il cielo immenso che proietta il suo richiamo. Sempre verso il basso e poi di nuovo, inevitabilmente all’indirizzo di chi scruta verso il Sole ed ha il coraggio di premere GO.
Un drone può essere davvero molte cose: telecamera volante, veicolo da corsa, compagno poco loquace ma tutt’altro che silenzioso di mille o più avventure. Ma di sperimentarle tutte assieme… Nel corso di appena tre minuti che ci portano dalla caldera di un vulcano, alle profondità marine, dal gran tempio di Balor (con tanto di Tyrion Lannister ripreso di spalle) al resort sciistico di Golden Alpine nella Columbia Inglese (Canada) ove sciatori illuminati corrono come altrettante code di cometa…Non ci era, di sicuro, mai capitato. Questo video è talmente bello ed in qualche maniera appassionante che innumerevoli siti, dal recente evento della sua pubblicazione, l’hanno ripreso senza preoccuparsi eccessivamente di qualificarne la provenienza ed entrare nel merito dei contenuti. Il che è un peccato, perché simili elementi sono assolutamente primari per comprenderne la rilevanza notevole nella storia della videografia. Siamo ad un punto di svolta, precario e significativo, di ciò che costituisce il nostro documento per i posteri più articolato e significativo, la registrazione degli eventi a mezzo telecamera e questa intera sequenza costituisce, indubbiamente, un importante mattone dell’intero edificio. Forse persino, la chiave di una volta d’ingresso per intere nuove generazioni d’appassionati potenziali. Questo perché il New York Drone Film Festival, talmente nuovo da non avere neppure un articolo di Wikipedia (um, qualcuno dovrebbe provvedere…) nasce sulla carta nel 2014, si trova attualmente alla sua seconda edizione ed è non soltanto il primo evento del suo tipo al mondo, ma anche un happening dalla notevole risonanza mediatica e l’alto numero di visitatori. Avvalendosi dell’avveniristico Liberty Science Center di Jersey City, edificio equipaggiato con la più grande cupola per proiezioni IMAX mai costruita. Che tuttavia quest’anno ha visto esauriti i posti disponibili per il pubblico nel giro di sole 6 ore, con oltre 5.000 persone accorse per assistere ai migliori tra i 350 film provenienti da 45 paesi, con l’obiettivo di determinare un vincitore per ciascuna delle 13 categorie in concorso. Un’interesse la cui origine, prendendone in esame anche soltanto alcuni, diventa più che ampiamente giustificato…
La selezione dei video vincitori, interamente disponibili all’indirizzo web dedicato al festival, dimostra chiaramente come i giudici ne avessero da valutare un po’ per tutti i gusti. Senza contare come la sostanziale brevità di queste creazioni, dovuta tra le altre cose anche alla tristemente nota durata delle batterie dei droni, permettesse in effetti di concentrarne molte decine nel tempo di un lungometraggio convenzionale, creando per gli spettatori a quel fascino dello zapping intra-concettuale fin troppo noto a noi cultori del vasto web. Durata dell’attenzione nel tempo? A chi serve, quando è possibile vagheggiare come sfrenati gabbiani o ancora meglio, seguendo il flusso del ronzìo di un esacottero sfuggente dal momento della noia quotidiana!
Si è così giunti, infine, ad una selezione che qui vi riporto, in nessun ordine particolare, anche soltanto per il semplice fatto che ciascuno di questi video è pienamente meritevole di essere visto per intero. Nella sezione documentario troviamo un viaggio straordinario all’interno della caverna di Son Doong in Vietnam, la più grande nota all’uomo, realizzato per il programma televisivo statunitense Good Morning America, mentre la tipica carrellata paesaggistica, un caposaldo di questo ambito creativo, si trova rappresentata da Wild Scotland del regista John Duncan, girato tra le coste e i faraglioni dello spesso celebrato paese del tartan e delle cornamuse, per giungere fino alla memorabile visione di Neist Point, sull’isola di Skye. Ci sono quindi due esibizioni di danza, con la moderna e sperimentale ART OF SHADES ALL AWAY di Pascal Anquetil e David Roca, girata come uno strano inseguimento su una strada isolata, e la raffigurazione invece piuttosto tradizionale ma tecnicamente impeccabile di Dance Crazy, in cui l’abile Andie Bartol si estrinseca in passi emozionanti all’interno di quello che parrebbe essere un colossale magazzino abbandonato. Non mancano poi le sequenze più creative e fantasiose, vedi l’accattivante Sparked del Cirque du Soleil, con i droni stessi trasformati in strani personaggi simili a lampade volanti, mentre una sorta di Mastro Geppetto tenta di far ordine nel suo laboratorio, e il video forse già noto a chi tra voi segue il mondo degli effetti speciali e dei videogames, The Smallest Empire dei Corridor Digital, una riproposizione in chiave tilt-shift di uno degli strategici più amati nella storia dei PC.
Per proseguire quindi nelle citazioni, perché ciò risulta a questo punto doveroso: GREYSTONE RISING di Jody Johnshon per la sezione architettura, con palazzi in corso di demolizione che risorgono dalle loro stesse macerie; ABANDONADO di Charpu, una corsa folle tra i due piani di un probabile ex-resort turistico mediante l’impiego di telecamerina FPV (di quelle concepite per la guida in prima persona del drone) e la menzione speciale del pubblico, DRONIE PROPOSAL di Tarsicio Sanudo, in cui l’autore stesso è ripreso dal suo fido macinino volante mentre si appresta a chiedere la mano della sua futura moglie. Un momento di sincero sentimento, forse più rilevante di tanti altri e che ci fa conoscere questo termine bizzarro, “dronie” risultante in realtà dalla commistione tra selfie e il nome per antonomasia degli oggetti odierni volanti & radiocomandati, facente quindi riferimento ad ogni ripresa di se stessi fatta mediante l’impiego di un simile dispositivo. Per la categoria delle foto ha invece vinto un’inquadratura dall’alto di una gara tra cammelli a Dubai, realizzata da Shoayb Khattab, in cui l’ombra degli animali chiarisce ogni residuo dubbio iniziale su ciò che si sta in effetti guardando.
Una menzione speciale a parte, nel frattempo, merita a mio parere lo SHARK DRONIE dei documentaristi della Behind the Mask, in cui ci viene mostrato un sub sdraiato sul fondale, mediante l’impiego di un qualche avveniristico dispositivo in grado di tuffarsi sott’acqua e poi volare in un piano sequenza di allontanamento. Finché al ritorno, che sopraggiunge nel tempo di un singolo respiro, egli non ricompare totalmente circondato dalla fauna marina, tra cui ovviamente un paio d’irrinunciabili piccoli squali. Niente male, vero? E come gran finale, per chi avesse voglia di guardarsi tutti i vincitori del festival, consiglio questa vera e propria meraviglia, di cui parlai già in precedenza sul presente blog:
I droni, dunque, sono. In un mondo in cui anche noi, siamo. Ed avendoli creati, sarebbe davvero assurdo non sfruttarne le straordinarie potenzialità verso la creazione di un qualcosa di significativo e degno di essere celebrato nel tempo, attraverso la ricerca di un’eccellenza che può nascere, allo stato dei fatti universale, soltanto da una continua ricerca di miglioramento. L’istituzione di una situazione in cui il meglio possa emergere ed essere premiato, possibilmente grazie a un valido criterio: storicamente, è sempre così che sono nate le nuove forme d’arte. Finito il tempo della settima, è ormai l’ora di trovare l’ottava. Chi non vorrebbe un mondo del cinema in cui soltanto liberandosi dalle catene del pesante suolo, tramite tre, quattro o sei eliche rotanti, si possa giungere col proprio sguardo oltre il muro impenetrabile della mediocrità? Già, chi?