È tutta una questione che rinasce dall’umana strategia della battaglia carta-sasso-forbici, ovvero in altri termini, la morra cinese: alle origini del tempo, quando la Terra non aveva ancora vividi abitanti, in essa dominava il fuoco, di fiumi magmatici e colate laviche spropositate. Era quella, sostanzialmente, una mano con le dita a V, pronta a recidere con innata ferocia ogni proposito di vita pluricellulare. Finché dopo millenni, giunse l’ora del raffreddamento, mentre il vapore trasformato in acqua, finalmente, ricadeva fragorosamente a raffreddare l’anima del mondo. Un pugno chiuso, desolante eppure carico di possibilità. E pensate, adesso, cosa sarebbe successo se soltanto questi due elementi avessero continuato a combattersi tra loro, con un fluido mutamento tra i diversi stati di materia… Nessun dinosauro o altra bestia pleistocenica avrebbe mai trovato il modo di nascere ed imporre la propria presenza oltre quel maelstrom, figlio del supremo Caos. Se non fosse sopraggiunto… All’improvviso, un terzo fattore valido a portare l’equilibrio. Il duro suolo, ovvero un palmo aperto. Affinché le piastre sommerse scaturissero dalla sommità degli oceani, per formare un qualche accenno di vulcani e continenti. Dove i pesci, fornendosi di zampe e di polmoni, faticosamente si affrettassero per esplorare. Raggiungendo vette sconosciute e nuove, grazie allo strumento delle inconoscibili generazioni.
Silenziosa ed immobile, con gli artigli ben piantati a terra. La cresta appuntita lievemente flessa da una parte, mentre la lingua, larga e rosa, fuoriesce tra i suoi denti a segnalare un desiderio d’assaggiare il mondo. È l’iguana, essere disinteressato per definizione. A tutto questo, ed anzi per usare un’espressione ancor più rappresentativa, a tutto TUTTO, e tutto e basta. Una lucertola di taglia grande, che se minacciata da un predatore, magari riesce a muoversi veloce, sufficientemente da raggiungere il più prossimo corso d’acqua e gettarsi dentro per tentare di salvarsi le preziose squame…. “Che fatica!” Poi direbbe, se potesse; ad un tal punto, tale specie preferisce stare ferma e meditare (non per niente ha pure il terzo occhio). Ma se per ipotesi riduci la creatura, fino alla lunghezza di 15 cm, ne otterrai una versione iper-attiva, super-veloce. Che si agita nel tentativo di proteggere il suo territorio. Che combatte con i maschi, si costituisce un harem, da difendere coi muscoli e la forza della coda. L’equivalente rettiliano di un piranha assatanato, la cui complessa vita sociale, dalle diverse sfaccettature totalmente senza paragoni nel regno animale, è stata diverse volte fatta oggetto di studi piuttosto approfonditi. E che soltanto in tempi assai recenti, è stata finalmente (in parte) decodificata. Stiamo parlando della Uta stansburiana, o lucertola con la macchia sul fianco, un animale piuttosto diffuso in tutti i deserti del Nord America ma particolarmente conosciuto, perché più prossimo agli umani, nelle regioni più aride della California, del Nevada e dello Utah. La cui caratteristica principale, come avrete forse a questo punto immaginato, è quella di avere tre versioni, o per meglio dire tre accezioni comportamentali. Identificate da altrettante specifiche colorazioni della loro gola: arancione, giallo e blu. O per tornare a una terminologia più attuale ed immediatamente comprensibili, tre archetipi o approcci tattici all’imporre il proprio desiderio sugli avversi rivali: guerriero, ladro, saggio. La loro storia di vita, spesso fatta oggetto di una o più lezioni nelle scuole americane, è una sorta di metafora della nostra stessa condizione, straordinariamente utile a capire come vanno il mondo, il lavoro e l’economia.
Immaginate ora di essere un animale dalla mente semplice, per cui il nutrimento, la sopravvivenza e la riproduzione sono gli unici problemi della vita. Giunti ad occupare una nicchia relativamente sicura dell’ecologia per quanto riguarda i primi due punti, tutto quello che vi resterà da fare è trovare un metodo per imporvi sui vostri simili, guadagnandovi le preziose attenzioni delle femmine, una risorsa per definizione numericamente limitata.
Per fare questo, la strada più ovvia appare chiara: evolvervi, attraverso le generazioni, selezionando i membri della specie progressivamente più grossi e muscolosi, magnifici mastini delle circostanze. Ed è proprio questa, la via scelta dalla lucertola arancione, che grazie ad una capacità di secernere grandi quantità di testosterone, è una combattente nata, che difende strenuamente un vasto territorio tra le dune, all’interno del quale radunano e proteggono ogni potenziale partner sessuale che gli riesca di trovare. Mentre ogni potenziale intruso, se viene prontamente individuato, verrà subito minacciato con una particolare dimostrazione di forza, definita “fare le flessioni”. La lucertola, alzandosi ritmicamente su e giù, fisserà il rivale negli occhi con fare estremamente minaccioso. Un passaggio, molto spesso, in grado di rivelarsi largamente sufficiente. Ma se così non fosse, si fa presto a passare a vie di fatto…
E tutto questo, come dicevamo, se l’intruso viene rilevato. Il che, all’analisi più approfondita dei fatti, è un grosso, monumentale “se”. Perché c’è l’altro sottogenere delle lucertole, quello giallo, che ha imparato attraverso i secoli e i millenni un’altra strada verso la trasmissione del proprio patrimonio genetico: l’inganno. Queste creature, infatti, molto più piccole dei loro simili arancioni, sono in grado di riprodursi senza il possesso di alcun territorio, insinuandosi durante un momento di disattenzione all’interno dell’harem dei rivali, proprio in forza del loro essere apparentemente indistinguibili dalle femmine stesse. In determinate specie del genus Uta, giungono persino ad imitarne il comportamento e le movenze. E tutto questo per colpire, nel momento ritenuto più idoneo, quindi fuggire precipitosamente fuori dall’area di proprietà del nemico. La cui padrona di casa, a sua insaputa, si ritroverà a custodire dei figli non suoi.
È una magnifica furbizia, nevvero? Non è forse questa, una terribile nequizia? Quanto meno, un’espressione del princìpio d’insincerità. Verso il quale, le fortissime arancioni, che hanno sacrificato una parte della loro stessa durata di vita per acquisire il dispendioso status dominante, risultano del tutto inermi e prive di difese. Ma questo non significa che la vita delle gialle sia del tutto priva di problemi. E ciò perché esistono, in quel mondo, un terzo tipo di lucertole. Che conoscono un segreto del successo ancora differente, dalla forza e dalla furbizia delle loro consimili distinte: la giusta via di mezzo.
Tra le tre tipologie di Uta, le blu potrebbero sembrare per molti versi le più simili a noi. Hanno una forza e massa a metà tra le due alternative estreme. E si tratta, soprattutto, di lucertole monogame, che una volta scelta una singola compagna la difendono ed accudiscono per tutta la vita. Proprio in funzione di questo, esse posseggono un territorio, ma meno esteso di quello delle arancioni, e riescono quindi a respingere facilmente la venuta di qualsivoglia giallino Don Giovanni, da loro prontamente respinto al mittente. Non vivendo inoltre la dura necessità di competere continuamente tra loro, come le controparti arancioni, questi attenti mariti si assistono tra loro, avvisandosi a vicenda di eventuali trasgressori, e riuscendo quindi a coalizzarsi contro di loro. Ciò detto, naturalmente, la sfida diretta di una eventuale rivale super-dominante le porterebbe all’immediata ritirata, facendole rassegnare all’inclusione della loro consorte nel vasto catalogo dell’harem sfortunato.
Così va, purtroppo, ed è questo che conclude il ciclo. Perché pensateci: questo assurdo stato di equilibrio, che potrebbe sembrare quanto di più lontano esista dal concetto naturale di risparmio dell’energia, è in realtà perfettamente in grado di mantenersi da solo. La colorazione ed il comportamento, infatti, sono tratti genetici largamente ereditari, ed ogni qualvolta le arancioni hanno un’annata particolarmente fortunata, riproducendosi in grande quantità, nell’occasione successiva saranno sistematicamente cornificate dalle gialle. Che aumentando di numero, la primavera dopo finiranno per venire scacciate dalle blu, a loro volta poi sconfitte dalle prime del terzetto e così via… Aggiungete a questa tendenza naturale, quella tutt’ora non spiegata delle femmine, che appaiono stranamente attratte di preferenza, volta per volta, dalla variante percepita come “più rara” dei maschi diffusi in un particolare periodo. Potremmo forse abbinare una simile tendenza al fascino dell’esotismo, come quello da sempre associato a partner umani di etnie distanti o dotati di tratti meno diffusi, quali i capelli rossi o gli occhi azzurri. E tutto questo, per generare la prossima generazione di scattanti malandrini… Tra l’altro, anche la femmina ha due varianti/colorazioni: arancione e gialla, laddove la prima, di preferenza, produce un grande numero di uova molto piccole (strategia riproduttiva r); mentre la seconda è propensa a deporne poche, ma più grandi e contenenti una prole dalla più probabile sopravvivenza (strategia riproduttiva K). Ed anche queste due varianti, come la terna dei maschi, sono condizionate da un’alternanza ciclica: ciò perché una grande quantità di piccoli affamati, generalmente, induce una scarsità di risorse commestibili che periodicamente rende consigliabile la produzione delle uova migliorate. Ma poiché le lucertole si nutrono prevalentemente di insetti ed altri artropodi, tra cui scorpioni, la carestia non dura poi molto, riportando nuovamente in posizione preminente le femmine arancioni.
Così il pendolo dell’orologio torna nuovamente al punto di partenza. E il ciclo riprende, senza fine. Perché un cavallo che vince non si cambia MAI. A meno che si stia giocando a morra cinese. In quel caso diventa necessario oscillare, oscillare. Dentro ogni foglio di carta, dopo tutto, c’è un macigno. Che racchiude un bel paio di forbici. Ed è soltanto usando un simile strumento, che si può recidere la menzogna per raggiungere la verità. Ma ci sono così tanti sassi, a questo mondo!