Un corso d’acqua largo 9 metri circa, che scorrendo per altri 100 a partire da una delle sue innumerevoli anse, si trasforma in un rigagnolo superabile da un solo balzo umano. Non per niente il suo nome è Strid, da stride, il passo. Ma anche strid, in lingua novegese: la lotta senza esclusione di colpi. Eppure, le acque NON diventano più vorticose. Né accelerano il loro corso. Ma se soltanto qualcuno dovesse anche soltanto scivolarvi dentro, per il muschio sdrucciolevole sugli argini, gli resterebbero nient’altro che pochi secondi di vita. Appena il tempo sufficiente, forse, per ripensare all’epoca degli antenati ed alla gravità di ciò che era stato dimenticato… Plesiosauri e rapide viverne, serpeggianti würm con scaglie millenarie. Vermi-mostro e vermi-topo, il cui sibilo tra l’erba precorreva piccole scintille sotto i piedi. Creature possenti o misteriose, esseri irrimediabilmente destinati all’estinzione. Per il freddo della Grande Glaciazione, per l’estinguersi del loro cibo, per il volgere del gran mulino verso l’era dei primati in grado di pronunciare la parola. E così come la creatura mitologica del Galles, Y Ddraig Goch, il Drago Rosso un tempo simbolo di Cadwaladr, re di Gwynedd, oggi sopravvive, ahimé, soltanto sullo stemma di questa nazione, allo stesso modo, la contea circostante il centro abitato di York non vede l’ombra di ali membranose o una singola grande coda aculeata, almeno fin dall’epoca di Camelot e Artù. Ma se pure in quella terra, come in molte altre, basta scavare un poco per trovare i fossili del vecchio mare, bene incuneati tra le pietre delle molte epoche trascorse, è pur vero che lo spirito dei mostri, in qualche modo, sopravvive negli aspetti più vitali del paesaggio. Il corpo dei giganti si mineralizza, ma lo spirito ruggente sopravvive? In qualche modo. Attraverso il gorgoglìo di luoghi come il grande fiume Wharfe, che col suo passaggio suddivide l’intera regione in West e North Yorkshire, sinuoso ed imprevisto, come sa essere soltanto lui. Finché presso un luogo sacro, all’improvviso, le sue acque si trasformano in quello che parrebbe a tutti gli effetti un semplice ruscello. “Parrebbe”, questa è la parola chiave.
Per comprendere davvero l’entità di ciò di cui stiamo parlando, occorrerà risalire per un certo tratto la ripida scala del tempo. Fino al secolo immediatamente successivo all’anno 1000, quando il grande re Guglielmo detto il Conquistatore, il più celebre bastardo della storia d’Inghilterra (vi prego d’interpretare l’attributo in senso letterale) chiamò a raccolta i suoi vassalli della Normandia, per attraversare la Manica e far tremare i difensori dello status quo, nel mezzo dei loro arazzi appesi nelle stanze degli alti castelli. Una missione che l’avrebbe impegnato per il resto della sua vita. 1066 – anno zero. A partire dal fatidico frangente furono i legami, di sangue e d’altro tipo, ad imporre che sotto il suo vessillo inarrestabile accorresse anche Robert de Romille, un probabile barone o cavaliere di Brittany, al servizio del duca coévo di quelle terre. Ben poco sappiamo di questo personaggio, con il suo stesso stemma, un susseguirsi di 16 cerchi su una serie di losanghe gialle e rosse, che sopravvive unicamente, benché molto cambiato, come simbolo della cittadina francese di Remilly-sur-Lozon, poco distante da Saint-Lô. Mentre possiamo presumere, dalla sua crescita d’importanza successiva, che le sue gesta in guerra furono degne di nota, tanto da concedergli, per decisione diretta del re condotto alla vittoria, il controllo dell’intera tenuta di Bolton, ed il diritto di costruirvi la sua rocca, che avrebbe preso il nome di Skipton Castle. Una vita costellata dai trionfi, che tuttavia, nel secolo a venire, sarebbe in qualche modo ricaduta sulla sua terza erede, destinata a subire un lutto estremamente significativo. È una vicenda estremamente drammatica, ma molto nota tra la popolazione locale. Il suo valore storico resta discusso, mentre nessuno, attraverso le epoche, ha mai dubitato dei suoi meriti cautelativi, e dell’insegnamento che recava. Di temere, rispettare ed evitare il fiume Wharfe. Eccola qui, a seguire…
Nota: il video iniziale è l’ultimo episodio pubblicato sul canale ufficiale di Tom Scott, il celebre divulgatore di cultura, storia e società inglesi su YouTube.
Robert de Romille, al termine della guerra, ebbe una figlia di nome Cecilia, una fervente cristiana. Ella, sposatasi con William le Meschines, il signore di Copeland, fece fondare un ordine religioso noto come il priorato di Embsay ed ebbe due figli ed una figlia, Alice de Romille. Poiché tuttavia i due maschi perirono in età giovanile, come tanto spesso capitava all’epoca, i possedimenti della famiglia furono ereditati dalla donna, che sposatasi con il principe William fitz Duncan, gli diede uno splendido erede, suo omonimo secondo l’antica usanza nobiliare. Il giovane William de Romilly, si racconta, era un fanciullo di estrema bellezza, intelligente, colto al di là dei suoi anni, caratterizzato da un meraviglioso senso del dovere. Che amava, inoltre, andare a caccia col suo cane. La più pericolosa attività praticata, ce lo insegnano innumerevoli saghe medievali ma anche romanzi moderni come il Trono di Spade, prima dell’invenzione del base jumping e del deltaplano. Benché la maniera in cui tale passione avrebbe tradito questo promettente ragazzo, assai probabilmente, nessuno sarebbe giunta ad immaginarla prima d’allora. William Wordsworth, il poeta del XVIII secolo, usò la vicenda come scena culmine di un suo celebre componimento, intitolato “La forza della preghiera”, nel corso del quale (una sua probabile invenzione) il cosiddetto fanciullo di Edmonton sceglieva di varcare il fiume “come cento volte prima d’allora” nel suo punto più stretto ed apparentemente privo di pericoli. Se non ché il fedele segugio al guinzaglio, come colto da un improvvisa premonizione, si rifiutò di seguirlo, e tirando nel senso opposto ne causò l’accidentale caduta nelle acque chete sottostanti. Il giovane Romilly, a quel punto, sparì immediatamente, soltanto per riemergere molti minuti dopo, ormai defunto. Ecco dunque le parole del poeta:
The Boy is in the arms of Wharf,
And strangled by a merciless force;
For never more was young Romilly seen
Till he rose a lifeless corse.*
La madre di William, Alice de Romille, fu terribilmente e comprensibilmente colpita dalla sua dipartita. Al punto da offrire le sue considerevoli ricchezze ai monaci di Embsay, affinché questi costruissero una maestosa abbazia, del tutto sproporzionata alla loro rilevanza clericale. All’ombra delle cui rovine, ancora oggi, è possibile percorrere una fila di pietre che attraversano il Wharfe, usata un tempo secondo le cronache dai lavoranti e scalpellini, che vi trasportavano sopra le pietre da usare per le alte mura dell’edificio. Fu a quel punto, assai probabilmente, che iniziarono a girare le storie sulla presenza di un kelpie nelle acque del fiume, ovvero uno spirito malevolo con l’aspetto di un cavallo bianco, che emergendo dai flutti portava i bambini disobbedienti ad affogare senza alcuna speranza di redenzione. In alcune versioni della storia, la creatura dall’aspetto falsamente splendido era cavalcata dallo stesso re delle fate, mentre le versioni del racconto maggiormente legate al folklore nordico dell’attuale Gran Bretagna, immaginavano il mostro come una sorta di sirena seducente, persino in grado di assumere la forma di una conturbante donna umana. Oggi, con la nostra conoscenza scientifica di moderni, sappiamo tuttavia che ciò è impossibile (giusto?) e ci troviamo costretti ad offrire una spiegazione di tipo differente.
Che va, più o meno, così: la particolare formazione geologica del suolo sottostante la gradevole foresta di querce della tenuta di Bolton, custodisce un problematico segreto. Pare infatti che, in un letto di cedevoli sedimenti, siano presenti delle rocce dalla forma pressoché circolare. Accadde così, in un imprecisato momento delle epoche trascorse, che l’acqua trasportata dal Wharfe facesse muovere queste pietrose macine, scavando progressivamente un profondo, quanto sottile canyon, all’interno del quale le acque finirono per scorrere in senso verticale. È per questo che in un certo senso, il fiume scorre perpendicolare: le sue acque continuano il corso indisturbate, senza restringimenti che ne causino un aumento di velocità. Ma invece che estendersi in orizzontale, vanno a perdersi nelle profondità della terra. Ciò che avviene, quindi, a chiunque finisca per cadere nell’esiziale tratto dello Strid, è che la corrente inizia a trascinarlo. A quel punto, a peggiorare la sua situazione ci si metteranno anche gli argini, che non offrono alcun tipo di appiglio per risalire. Ma sono piuttosto costituiti da un falso suolo, completamente vuoto al di sotto (una buona parte del fiume scorre sotto i piedi dei suoi osservatori) impedendo in qualsiasi maniera di aggrapparsi e tirarsi su. Il malcapitato, quindi, verrà ben presto risucchiato soltanto per riemergere, dopo molti minuti, ore o addirittura giorni, molti chilometri più a valle. O in particolari casi, mai più.
Molte persone, nel corso dei secoli, hanno perso la vita nelle acque falsamente innocue dello Strid. Celebre fu il caso, nell’ottobre del 1998, di una coppia di sposi in luna di miele, che a causa di un’improvvisa pioggia furono entrambi catturati ed uccisi da un sommovimento del crudele fiume. Con il crescere delle sue acque, infatti, il livello delle acque può crescere di un metro e mezzo nel giro di pochi minuti, inglobando il sentiero apparentemente sicuro che transita accanto a questo luogo della perdizione. Tutto ciò non fa venire, anche a voi, una gran voglia di visitarlo?
*Per il testo completo della poesia, seguite questo link.