L’invenzione sorprendente della PIZZA BOMBA coreana

Pizza Bomba

“Benvenuto a CyberCity Seoul, profligato. Potrai anche aver pagato il tuo debito con la società per crimine robotico di quarto livello, ma ricorda che qui amiamo fare le cose a modo nostro. Ogni gesto non conforme, viene incorporato nella catena codificata degli eventi.” Il ricombinante corazzato scese dall’auto, scrutando il dubbioso ultimo arrivato da dietro le lenti dei suoi Ray Ban in fibra di quarzite polarizzata. Poi fece appena il cenno di un sorriso benevolo, sollevando le sue mani dagli artigli raptoriani con i palmi amichevoli rivolti verso il cielo grigio-topo. “Però capisco che sei nuovo, fresco frisco d’astronave. Vieni, ti offro un pranzo di benvenuto: andiamo nel Posto.” THE PLACE: “Un luogo. Come tanti, eppure in qualche modo, sspeciale: ssi, ssi. Ne abbiamo ssentito parlare. Non faccia casso alla nostra lingua biforcuta. È un tratto comune ssulla terza luna di Giove. Ssiamo molto onorati della ssua gentile offerta, tutore dell’ordine terrestre. Faccia sstrada.” Di certo, una simile vista per le strade del centralissimo quartiere Gangnam avrebbe fermato il traffico alla nostra epoca, e nei circa tre secoli seguenti. Ma replicanti ed androidi saranno una vista piuttosto comune, nell’anno cosmico 2726. “Così, hai acquisito lo status di rifugiato politico. Ottimo. Noi fanti di prima linea, servitori della popolazione, non veniamo messi a conoscenza delle decisioni del Consortium Centrale. Ma immagino che abbiano le loro ragioni. Ad ogni modo, hai mai sentito parlare dell’ITALIA?” Silenzio. L’uomo lucertola era distratto, momentaneamente intento ad osservare una pubblicità olografica dotata di tentacoli flessibili, balzata di scatto sopra un’automobile che aveva rallentato troppo all’incrocio. Così il poliziotto continuò: “…Il Bel Paese, lo chiamavano. Oggi è parte del nuovo conglomerato Pan-afro/euro/scandinavo, poco meno che una nota a pié di pagina sulle cartine! Ma un tempo…Era famosa. Per la sua cucina.” Girato l’angolo di via Psy, oltre la piazza della Riunificazione Fraterna, campeggiava l’edificio d’ingresso a livello strada dell’antico COEX mall, un enorme centro commerciale sotterraneo. “Sstraordiario.” Si lasciò sfuggire l’alieno. “Quessto dev’essere THE PLACE.”
La palla di fuoco che s’illumina a vantaggio dei presenti. Un sogno. Una visione. Gustosa? Chi può dirlo, senza quell’assaggio lungamente atteso. L’opera incredibile di menti fervide, che in qualche risvolto della loro vita hanno giurato di mettersi al servizio del Male. Ma non un grande Male, nel senso biblico di Guerra, Morte, Carestia e Pestilenza. Quanto un modo di ridefinire le identità nazionali, con finalità più che mai commerciali, ed il giusto grado di furbizia nell’interpretare il linguaggio futuribile di oggi. Ovvero: la superficialità che permea le straniere contingenze. Pensateci: in questa nostra terra di un magnifico stivale, tra le acque barbaglianti del Mediterraneo e i prati che riflettono la luce dell’azzurro cielo, P.I.Z.Z.A. vuole dire qualche cosa. Di prezioso, antico, degno di essere tutelata dall’Ente Europeo per le Specialità Regionali. Ma trasporta quella cosa sui confini delle terre emerse d’Oriente, e allora cosa resta? Una semplice focaccia ben condita, possibilmente cotta a contatto con il piano rovente di un forno, qualche volta a legna. Le variazioni sono doverose. Addirittura, consigliate!
Con sibilo a stantuffo, la tipica porta girevole in uso a CyberCity inghottì ricombinante, rettiliano, ed altre 15 persone. Tutto è costruito su larga scala, nel XXVIII secolo d.C. “Ssi, l’Italia. La penissola con clima temperato. Non c’era una famossa cassa automobilistica con ssede a Marranello di Lugano? Mercedes, mi pare.” Il robo-armigero lanciò un grugnito stonato, mentre nel giro di un mezzo secondo i suoi occhi telescopici compivano una rotazione a 720° “SCHERZI? D’accordo, ti va bene che sono di buon umore. Ad ogni modo: siamo arrivati. Lo vedi quel ristorante tra il negozio di hoverboard e il chirurgo plastico istantaneo? Ecco, che tu ci creda o meno, quel posto ha 700 anni. O più. Ci andava mio nonno, ed il nonno di suo zio prima di lui. Soltanto lì, di questi tempi, è possibile gustare la vera BOMBA.” Come cosa? Non sapete cosa sia? E avete anche il coraggio di chiamarvi discendenti del pio Enea? Sarà meglio che vi sediate un attimo. Questa descrizione, potrebbe lasciarvi un po’ stremati.

The Origins of Pizza
Chi l’ha inventata? Secondo questa ironica pubblicità di Mr Pizza, una popolarissima catena locale, il nostro piatto preferito proverrebbe dalla città di Jinju, dove transitò l’esploratore Marco Polo. Che trafugandola, l’avrebbe riportata qui da noi! Tra le bizzarre “prove” viene citato addirittura il cappello di una statua buddhista dell’epoca Goryeo, la cui forma quadrata ricorderebbe la tipica scatola di cartone. Per il trasporto. “E il secondo strato del cappello?” Semplicissimo: la prima offerta 2×1 con pane all’aglio, della STORIA.

Tutto inizia con un grande globo. Trasportato a tavola dal cameriere, tra la gioia e l’aspettativa dei commensali. Si tratta di una visione…Sconvolgente. Come un uovo di struzzo gigante ma flessibile, molto meno pesante di quello che si potrebbe pensare. Tra gridolini d’aspettativa (la cucina straniera, in Corea, è appannaggio principalmente della metà femminile del cielo) tutti estraggono i propri potenti cellulari, perché sanno molto bene ciò che sta per verificarsi. Il dipendente dell’istituzione culinaria, a quel punto, alza in alto un bricco pieno d’alcol. E lo rovescia sopra quell’oggetto misterioso. Quindi…Prende un cerino e…Gli da fuoco! Aiuto!
Così, niente di strano: le tradizioni cambiano attraverso le regioni. E così come la pizza Napoletana verace è morbida e corposa, mentre quella Romana sottile e scrocchiarella, tanto maggiormente s’impongono le preferenze di un altro popolo peninsulare, ma dai lineamenti asiatici, l’alfabeto distintivo e una storia dell’arte altrettanto millenaria e multiforme. Non c’è quindi da meravigliarsi se all’ombra periferica dei Picchi del Diamante, fra gli alti grattacieli della XV città più popolosa al mondo (nel caso vi interessi, noi non siamo neanche in classifica) il piatto con la BIG P voglia dire molte cose, ma quasi nessuna riconoscibile dai nostri occhi occidentali. È utile a tal fine ricordare come una parte significativa della Corea, fin dall’epoca della sua guerra e successiva divisione, è figurata nel panorama internazionale con le qualità di un paese degli opposti, dove tradizioni e rispetto degli antenati s’incontrano con un feroce consumismo, mirato a ricreare praticamente ogni stagione tutto il panorama dell’offerta di prodotti, piatti ed idee. E così accade, sia chiaro, sia nel mondo dell’alta cucina, che in quello delle bancarelle alimentari di strada, una vera e propria istituzione locale. Uno spettro alla metà del quale, se vogliamo, può essere inserito questo piatto avveniristico, concepito da una catena di tre ristoranti italiani presenti nei quartieri più prestigiosi della capitale Seoul: il celebre Gangnam e il centro storico di Jongno. Dove è possibile gustare un’ampia selezione di Primi, Secondi e naturalmente di quel piatto che fu reso celebre dalla regina Margherita, e che oggi domina, ad esempio, gli Stati Uniti grazie al forte afflusso d’immigrati nostri connazionali nello scorso secolo, sia pure con metodi e ingredienti a noi non molto familiari. Ma ora immaginate quello che può essere successo tanto più lontano dalla sede originale! Dove ancor prima che la logica, domina la fantasia…

Making Korean Pizza
Vuoi provare la tradizionale pizza coreana, profligato? Semplicissimo, ecco gli ingredienti: un bordo spesso di patata dolce, al cui interno campeggia un colossale lago di Ketchup. Sopra il quale, il cuoco si curerà di disporre una sacra montagna di mais. Quindi formaggio cheddar in fette sottili (sottilette? Cosa sono?) Wurstel e un po’ maionese. E il tutto viene, nel corso dell’apocalittico finale, cotto all’interno di un comune forno a microonde. Wow!

C’è un video piuttosto famoso su YouTube, in cui Digitalsoju TV invita alcune ragazze coreane ad assaggiare della “genuina” pizza americana, negli stili di Detroit (quadrata ed altissima) Chicago (a forma di ciotola piena di pomodoro) e New York (gigantesca, relativamente sottile). E ad un certo punto della sequenza, quasi per caso, viene intervistato un giovane afro-americano che risiede nel paese asiatico, il quale esprime con trasporto comprensibile la sua opinione sulle pizze locali. L’intera sequenza è apprezzabile nel video del dietro le quinte. Ebbene ciò che sconvolge il simpatico ed arrabbiato corrispondente, più di ogni altra cosa, è la fissazione locale per i cetriolini. Pare infatti che tale verdura sottòlio, assieme al formaggio, sia considerato un ingrediente pressoché fondamentale della pizza coreana, per il suo sapore che in qualche maniera “neutralizza” le papille gustative. La qualità oleosa della pizza infatti, risulterebbe altrimenti indigesta a questo popolo, abituato a piatti dalle caratteristiche culinarie spiccatamente differenti. Ma questa non è che la punta di un iceberg colossale: vige infatti una letterale proliferazione di ingredienti utilizzati a carattere spiccatamente locale, tra cui la salsa gochujang, un misto salatissimo di chili, riso glutinoso e fagioli di soia fermentati, oppure il bulgogi, carne di maiale o manzo fatta marinare e condita con olio e semi di sesamo. Non può inoltre mancare, in un meno che possa dirsi realmente completo, il fondamentale kimchi, vero caposaldo della cucina nazionale, un piccantissimo misto di verdure fermentate (prevalentemente cavoli) che i coreani mettono praticamente dovunque. Altre stranezze includono frutta, crostacei, mousse di cheesecake. Molto spesso, sono le stesse catene internazionali, come Pizza Hut, a proporre le versioni più improbabili di questo piatto: vedi ad esempio la colossale Star Edge in vendita dal 2014, una sorta di piatto a sei portate (dessert incluso) nascoste all’interno di una crosta dalla forma vagamente simile alla stella del mattino. Simili eccessi, ad ogni modo, paiono piuttosto distanti dalla proposta relativamente semplice della PIZZA BOMBA. Che dopo tutto, è pur sempre proposta al pubblico in qualità di Vero Piatto Italiano.
“Quindi sei pronto, profligato? Vuoi assaggiare il vero gusto di CyberCity S?” Durante la nostra disquisizione, rettile e cyborg hanno raggiunto il loro tavolo presso THE PLACE. Dopo una breve, ma severa, ramanzina all’hacker rettiliano, il tutore dell’ordine meccanizzato aveva disattivato il suo sistema di schermatura socio-culturale, lasciando che le lenti in quarzite scivolassero all’interno degli alloggiamenti incorporati all’altezza delle tempie sul suo cranio ultra-perfezionato. Dopo tutto, chi combatte il potere delle compagnie coloniali, a volte, lo fa con ottime ragioni. “Cameriere, porta in tavola…” Nessuno, tra gli impiegati del COEX, avrebbe mai fatto aspettare un rappresentante diretto del Consortium in divisa. Ben presto, tutto è pronto. “So per certo che da quest’oggi ti comporterai bene.” Nel parlare, solleva la mano destra, il cui dito indice si apre con uno scatto sonoro, come il coperchio di un’antico accendino a gas. “Perché altrimenti, capisci…” Con un lampo improvviso, dall’arto periferico scaturisce un flusso ben visibile di plasma ultrariscaldato. Il formaggio interno inizia a squagliarsi con un sibilo perfettamente udibile. Il poliziotto semi-umano alza il lato destro della bocca, in una sorta di sorriso carico d’aspettativa “…Ssarò subito da te, lucertolina.”

Per prenotazioni: il sito ufficiale dei ristoranti della catena The Place. È richiesta, purtroppo, una conoscenza di base della lingua coreana.

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