Tutto l’occorrente sono 10-15 minuti, un po’ di senso pratico, capacità di guida minime ed un set completo del sistema Track N Go, prodotto dall’azienda AD Boivin per venire incontro a una tipica situazione dell’inverno canadese. Disse uno scienziato di larga fama, poco prima di attivare la sua DeLorean fiammeggiante: “Strade? Dove stiamo andando noi, non c’è bisogno di sss-s-strade!” Affermazione che s’inserisce nella visione di chi ama andare oltre i limiti del Tempo, per esplorare cosa sia venuto prima e quello che ci aspetta, ritornando dal Futuro. Perché questa assenza di una rassicurante striscia d’asfalto sotto le ruote, su cui far presa nel portare a compimento le manovre con il tipico, semplice volante della situazione, va vista sopratutto come un vago tipo d’opportunità. In qualità di un fiume navigabile, che giunge ai limiti del continente urbano… Ed oltre quei confini, lascia il posto a un vasto mare: di sterpaglie, fango, rocce che affiorano con intenzioni deleterie. Piccoli ostacoli sulla via dell’auto-realizzazione. Dove per auto, chiaramente, s’intenda il nostro e vostro principale veicolo di casa, con quattro ruote ed un motore. Mentre realizzazione, beh, dipende dai singoli individui…
C’è chi cerca solamente, da mattina a sera, di raggiungere la meta logica del proprio vagheggiare. Compiere il tragitto quotidiano, da casa a lavoro e viceversa, corroborando i propri mezzi con la cronistoria presa in prestito dal mulo. Testardo quadrupede, che abituato a un singolo percorso, si rifiuta ad ogni costo di deviare dalla strada prefissata. Ed a costoro, io direi: lasciate perdere. Una cosa tanto fuori dagli schemi…Non fa per voi. Track N Go è per gli affamati & folli, i duri & puri, gli ultimi sinceri esploratori. Che se fuori c’è un metro o due di neve, lungi dal rinunciare alle proprie esigenze, riscaldano i motori, e in qualche modo, trovano la soluzione. Si tratta di un metodo particolare e interessante. Chi ha detto che riconvertire il proprio mezzo alle necessità del Circolo Polare Artico comporti inevitabilmente le lungaggini del cambio di pneumatici, seguìto da un attento stile di guida, che consideri la sdrucciolevole presenza della neve che si squaglia lungo tutto il corso del tragitto? Di sicuro, non chi ci propone questi veri e propri pattini cingolati, concepiti per essere trasportati fino al luogo d’interesse nel portabagagli, o nel cassone di un pick-up. La cui messa in opera, a quel punto, comporta nient’altro che il “semplice” gesto di disporne un paio in parallelo innanzi agli pnematici anteriori (il peso unitario è di 145 Kg) e guidarci attentamente sopra grazie all’uso delle rampe in dotazione. Per poi bloccarli, grazie a quattro piastre metalliche su cardini, che tuttavia permettono di far girare le ruote con metodo assolutamente convenzionale. Soltanto che, a quel punto, il loro moto non comunica più con il terreno. Ma serve, piuttosto, ad attivare il marchingegno integrato nel dispositivo, che mette in movimento il sistema di placche interconnesse integrato in ciascuna singola scarpa d’acciaio, permettendo di far presa su qualsiasi superficie. Sopportando quindi brevemente il posizionamento fortemente obliquo del così attrezzato fuoristrada, si proseguirà quindi ad approntare la seconda coppia. Con le rampe riposizionate, ed un rapido colpo d’acceleratore, ben presto si sarà conclusa la seconda parte del montaggio. Poco prima di partire verso nuove splendide avventure! Proprio così: un prodotto affascinante. Di cui occorre, ad ogni modo, tenere a mente il prezzo. Nel momento in cui scrivo, il sito ufficiale della Boivin offre solo quotazioni personalizzate, anche se gli stessi Track N Go sono per loro stessa natura adatti a molti modelli di automobile. La maggior parte dei blog di settore che hanno affrontato l’argomento, segnalano un prezzo approssimativo di appena 25.000 dollari: sostanzialmente, costano più i cingoli, che il fuoristrada che c’è sopra! Il che, strano a dirsi, s’inserisce in un segmento di mercato grosso modo a quel livello…
Era il 2009 quando il campione di rally Ken Block, nonché inventore di un diverso tipo di fare spettacolo con le auto fuoristrada, fece ulteriore notizia grazie all’invenzione, sua e del suo team, di quella che prese il nome di WRX STI TRAX, “il più veloce veicolo concepito in modo specifico per spostarsi sulla neve”. Il tutto, naturalmente, grazie al consueto video su Internet dal favoloso stile di montaggio. Fu un momento di grande pubblicità, per la Subaru produttrice dell’auto riconvertita, oltre ai due sponsor ormai considerati inseparabili dal nome del campione: le bibite Monster e le scarpe DC Shoes. Nonché soprattutto, benché il cliente medio potrebbe non averci fatto caso, degli speciali attrezzi usati per sostituire ciascuna delle gomme dell’autoveicolo, i cingoli prodotti dall’azienda di Cleveland, Mattracks. I quali rappresentano un approccio più drastico, ed in qualche maniera prestazionale, del pratico pattino AD Boivin, che nonostante la patina di alta tecnologia data dal contesto professionistico qui mostrato, costituiscono anche un metodo in grado di putnare, ancora una volta, sull’immediatezza e semplicità d’impiego. Benché il discorso sia in questo caso ben più relativo, visto come le ruote dell’auto debbano essere effettivamente smontate, per avvitare quindi all’imbullonamento la nuova interfaccia triangolare con il suolo. I cingoli devono essere inoltre della corretta misura (ne esiste un intero catalogo) e potrebbero rendersi necessarie modifiche minori all’auto, come la rimozione di parafanghi o coperture in plastica del passaruota. Appare quindi ancora più evidente come siamo di fronte, in questo caso, ad un approccio se non propriamente drastico e irreversibile, per lo meno stagionale, ovvero concepito per essere montato su di una macchina dedicata nel giorno della prima neve, e lì lasciato fino al termine dei mesi connotati dal manto candido di Mastro Inverno. Il prezzo, inoltre, non è affatto inferiore a quello dei Track N Go.
Ma il risultato, chiaramente, c’è. La soluzione tecnologica dei cingoli, come fu scoperto in via preliminare da diversi ingegneri meccanici in giro per il mondo verso l’inizio del XIX secolo, hanno l’immediato vantaggio di aumentare la superficie a contatto con il suolo, aumentando la trazione e distribuendo nel contempo il peso del veicolo su un’area più grande. Il che li rende perfetti per neve, in quanto minimizzano la tendenza della macchina a sprofondare, come venne finalmente dimostrato per la prima volta dagli inglesi durante la guerra in Crimea (1853-1856) con l’invenzione delle dreadnaught wheels, delle ruote dotate di sezioni sporgenti concatenate e simili a binari, che girando si trovavano sempre a contatto con il suolo. Il concetto, quindi, venne perfezionato dall’italiano Crispino Bonagente, ufficiale di artiglieria del Regio Esercito, che nel 1904 le propose come soluzione al progressivo aumento di peso dei cannoni di grosso calibro. Ma il primo vero cingolo non sarebbe giunto fino all’anno successivo, ed in un contesto all’inizio rigorosamente civile, grazie al trattore a paraffina prodotto dalla ditta agricola Hornsby di Grantham, Lincolnshire. Ma di lì a poco, i fuochi della guerra avrebbero ghermìto anche quell’invenzione…
Un carro armato, se ci pensi, è la più perfetta realizzazione del concetto di un mezzo di terra: inarrestabile, inamovibile, indipendente dalle infrastrutture. Il suo cannone anche quando non usato (PREFERIBILMENTE non usato) incorpora e dimostra il potere penetrante della formidabile tecnologia. Mentre il proiettile, che fa vibrare l’aria del mattino, vola verso il suo bersaglio con portata allegorica paragonabile alla freccia di Guglielmo Tell. Togli quindi l’arma, cosa resta? Qualcosa che può essere, comunque, straordinariamente utile. Per escursioni, esplorazioni, addirittura per salvare i propri simili in difficoltà. Un veicolo che giunge da ogni parte, senza neanche l’accenno di una strada! Non esiste niente di più prezioso a questo mondo. Tranne forse, l’elicottero. Ma in questo preciso momento, non penso che stiamo tutti per prenderci il brevetto da pilota….