Google porta il suo migliore alieno “virtuale” su YouTube

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Conseguire risultati tangibili in un tempo ragionevole, quindi cambiare il proprio target, l’obiettivo. È questo un metodo operativo che, per quanto possa sembrare all’opposto di un tipico iter creativo, non può che essere alla base di qualunque impresa commerciale del contemporaneo. Che poi vorrebbe dire, il gesto proficuo o la missione di qualsiasi grande compagnia, sia questa operativa nell’ambiente tecnologico, ludico oppure cinematografico. Ed era quindi naturale e inevitabile, ad esattamente un anno dal suo rilascio in esclusiva per alcuni cellulari Motorola poi allargato all’intera area degli Android, che il cortometraggio interattivo ad alto tasso di effetti speciali HELP giungesse infine presso la più celebre ed aperta piattaforma di distribuzione video, usata fianco a fianco dalle major dell’entertainment e dai proprietari di… Micetti, che fanno cose carine. Proprio così: c’è qualcosa di nuovo su YouTube, che non è un felino, e che potreste anche non avere visto. Ed è un kolossal nel suo settore, dei video di effetti speciali lunghi poco più di tre minuti, un vero genere creatosi negli ultimi anni per dare soddisfazione alla curva d’attenzione dei moderni, che sempre più spesso incorpora una gobba brusca come quella di un cammello; sarebbe a dire, irrimediabile entusiasmo, seguito da immediata noia e un cambio di canale. Ma vi sfido, io, a guardare soltanto una parte di questa vicenda a 360 gradi! Definibile in tal modo, non tanto nel modo in cui disanima la familiare questione della bestiolina aliena, un tema che comunque affronta con stile, quanto per la maniera in cui lo spettatore era chiamato, per lo meno nella sua versione originale, a riorientare l’inquadratura grazie a bruschi movimenti del suo smartphone, tanto per, nell’idea pubblicamente nota della sua istigatrice a capo del dipartimento Google ATAP (Advanced Technology and Projects) “Sfruttare finalmente il processore video e gli accelerometri fin troppo spesso trascurati” Beh, si. Da chi non gioca affatto ai videogame, aggiungerei. Ora, nella versione proposta al pubblico dell’ormai vecchio web cliccabile col mouse, questo particolare aspetto funzionale è ovviamente venuto a mancare. [Per] ora, si controlla con il mouse. E forse è anche meglio così! Una tale meraviglia visuale, ridotta alla grandezza di 7, al massimo 10 pollici di schermo, magari posizionati dinnanzi agli occhi grazie all’uso di una scatoletta di cartone? Quale indubbia crudeltà. Soprattutto con l’incombente tecnologia dei nuovi splendidi visori virtuali all’orizzonte, vedi Oculus, HTC Vive e tutto il resto della compagnia.
Definito brevemente l’interessante fenomeno, passiamo ora al corto propriamente detto. Che è l’opera per una volta, va notato, di comprovati professionisti di Hollywood, tra i quali spicca niente meno che il regista di Fast & Furious 4, 5, e 6, nonché del prossimo film in uscita appartenente all’interminabile serie di Star Trek. Il quale, accogliendo con gioia la proposta e la sfida del colosso delle ricerche online verso l’inizio del 2014, ha affrontato l’occasione creativa come una sorta di sfida, cercando un piglio emozionale che potremmo definire quasi Spielberg-iano. È dopotutto innegabile che la breve vicenda di HELP, infarcita d’azione ultra-moderna nello stile del franchise Man in Black, presenti anche degli evidenti richiami ai due classici del maestro Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) ed E.T. l’extra-terrestre (1982) sopratutto nei momenti d’apertura e nel suo epilogo, in qualche maniera, positivo. Anche la scelta del luogo dell’azione è significativa: niente meno che Los Angeles, la vasta città simbolo dell’industria cinematografica occidentale, tra le cui strade, e nei cui canali di drenaggio, si sono svolti alcuni dei più fantastici e memorabili inseguimenti nella storia della cellulosa narrativa. Ma forse mai prima d’ora, con questa specifica metodologia stilistica…

Help Making Of
Per realizzare il cortometraggio, Justin Lin ha fatto costruire un particolare apparato di quattro videocamere appese ad un lungo palo, definito SPIDERCAM. L’impiego di un numero di obiettivi ancora superiore si era rivelato poco pratico, per la complessità inerente nell’amalgamare i fotogrammi l’uno all’altro.

La storia, se così si può definire, è piuttosto semplice (come poteva essere altrimenti, con appena 3 minuti di svolgimento). Durante una serata all’apparenza simile a tutte le altre, un meteorite cade in centro città. Roccia cosmica che si rivela poi essere la capsula, o il guscio, di una buffa creaturina aliena di taglia simile ad un cane medio, non così dissimile da un Murlock dell’universo fantasy di Warcraft. La quale emerge dai rottami, apparentemente illesa, ed inizia subito a guardarsi intorno. Una donna umana che passava di lì, incuriosita, si avvicina e raccoglie un piccolo oggetto luminoso che si trova vicino al luogo dello schianto, che potrebbe essere forse…Un trasmettitore? Quindi lo porge gentilmente al suo legittimo proprietario. Il gesto, tuttavia, si rivela particolarmente infausto, perché l’arnese rilascia un qualche tipo di scarica luminosa ai danni della creaturina, che immediatamente inizia ad arrabbiarsi. Ma quel che è peggio, inizia a crescere nelle dimensioni a una velocità decisamente preoccupante. Ora, qualsiasi persona razionale, a questo punto avrebbe lasciato cadere a terra l’infelice arnese, affinché l’alieno potesse riprenderselo e proseguire felicemente per la sua strada. Tuttavia, nel presente caso, questo non avviene. Perché? Chiamatele le leggi del dramma, e volete. Così, non è chiaro se l’intenzione mostrata sia quella di divorare la malcapitata signorina in un sol boccone, piuttosto che riprendersi semplicemente il suo prezioso oggettino elettronico, il mostro sempre più grosso inizia a corrergli dietro, mentre un poliziotto che si trovava casualmente sulla scena tenta di aiutarla a mettersi in salvo. I due scappano in metropolitana, dove lui tenta senza risultati di sparare all’alieno, quindi salgono sul treno ed iniziano una folle corsa verso mete ignote. Nulla di efficace, ad ogni modo, visto come il mostro riesca facilmente ad afferrare l’ultimo vagone, e corra freneticamente tutto attorno all’area ritenuta ipoteticamente “sicura”. Continuando, nel frattempo, a diventare sempre più grande, sempre più grande. Alla fermata successiva quindi, i fuggitivi scendono precipitosamente, finendo per sbucare (guarda caso) proprio nell’iconico letto eternamente prosciugato del Los Angeles River, già sito d’innumerevoli scene famose, tra cui la gara clandestina del film Grease (1978) e l’inseguimento di Terminator 2 con Schwarzenegger (1991) ma ce ne sono stati mille altri… Tra le pareti scoscese del canale in cemento, quindi, avviene l’impensabile: l’alieno s’ingigantisce ulteriormente fino a dimensioni godzilliane (size K, dove K sta per kaiju) e svetta per qualche tragico momento sopra la città. Ed è allora che la geniale fanciulla, telefonino spaziale alla mano, comprende finalmente cosa diavolo stia succedendo, e molto intelligentemente porge finalmente quella cosa all’essere da cui l’aveva impropriamente allontanata. Allora il mostro ridiventa immediatamente piccolo, anzi addirittura carino, e gemendo un incomprensibile ringraziamento ne riprende finalmente possesso. Nel celestiale momento risolutivo, la creatura assurge in cielo in un vortice di apocalittica energia mentre, possiamo soltanto sperarlo, il poliziotto ammanetta la poco perspicace protagonista, per portarla a meditare sulla sua decisamente inappropriata xeno-cleptomania.

360 Video Counterstrike
I video a 360° sono l’ultima frontiera. Eppure, non c’è niente di nuovo in tutto questo, come potrebbe facilmente farci notare chiunque abbia giocato su computer fin dall’epoca di Quake. Eppure, un abile regista potrà sempre fare in qualche modo la differenza…

Il qui discusso progetto della divisione definita originariamente Motorola ATAP, fatto iniziare verso la fine del 2013, è stato uno dei prodotti più interessanti di questo gruppo di lavoro, condotta a realizzazione da niente meno che l’ex-direttrice della DARPA statunitense, Regina Dugan. Ferma sostenitrice del metodo “risultati entro due anni” che passando dall’ambito della difesa a quello dell’elettronica di consumo aveva pensato, fin dal primo momento, di realizzare finalmente la visione di una tecnologia che fosse in grado di coinvolgere ed emozionare, anche tutti coloro che scegliessero di fruirla solamente in modo superficiale. Ovvero, senza scegliere di sprofondare totalmente nelle regioni del media digitale interattivo. Non creando propriamente dei videogame, quindi, ma alcuni video in qualche maniera partecipativi, in cui ogni momento invitasse l’utente finale a sperimentarli in prima persona, guardandosi attorno con i movimenti rapidi del suo telefonino. Fu fin da subito chiaro, ad ogni modo, che l’obiettivo richiedeva la partecipazione di esperti del settore, quali registi e animatori di un certo calibro comprovato. Con l’avvenuta vendita della Motorola da parte di Google a Lenovo quindi, avvenuta a gennaio del 2014, l’ATAP è stata spostata da un punto di vista organizzativo all’interno dell’organizzazione Alphabet stessa (il vero nome della società proprietaria di The Big G.) ricevendo fondi e finanziamenti ancor più significativi. Ed è così che si è verificato il coinvolgimento di Justin Lin, con la creazione del fenomenale cortometraggio HELP, presentato come contenuto di lancio della nuova applicazione per cellulari Android: Google Spotlight Stories.
Il tutto, a mio parere, potrebbe tuttavia essere veicolato in modo migliore. Il fatto è che nell’ambito dell’interazione diretta, l’interfaccia è tutto e chiaramente, questo intero sforzo creativo è stato finalizzato fin da subito ad un singolo obiettivo: vendere cellulari con gli accelerometri ed il giroscopio. Ora che il video si trova su YouTube, tuttavia, è impossibile non notare quanto la sua fruizione sia migliore grazie ad uno schermo di dimensioni appropriate. Il sistema di controllo, tuttavia, resta largamente inefficace: colui che segue l’azione, chiamato a far muovere l’inquadratura per seguire i bruschi movimenti dell’alieno, deve in effetti cliccare ogni volta sullo schermo e “trascinarlo” in giro, come in un vecchio punta & clicca dei primi anni ’90. Quando in effetti, quanto sarebbe meglio poter muovere direttamente il mouse, come fosse il proprio stesso sguardo, alla maniera di una semplice partita di Counter-Strike? Una soluzione simile, probabilmente, gioverebbe all’intera selezione in continua crescita dei video a 360° caricati sul Tubo. Anzi, sappiate quanto segue: che se un nell’immediato futuro dovreste vedere implementata questa idea da parte di Google,  in effetti potrei avergliela data io. Ah, ah, ah!

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