Artista nostalgico fa muovere fotografie degli anni ’20 e ’30

The Old New World

Nel nuovo video dell’animatore russo trentaseienne Alexey Zakharov, anche noto come Seccovan, c’è un inizio molto particolare: una manciata di foto scattate durante tutta la prima metà del XX secolo vengono sollevate da una qualche forza invisibile, e attentamente depositate all’interno di quello che può soltanto essere definito un album steampunk. Ma come fa, potreste chiedervi a questo punto, un semplice libretto rilegato per dagherrotipi, ad essere effettivamente conforme a quel canone letterario che nacque all’inizio degli anni ’80, nel quale l’estetica di certi romanzi vittoriani, per non parlare della loro ambientazione cronologica e tanto spesso londinese, si mescola alla fantascienza più sfrenata in un tripudio di anacronistico divertissement? Bé… Il segreto è sopratutto nella copertina. In questo caso fittizia e creata rigorosamente al computer, ma con soluzioni grafiche che mirano a ricordare l’aspetto del metallo ribattuto, quindi ricoperto d’insensate valvole, ingranaggi, borchie dall’utilità improbabile ed addirittura un piccolo grammofono, incluso per impreziosire l’esperienza aurale di chiunque scelga di sfogliare un simile oggetto misterioso. E poi, naturalmente, un contatore meccanico con la data, come dall’esempio di un’importane precursore contestuale di questo genere, la macchina al centro romanzo La macchina del tempo di H.G. Wells (1895) in cui l’intraprendente scienziato Senza Nome, protagonista dell’intera vicenda, finiva per tornare da un futuro distopico ed alquanto derelitto. Mentre ai nostri tempi più che mai legati ad un contesto realistico e vicino, uno strumento in grado di spostarsi lungo l’asse dei mesi e degli anni, non può che trovarsi al servizio di uno scopo ben più nobile e per certi versi, affascinante: conoscere direttamente l’epoca dei nostri antenati. Con lo scopo di comprendere come siamo giunti fino a questo punto e, se possibile, non fare i loro stessi errori. Ma questo che si trova innanzi a noi, persino nella finzione del creativo che l’ha disegnato, è soltanto un piccolo marchingegno. Di quelli in cui difficilmente potrebbe entrare una cavia inviata nel senato di Roma per assistere alle Idi di Marzo, o uno scimpanzé destinato a seguire Napoleone durante il suo sfortunato attacco a Hougoumont. Tutto quello che può fare, è alterare chimicamente o in modo quantistico le microparticelle che costituiscono le immagini portate alla nostra attenzione. Per riportare a tutti gli effetti, le figure, gli scenari, le inquadrature, all’epoca dei nostri nonni, quando furono materialmente impresse su pellicola. Ed è una visione…Estremamente affascinante.
Tutto ebbe inizio, ha raccontato Zakharov al Daily Mail, circa un annetto fa, quando l’artista ebbe modo di conoscere più approfonditamente il blog fotografico Shorpy, intitolato a un minatore dell’Alabama deceduto in uno sfortunato incidente del 1928, all’interno del quale uno o più autori anonimi inseriscono innumerevoli foto dell’epoca moderna americana, molto spesso restaurate per le nuove generazioni. In quel caso, lui ne aveva scelta una da animare con la tecnica del projection mapping, che consiste nel ritagliarne virtualmente i singoli elementi per creare un vago effetto tridimensionale, riuscendo a creare un qualcosa che subito trovò meraviglioso. Così decise che prima o poi, o comunque non appena avesse trovato il tempo, da quel punto di partenza avrebbe dato origine ad un intero Progetto, completo in ogni sua parte e pronto a prendere d’assalto la fantasia del vasto web. Che è stato finalmente rilasciato al pubblico soltanto due settimane fa, col titolo altamente suggestivo e vagamente citazionistico di The Old New World (Il vecchio nuovo mondo). Per il quale, a tale tecnica informatizzata sono state sottoposte oltre una decina di fotografie delle prime due decadi del secolo scorso, scattate nei contesti più diversi tra le città di New York, Washington D.C, Boston, Detroit e niente meno che Wilmerding, Pennsylvania, cittadina famosa più che altro per un’importante compagnia produttrice di freni ferroviari, la Westinghouse Air Brake Company. Ma oltre che fornire spessore a queste immagini, l’autore ha scelto di fare il passo ulteriore nel suo fantastico viaggio nel tempo: gli ha ridato, letteralmente, la vita…

 

New York Projection Mapping
Il projection mapping, come dimostrato in questo video della SoulVFX, non è un effetto concettualmente complicato. Gli elementi della foto che si trovano a diverse distanze vengono come prima cosa scontornati e suddivisi in più “strati” (layers). Ad una movimentazione trasversale dell’immagine, quindi, viene simulato un effetto di parallasse che risulta estremamente credibile per l’occhio umano.

È una visione che pare uscita da un vecchio videogame, dell’epoca del primo Resident Evil (1996) o di Final Fantasy VII (1997) in cui ad un’immagine statica e/o pre-renderizzata (in quei due casi, gli ambienti fantastici dell’avventura interattiva) venivano usati come sfondo per figure create in tre dimensioni. Ed è proprio questo ciò che ha fatto Zakharov, nell’introdurre all’interno di ciascuna vignetta persone, cani, autoveicoli, ed altri effetti come il fumo, la foschia, la pioggia. È tutto molto logico e sensato. Tra le strade della Manhattan di inizio secolo, automobili e motocicli coesistono con le ultime carrozze trainate da cavalli. Uno scorcio della cattedrale neogotica di San Patrizio, centro della religione cattolica sulla 5th Avenue, si popola di una piccola folla apparentemente in attesa della messa mattutina. Con un radicale cambio di ambientazione, quindi (al video mancano purtroppo le didascalie) si passa ad un incrocio all’uscita dell’East Tunnel della città di Boston, dove viene fatto comparire questo affascinante emporio vecchio stile dal nome di Peoples Drugstore N°2, fumatori, personaggi con bombetta, automobili parcheggiate e signore con la gonna in crinolina impreziosiscono la scena, benché data la vicinanza dell’inquadratura, in questo caso, se ne riesca a percepire il realismo tutt’altro che assoluto. Il negozio tra l’altro si trovava a Washington, ma pazienza. Si ritorna quindi brevemente a New York, per una visione di quella che non poteva esser altro che Chinatown, dove l’insegna criptica di “Chinese Tuxedo” tenta di richiamare l’attenzione dei passanti sulla celebre Opera House del 5-7 Doyers Street, in epoca più recente trasformata in ristorante su due piani. Continuando gli spostamenti a stretto giro di boa, quindi, l’autore ci trasporta dinnanzi all’edificio storico in stile Secondo Impero del municipio di Philadelphia, la cui torre alta 167 metri fu l’edificio abitabile più alto del mondo dal 1894 al 1903, tornando ad esserlo brevemente nel 1953, a causa del crollo parziale subito dalla nostra Mole Antonelliana di Torino. Ed è dopo un tale scorcio vagamente simile ad una ripresa contemporanea con il drone, quindi, che qui vengono accesi i fuochi dell’industria, passando a mostrarci diverse scene di un’America a cavallo della grande depressione del ’29 (non è specificato quali delle foto siano da collocarsi prima e quali dopo un simile momento) tuttavia intenta ancora doverosamente a compiere le proprie grandi imprese quotidiane. Dopo una breve visione del deposito treni di Wilmerding, senza purtroppo soffermarsi sul grande edificio detto “Il Castello” che costituiva la sede della locale azienda Westinghouse, si passa a una famosa miniera di carbone di Pittsburg, Pennsylvania, punto cardine di un intero sistema di trasporto ferroviario. Seguono visioni della Morgan & Wright Detroit Rubber Works di Detroit e della Bethlehem-Fairfield Shipyards di Baltimora.
Nel glorioso finale del video, si passa ai pesi massimi dei punti di riferimento americani. Una foto dell’allora nuovo ponte di Queensboro sulla 59° Strada (che fu inaugurato nel 1909 New York) offre l’occasione per usare nuovamente i modellini tridimensionali d’automobili, cavalli e passanti. Mentre uno scorcio del Campidoglio degli Stati Uniti a Washington D.C. si trova connotato da un convincente effetto neve. Già una piccola figura virtuale, spalando l’indesiderabile materia bianca, tenta per quanto possibile di liberare la grande scalinata che porta all’ingresso principale dell’iconico edificio. Nel frattempo, a Central Park, due uomini guardano verso gli alti edifici cittadini. Tra di loro, su un treppiedi alquanto instabile, campeggia lo strumento principale dell’intera carrellata: la macchina che cattura la luce e l’imprime su pellicola. Spedendola a distanza di generazioni.

Making of Futurama
Tra le opere precedenti di Alexey Zakharov, sarebbe impossibile non citare la breve ricostruzione a tre dimensioni di uno specifico momento della sigla del cartoon Futurama (1999-2003, Matt Groening) realizzata verso la metà dell’anno scorso, in cui ogni singolo dettaglio della città del 3000 d.C. è stato ricostruito con estrema cura, fino ai cartelloni pubblicitari con i loghi della serie, affissi su improbabili palazzi spiraleggianti.

Ciò che accomuna sempre le diverse animazioni di questo artista sulla strada di un successo, senza dubbio, è la colonna sonora. Con una scelta che pare immancabilmente orientata sugli artisti di una certa epoca e momento storico, che vissero quell’attimo in bilico tra le due guerre, in cui il mondo pareva essersi fermato e i posti di lavoro si scioglievano come la neve al sole. Una visione stranamente attuale. E in definitiva da questo viaggio del tempo, che ci mostra un paese di cui nonostante tutto, saremmo indotti a desiderare un giro esplorativo, si potrebbe trarre la lezione che la vita continua, nonostante tutto, e c’è sempre quella stessa luce alla fine del tunnel, che conduce verso un’epoca di nuove speranze e splendidi traguardi giusto dietro all’orizzonte. Voglio dire, tutto sembrava perduto! E invece, guardateci ora…Ehm.
Nella sua intervista resa al Daily Mail, l’autore russo racconta con modestia di come non si fosse mai aspettato di avere una grande visibilità con questo suo video, che non mostra alcuna tecnica operativa nuova e parafrasando le sue stesse parole “Non è certo animato come un film della Pixar…” Ma resta invece indubbio che lo stile, l’atmosfera e le scelte autorali siano assolutamente degne di essere notate. E personalmente non mi stupirei affatto, se proprio questo momento si trasformasse nella lungamente attesa svolta della sua carriera di creativo. Di talenti come questo, al mondo, ce ne sono molti. Ma sprecarne anche soltanto uno, potrebbe avvicinarci al fato degli Eloi. Che i mostri cannibali divoravano tra le insidiose pagine di un altro tempo, a causa del residuo karma dell’inedia accumulata nelle precedenti vite…

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