Ci sarebbe da spezzare una lancia, tutto considerato, a favore del libero possesso della ghiandola pigidiale. Se il governo degli artropodi Uniti dovesse oggi promuovere una legge per vietarla, contrariamente al desiderio dei nostri bruchi fondatori, allora come potremmo mai difenderci dalle formiche del prato accanto? Che pessima idea! Privati della possibilità di spruzzare liquido appiccicoso ed ustionante in caso d’emergenza, ci ritroveremmo a che fare con situazioni totalmente impossibili: perché gli scarabei di terra criminali, mutati dalle radiazioni, ancora disporrebbero dell’arma di cui la natura li ha forniti. Mentre noi civili, rispettosi cittadini della grande quercia, senza ghiandole a disposizione, non potremmo che farli passare fino a dentro il nostro territorio. Piegando le due zampe anteriori e le alte antenne, di fronte ai loro occhi sfaccettati e carichi di foschi pensieri. Una ghiandola pigidiale, per quanto potenzialmente pericolosa, non è di per se malvagia. Sono gli insetti che uccidono altri insetti, non i loro più preziosi tesori! Anche la pallina di sterco dello scarabeo sacro, paragonata dagli antichi al disco del dio Sole, potrebbe facilmente schiacciare una coccinella o una cimice della corteccia. Ma non li sentiresti mai, quegli altri del partito, a chiacchierare contro quella cosa tanto amata da grandi e piccini. È sempre il carabide, coleottero di terra, a doversi assumere la colpa dei sensi di colpa della collettività. Eppure, quando c’è da divertirsi, ecco! Tutti si ricordano di lui. Frrr..
È una terribile battaglia. È la scena culminante di un film thriller sui mostri preistorici. È un twin-stick-shooter, nello stile di Geometry Wars, Helldivers o Hero Siege. È l’ultimo video di Eric Keller, rinomato artista dell’animazione digitale (sede operativa: Los Angeles) che ha ultimamente reso pubblica la sua passione trasversale meno prevedibile: quella per il mondo piccolo degli animali ricoperti di esoscheletri vibranti. Insetti ed entomologia, un argomento tra i migliori. Perché non c’è nulla di più facile, e al contempo straordinariamente soddisfacente, da realizzare tramite la versione informatizzata del primordiale modellismo, che creature tanto differenti da noi, che ben conosciamo senza averle mai davvero, guardate nei dettagli. Eh, ce ne vorrebbe di pazienza! Per riuscire a farlo, con lente d’ingrandimento o microscopio, strumenti fotografici dalle alte prestazioni, così via. Già mi sembra molto meglio, invece, sottoscrivere questo canale, in attesa del probabile terzo episodio, che arriverà probabilmente, domani? O dopodomani? Difficile aspettare. Qui c’è il marchio meritevole che aleggia, quello sempre più raro dei contenuti scientifici di qualità. Non per niente, stando alla rivista Popular Science, lo stesso rinomato entomologo Edward Osborne Wilson, visto il primo video della serie, lo ha elogiato ed ha voluto incoraggiarne la continuazione. Che puntualmente è giunta, con questa epopea di spruzzi e zampettante perdizione. Scarabeo bombardiere è il nome comune attribuito, soprattutto in lingua inglese, al gruppo delle circa 500 specie appartenenti alla famiglia dei Carabidi, sottordine Adephaga, ordine Coleoptera, degli insetti carnivori che hanno in comune, come principale tratto distintivo, un particolare sistema per spruzzare a distanza una secrezione repellente, terribilmente efficace nel respingere una vasta gamma di potenziali predatori. O prede. La ghiandola si trova, come per l’appunto dicevamo, sul retro del pygidium, la parte posteriore dell’addome, ovvero in prossimità dell’ano, ed ha un funzionamento assai più complesso di quanto si potrebbe pensare. Nella fedele ricostruzione tridimensionale che ne mostra l’autore, addirittura, pare un componente di un motore a scoppio, con tanto di candele di iniezione. Ed è difficile non entusiasmarsi, alla descrizione offerta del suo funzionamento: ci sono due lobi simmetrici, nella parte superiore, simili a cavità o veri e propri organi, tramite i quali l’insetto riesce a secernere una serie di sostanze estremamente diverse tra di loro. Ovvero acqua, principalmente, ma anche idroquinone (una sostanza tossica e maleodorante) e udite udite, perossido di idrogeno (H2O2) lo stesso componente chimico che ritroviamo, addirittura, nel carburante dei nostri razzi spaziali. Naturalmente, le quantità sono diverse. Ma il concetto resta tale e quale: i due pericolosi reagenti, per la maggior parte del tempo, restano inerti nell’addome dello scarabeo. Finché egli non decide che sia giunto il momento di farsi largo tutto attorno, attivandone il tremendo potenziale; allora, speciali muscoli aprono delle intercapedini dotata di valvole, attraverso cui la miscela precipita, per effetto della forza di gravità, nelle cavità di attivazione; dove speciali enzimi, prodotti dall’organismo della creaturina, agiscono sull’insieme, causandone la rapida trasformazione; il risultato, può essere riassunto con…
“POP, POP, watch them while they drop!” Il miscelamento delle sostanze prodotte dallo scarabeo ha una serie di effetti estremamente spettacolari, per quanto su scala inevitabilmente ridotta. Innanzi tutto, l’idroquinone si ossida per effetto dei catalizzatori, diventando q-idroquinone. Una trasformazione che libera un’alta quantità di ossigeno e calore, con istantanea vaporizzazione di circa un quinto del materiale. Questo, quindi, inevitabilmente tende ad espandersi, fuoriuscendo a getto dal pigidio dell’insetto. La mortifera secrezione, oltre ad essere estremamente sgradita al probabile gusto di eventuali rane, uccelli, toporagni o altri piccoli mammiferi, ha la caratteristica di presentarsi, per l’appunto, alla tempertura di ebollizione dell’acqua. Ovvero esattamente 100 gradi. Immaginate un po’ voi, l’effetto che potrebbero fare, anche pochi millilitri di una simile sostanza, al nemico artropode di una creatura lunga appena un paio di centimetri, o poco più. Ammettiamo quindi, certamente, che la scena con lo scarabeo sputafuoco del video di apertura fosse certamente un’esagerazione. Eppure, dopo tutto, meno lontano dalla verità di quanto si potrebbe credere, in un primo momento.
Ed è proprio questo il bello della nuova serie di Eric Keller. Il fatto che anche scherzando occasionalmente o prendendosi qualche libertà visuale, come la formica metallara con chitarra, finisca per essere una fonte estremamente fedele di notizie, per lo meno sulle due specie fino ad ora analizzate. Che includono, come controparte, niente meno che le temutissime RIFA (Red Imported Fire Ants) o Solenopsis Invicta creature invasive provenienti dal Brasile, ma che ormai si trovano in tutti gli Stati Uniti, nei Caraibi, a Taiwan e Hong Kong. A tal punto sono prolifiche, adattabili e pericolose (per l’ecosistema, le piante, gli esseri umani.) Di nuovo, il segreto per la sopravvivenza dell’inarrestabile creaturina è custodita nella parte posteriore del suo addome, e ancora una volta si tratta di un’arma chimica particolarmente temibile, benché di tipo più convenzionale. Un vero e proprio pungiglione, niente meno di così. Notevole ci appare, ancora una volta, la ricostruzione in trasparenza dell’anatomia dell’insetto, che assieme alla ghiandola dei feromoni, usata per segnare la via alle compagne del formicaio, ci mostra il metodo impiegato per il rilascio del veleno da parte delle operaie, chiamato per appunto la solenopsina. Un composto basico alkaloide, ovvero con il pH superiore a 7, contrariamente a quanto avviene nella maggior parte delle secrezioni velenifere animali, che contiene una tossina necrotizzante. Ovvero in grado, niente meno, di uccidere le cellule viventi, attraverso la liquefazione delle loro stesse membrane esterne. Una scena realizzata in modo fin troppo realistico, nel momento culmine del video, in cui l’arma della formica penetra quella che potrebbe essere pelle umana, irrorando il suo carico di nequizie ai danni di uno stuolo di quelli che potrebbero sembrare palloncini rossi sovrapposti. Ma sono invece, e qui faremmo meglio a fidarci, gli stessi proverbiali mattoncini della vita, pezzi di un LEGO che respira, si moltiplica e rigenera se stesso. Finché non giunge sulla strada la formica, infuriata… Per non parlare, poi, di quando viene il momento di fare la guerra contro un altro gruppo di zampettanti abitanti locali. Innocenti formiche sulla strada della perdizione. Caso in cui le spietate Solenopsis, ci viene spiegato, alzano il posteriore verso il cielo, iniziando a diffondere tutto intorno la nefasta sostanza della distruzione…
Un segmento a parte viene inoltre dedicato al contenuto pressoché irrisorio di proteine, componente ulteriore della secrezione velenifera delle formiche. Componenti che generalmente non hanno alcun tipo di effetto sulla vittima, a meno che quest’ultima non vi sia allergica. Caso in cui, persino per gli umani, potrebbe sopraggiungere la morte. Assolutamente mostruoso!
Ma nonostante tutto, o forse proprio per questo, è particolarmente difficile resistere alla tentazione. Di immaginare, davvero, un tipo di videogiochi come quello del video sullo scarabeo, in cui il divertimento tragga ispirazione ancora una volta dal mondo naturale (Pac-Man, nel suo astrattismo di fondo, ancora lo sapeva fare) e non più quello delle produzioni pregresse in campo speculativo (fantasy, fantascienza…) o ancora peggio, dalle più tristi vicende della cronaca contemporanea (guerra, terrorismo…) Perché il divertimento, in quanto tale, potrebbe idealmente diventare un’occasione di approfondimento della verità. E nella scena, apparentemente assurda, di un insetto variopinto che si agita nel sottobosco, sparando con la sua arma anale contro i predatori più diversi, c’è sempre un remoto fondo di verità. Mentre usare responsabilmente uno strumento di autodifesa, come ci insegnano i nostri corrispondenti d’Oltreoceano, significa comprenderlo e rispettarlo. Capire, soprattutto, quanto raramente sia davvero il caso di usarlo. Un campo in cui lo scarabeo è maestro, mentre la formica, a mio parere, avrebbe ancora qualche cosa da imparare. Ma gli imenotteri non sanno battere sulla tastiera, né possiedono un metodo per impugnare il joypad…