Interessante. Cos’hai lì sul tuo tavolo? Um, otto occhi. Sei zampe poggiate a terra, più due che si agitano in aria. Il corpo tondo e relativamente piccolo, racchiuso in un vortice di arti ed antenne. Pedipalpi minacciosamente acuminati. È un aracnide? È un insetto? Chi può facilmente capirlo…Anche perché, se dovessimo fermarci soltanto alle apparenze, direi che sembra semplicemente l’araldo terribile della distruzione. Per parafrasare un tipo di risposta che viene generalmente data alla vista di simili creature, restano solo due possibilità: bombardarlo dall’orbita del pianeta, oppure cercare di farselo amico. Fortunatamente, c’è una sorta di gerarchia militare immaginifica, nell’insieme complessivo delle creature più piccole, diciamo, di un topo. Mirmidoni come formiche, agili fanti d’assalto. Mosche, farfalle o zanzare: l’aviazione, ovviamente. Scolopendre che avanzano serpeggiando, sinuosi carri armati di chitina. E si vede chiaramente la cavalleria verde, in cavallette, o katididi d’altro tipo. Ma soltanto i migliori predatori, su questa come ogni altra scala di dimensioni, possono rappresentare il massimo di ogni armata, unità tattiche sperimentali, mirate a conquistare le postazioni maggiormente blindate sui campi di guerre infinite. Come un robot con l’unica programmazione di kill’em’all, praticamente fuoriuscito da una sequenza “reale” della serie dei film Matrix, l’amblipige si agita e avanza rabbioso. Le due sottili zampe anteriori, modificate dall’evoluzione in affusolate fruste (da cui il nome comune, guarda caso, di whip spider) protese non tanto a tastare il terreno, quanto la resistenza potenziale offerta da quello che c’è davanti; un avversario estremamente pericoloso, forse il peggiore. Una colossale mano umana.
È un video creato da Adrian Kozakiewicz di Insecthaus, un negozio di artropodi (e presumibilmente, altri animali) tedesco, sito nel Baden-
Gli amblipigi vengono spesso accomunati ad un’altra tipologia di aracnidi, strettamente imparentata: quella dei vinegaroon, o scorpioni frusta, dal caratteristico flagello (coda sinuosa) sul posteriore, che costituisce un vero e proprio organo sensoriale sensibile alle vibrazioni. Uno strumento di cui l’Euphrynichus di apertura, comunemente, ne dovrebbe avere due, posti frontalmente e con foggia più convenzionale di antenne, ma tra cui purtroppo, ad un’analisi visuale più approfondita, una risulta spezzata a metà. Ed è stata proprio questo fatto, assieme all’apparente maniera rude usata dal proprietario per provocare l’insolito animale domestico, a scatenare nei commenti al video alcune critiche piuttosto veementi da parte di alcuni “esperti” di passaggio. È ad ogni modo pur vero, come osservabile da diversi altri video reperibili online, che gli amblipigi sono estremamente delicati contrariamente alle apparenze, e spesso mancano di una o di entrambe le antenne anche in natura. Ed io sarei naturalmente propenso a dare per lo meno il beneficio del dubbio ad un individuo che, comunque, maneggia gli insetti ed aracnidi per professione.
Ma c’è anche, ciò è purtroppo inevitabile, chi esclama con enfasi: “Sei pazzo! Uccidilo, fallo fuori!” In una sorta di grido d’odio disarticolato, che del resto trova corrispondenza nell’immaginifico collettivo. Siamo di fronte, dopo tutto, ad una delle creature più fraintese della storia, sostanzialmente assente in Europa e nel Nord America, ma sulla quale hanno sempre girato voci estremamente preoccupanti. Il sito The Wild Classroom riporta, ad esempio, la storia di un biologo che recatosi nelle Seychelles nel 1872 (il nome purtroppo non ci è comunicato) avrebbe sentito il racconto degli abitanti locali, che erano convinti che il morso dell’amblipige potesse causare giramenti di testa, nausea e gonfiori, e che l’unica cura per trattarlo fosse l’ammoniaca, pena un peggioramento della persona offesa fino alla sua eventuale, inevitabile dipartita. Come dicevamo anche più sopra, in tale storia non c’è assolutamente nulla di vero. Eppure la ritroviamo data quasi per scontata anche in una moderna opera d’ingegno, il quarto film di Harry Potter (H.P. e il calice di fuoco – 2005) in cui il truce prof. Malocchio descrive una di queste creature riprodotta con gli effetti speciali come assolutamente letale, poco prima di fare pratica su di lei tramite l’impiego di alcune terribili maledizioni. E nonostante le proteste della co-protagonista Hermione, probabilmente suscitate anche dalle acute grida di sofferenza della bestiaccia. Ma non c’è niente di scientifico in tutto ciò, checché possa pensare il babbano di turno.
Il processo riproduttivo ed il ciclo vitale dell’amblipige meritano almeno un paragrafo a parte, per la loro originalità rispetto alle altre creature della stessa classe. L’accoppiamento inizia generalmente con il maschio che depone con organi specializzati al termine dei pedipalpi il proprio spermatoforo, un’involucro aculeato contenente il materiale genetico, che si conficca facilmente in molte diverse superfici, restando quindi bloccato in posizione. In alcune specie, come il variopinto Damon diadema mostrato poco più sopra, può succedere a questo punto che sopraggiunga un secondo aspirante principe azzurro, dando luogo a quella che può essere descritta soltanto come un’epica battaglia. I due cercheranno allora di aggirarsi, colpendosi a vicenda con le lunghe zampe-frusta, senza tuttavia giungere all’impiego della loro arma più letale, gli aculei o cheliceri, parte integrante dell’apparato boccale. Determinato chi fosse il più forte e scacciato via l’altro, quindi, lo spermatoforo viene sostituito se necessario, e si attende l’arrivo della femmina. La quale, raggiunta la scena, verrà guidata dal maschio vincitore fino alla posizione ritenuta ideale per protendersi ed inserirlo nel proprio addome, dove verrà racchiuso in una sacca delle uova, che resteranno attaccate all’esemplare fino alla schiusa. Come del resto dovranno fare anche i piccoli, successivamente a tale evento, in una maniera del tutto comparabile a quella impiegata dagli scorpioni.
Dopo la prima muta, quindi, diventati finalmente autosufficienti, questi ultimi si separeranno ed inizieranno a vagare per il mondo, alla ricerca di nuovi metodi per spaventare gli umani. Perché ovviamente, qualsiasi essere vivente va giudicato unicamente col nostro metro. E non ha altro ruolo, nel corso della propria insignificante esistenza, che quello di essere nostro amico, oppure nemico. Nient’altro che l’ennesima…Comprensibile…Ragione! Per rispondere alla sfida del ragno e tentare, per quanto possibile, d’impugnare l’acuminata manina. Tentando, se possibile, di non pungersi. Perché la reciproca comprensione conduce inevitabilmente all’amicizia. E a un durevole karma positivo.