Nelle botti piccole, questo è noto, c’è il vino migliore. E in quelle vecchie il più prezioso. Ma esistono bottiglie, a questo mondo, che tu non berresti mai, neppure in presenza di un’etichetta fra le più prestigiose, o con la garanzia che viene dal profondo di una celebre cantina. Semplicemente perché è il loro stesso aspetto, a renderle poco invitanti: quando persino lei, la più amata delle bevande alcoliche, è stata tenuta in condizioni di stoccaggio inadeguate, a una temperatura superiore a quella ideale, ed ha assunto quell’aspetto torbido di una coltura di batteri, che si accompagna al gusto metamorfizzato del volgare aceto…Ma ora immaginate, per mero esercizio comparativo, di essere degli enogastronomi consumati, con alle spalle una carriera vasta come il mare, e di ricevere all’improvviso la notizia che da oggi, sarà totalmente impossibile bere vino precedente all’anno 2000. Perché? Hanno scoperto, diciamo, che fa male. A quel punto, potreste davvero abbandonare la vostra passione, così di punto in bianco? (il rosso e il nero!) E dimenticare quella letterale montagna di aromi e sapori, potenzialmente sviluppati attraverso la ruota dei mesi, che derivavano dagli anni ed anni di sapiente attesa…
Ebbene, questa è sostanzialmente la situazione vissuta, quotidianamente, dagli appassionati di un particolare tipo di esperienza alimentare, che incorpora in se stessa un differente studio della storia, il gusto estremo di una prova di coraggio, addirittura, in un certo senso, il collezionismo propriamente detto, delle scatole o lattine di contorno. Persone come il qui presente Steve1989 MREinfo, che pratica occasionalmente la degustazione dei pasti pronti degli ambienti militari, le cosiddette razioni C, pensate per sostituire il cibo fresco (razione A) o quello confezionato e da cuocere (razione B) in tutti quei casi in cui ci sia una guerra da combattere, o ci si trovi in missione solitaria presso luoghi selvaggi e/o remoti – il Polo, l’Equatore, così via. Un vero e proprio hobby, che tuttavia richiede l’insolita capacità di mandare giù qualsiasi cosa, indifferentemente dall’aspetto e dalla provenienza. Questione chiaramente esemplificata dal suo recente video qui mostrato, relativo ad una rara MRE (Meal, Ready-to-Eat, in realtà un’antonomasia ripresa dal nome del prodotto americano) preparata originariamente nel 1959 per le forze aeree canadesi, e che almeno stando a quanto ci viene fatto notare, sembrerebbe aver subito condizioni di stoccaggio meno che ideali. Il sospetto viene già dal primo sguardo, dato all’affascinante lattina di un retrò verde oliva, chiusa con lo scotch per una spedizione più sicura, che appare ammaccata e scolorita, a causa degli anni trascorsi dentro a qualche derelitto magazzino. Una volta aperta, sotto un breve pamphlet con informazioni generiche di sopravvivenza, si realizza il primo shock estetico: tra due masse nerastre, di provenienza indefinibile, campeggia una doppia fila di quelle che sembrerebbero delle grosse e variopinte caramelle gelatinose, generalmente incluse nel menù per il semplice fatto che i carboidrati sono assimilabili dal nostro organismo con quantità d’acqua relativamente ridotte, e in più tali cibi si conservano anche molto, molto a lungo. Entrambi grossi vantaggi, nello specifico contesto qui descritto. Negli ambienti statunitensi esisterebbe tuttavia una diffusa diceria, secondo cui mangiare l’equivalente locale prodotto dalla compagnia Charms sarebbe un gesto latòre di sventura. Probabilmente una leggenda derivante dal sapore di detti dolciumi, che benché apprezzabili dai bambini, in condizioni di consumazione occasionale, così inseriti all’interno di un vero e proprio pasto con finalità di fare da contorno alla portata principale, tutto fanno, tranne che aiutare l’appetito. Di noi comuni mortali. Ma vogliamo parlare, dunque, di quest’ultima essenziale componente? Il cupo ammasso in corso di disfacimento (ma non maleodorante, un ottimo segno!) che Steve si trova a definire, a nostro beneficio, come l’approssimazione di un fruit cake! D’accordo, hai mordicchiato un dolcetto ormai diventato duro come il diamante, oppure due, ma di certo non oserai…
Ci sono due tipi di persone, in questo mondo digitalizzato di YouTube: chi pratica i suoi hobby con finalità di svago e semplice intrattenimento, totalmente divergente dalla propria vocazione professionale, e chi invece lì ricerca una sincera realizzazione personale, e non potrebbe mai scendere a compromessi col sublime desiderio di “andare fino in fondo”. E prima di decidere a quale gruppo appartenga questo singolare esecutore di gesti, vi consiglio di osservare il video fino all’ultimo, glorioso secondo. Con lui che allegramente, tra un’esclamazione di gioia e un moto di disgusto, dipana sul suo vassoietto di metallo i contenuti della vecchia MRE, che oltre alle Charms ed i fruit cakes citati, contiene anche sale in busta, cubetti di zucchero, preparati per “zuppa di pollo” e alcune pasticche per depurare l’acqua da bere. Mentre estrae questi ultimi, la sua voce sale di un paio di toni, mentre il battito aumenta sensibilmente al sospetto di aver trovato “quella cosa!” Una speranza che subito viene dispersa, dalla presa di coscienza della verità; e sono in molti a porgli la domanda, direttamente sotto il video o nel rilevante thread di Reddit, su quale fosse la sua aspettativa. Le risposte latitano, lasciando germogliar le ipotesi più assurde: metanfetamine per accrescere le prestazioni in battaglia? Morfina per i soldati feriti? Pillole di cianuro per i prigionieri catturati? Chi lo sa. Forse è meglio non approfondire.
Il mistero, da che gli aerei passano rombando sopra i territori del nemico, resta sempre il condimento migliore.
Ed è un vero spettacolo vedere, a quel punto, il gusto con cui ciascuno dei contenuti viene saggiato, prima con gli occhi e con il tatto, infine con la sobbalzante lingua, prima di discendere rapidamente giù nella trachea. Non c’è letteralmente un’attimo di vera esitazione, mentre Steve annuncia in modo catartico, di volta in volta: “Gente, questa roba è messa veramente male. No. No. Non la mangerò mai!” Letteralmente MEZZO SECONDO prima di trovarsi ad assimilare, con trasporto visibile, quanto estratto poco prima dalla latta d’importanza storica acquistata chissà dove. “Ah, va bene. Questo è semplice sale. Perché mai dovrei provarlo?” E poi…”Puah, disgustoso! Non posso farne a meno.” C’è uno strano senso di responsabilità tra l’altro nel suo agire, quasi come se l’apertura di un oggetto usa-e-getta risalente a due generazioni prima non fosse una sorta di sacrilegio dal punto di vista della sua conservazione, come potremmo pensare noi non iniziati. Quando in effetti, viene spiegato, è vero l’esatto contrario: l’involucro di queste razioni, per essere conservato integro a tempo indeterminato, deve necessariamente essere svuotato. Determinati cibi, per l’effetto della fermentazione a lungo termine, tendono infatti a gonfiarsi e rovinare le confezioni. Mentre è ovvio che la scelta di mangiare, almeno in parte, quelli ancora commestibili, sia una scelta strettamente personale.
Eppure, ritornando all’analogia di apertura, se voi amaste quel sapore alla follia, e non ci fosse nulla in grado di imitarlo… Per farvi provare, almeno momentaneamente, gli stessi sapori dei nostri nonni e padri combattenti! Come si potrebbe mai dire di no, a una simile straordinaria circostanza del destino…
Ed è certamente fondato su qualcosa di simile, questo insolito passatempo della razione più o meno scaduta, che coinvolge almeno a giudicare da Internet diverse centinaia di persone in tutto il mondo, che si riuniscono sui forum di settore, presso i social networks e intorno all’opera di personalità di spicco, come per l’appunto è il sito MREinfo di Steve. Procurarsi nuovi “pezzi” da assaggiare o mettere da parte, dopo tutto non è semplice, visto come esistano delle norme e procedure militari che vietano espressamente la vendita delle razioni a terzi, sulla base del concetto, difficilmente discutibile, secondo cui qualsiasi cibo simile rivenduto in giro ed online sia stato per definizione sottratto al suo uso predeterminato, potenzialmente collegato ad assistere, ad esempio, vaste fasce di popolazioni colpite da disastri naturali, o magari soldati lontani dalle proprie case e la cucina di famiglia. Non che tale problematica si applichi, naturalmente, ai prodotti per così dire vintage, visibilmente preferiti dal particolare rappresentante di categoria. La pratica, tuttavia, ha comunque un costo etico tutt’altro che indifferente.
Steve racconta con una sorta di bizzarro entusiasmo, tra i suoi molti resoconti e recensioni, di aver contratto l’Escherichia coli da una razione del 1977 e addirittura, nel 2014, il micidiale batterio del botulino, a causa di una razione ucraina prodotta in epoca contemporanea, ma per qualche ragione conservata in modo estremamente inefficace. Arrivando, in quel caso, quasi a perdere la vita. Inoltre lamenta di occasionali problemi di lieve reazione allergica alle tortine alle noci stantie, con conseguente gonfiore della lingua, ed altri problemi non meglio definiti. In definitiva, credo che qualsiasi dottore gli consiglierebbe al più presto di cambiare passatempo. E come dargli torto? Ma le abitudini umane hanno questa strana tendenza, rilevabile in ogni campo, a rafforzarsi con la pratica continuativa. Portando, a un certo punto, a far svanire dalla mente le loro implicazioni problematiche, massimizzandone la resa esistenziale, nonché materialmente proficua.
Credo che se Steve continuerà a fare attenzione, offrendoci nuove finestre sulla storia largamente misteriosa di questa insolita gastronomia, non potremo fare altro che osservarlo, con sincero e duraturo interesse. Chissà che non gli riesca di trovare, prima o poi, l’agognata “pillola del Santo Graal”!