Parte la musica, entrano gli attori. Un eterogeneo gruppo di giovani, adulti, alti e bassi, più o meno sedentari, sportivi e fisicamente agili. O pesanti. Costoro non schioccano le dita, ma mulinano attrezzi dall’aspetto acuminato. È comunque una ragionevole approssimazione delle più famose canzoni del musical West Side Story, in cui l’arte esecutiva e lieve incontra un senso di pesante minaccia, dovuto alla tematica di fondo, si, ma anche e soprattutto alla natura degli attrezzi di scena: una delle più onnipresenti armi nella storia dell’uomo, facile da nascondere, ancor di più da estrarre, rapida e letale nel suo trasformarsi in un secondo da semplice attrezzo per sbucciare mele, a un artiglio di assoluto e deleterio annientamento. Eppure, appare chiaro, qui non c’è alcun intento di far l’una o l’altra cosa: si tratta, dal nostro punto di vista, di un vero e proprio video di scoperta. Entusiasticamente realizzato da Cuyler McCoy, uno dei partecipanti alla community del sito Reddit dedicata al balisong, forse il più famoso oggetto collegato alla storia recente delle Filippine. Mettendo assieme le registrazioni fornite da molti dei suoi stimati ed abili colleghi. Straordinariamente svelti di mano…Si, nel fare quale cosa? Ecco, il filo della tagliente questione è che questa classe di coltelli, fin dall’incerta epoca della sua prima messa a punto, presenta la caratteristica di una progettazione semplice, nonché geniale: ovvero un’impugnatura suddivisa in due segmenti paralleli, che ruotando attorno a un perno centrale (il tang) può richiudersi sulla lama stessa e incorporarla in uno spazio vuoto al centro, proteggendola dagli urti, e incidentalmente pure sguardi, accidentali. Entrambi doti che per un paese occupato dagli occidentali fino alla fine della seconda guerra mondiale nel ruolo di colonia, prima della Nuova Spagna e quindi degli Stati Uniti, risultavano estremamente utili agli agricoltori, allevatori e perché no, aspiranti rivoluzionari, spesso veterani della breve guerra del 1898.
Ma passata l’epoca del suo utilizzo, come inevitabilmente avviene, il coltello restò. Subendo una vertiginosa migrazione di significato ed utilizzo primario. Fu proprio quel particolare meccanismo di chiusura ed apertura, inventato secondo una teoria locale dall’artigiano della provincia di Batangas sull’isola di Luzon, Perfecto De Leon, attorno al 1900, a renderlo interessante per l’esecuzione di tutta una ricca serie di figure acrobatiche e gesti di destrezza, concettualmente non dissimili da quelli di un moderno yo-yo; il balisong, in effetti, ha origine come attrezzo di lavoro laboriosamente preparato all’uso con due mani, con la finalità di usarlo per tagliare con il suo singolo filo. Ma mediante l’acquisizione di un particolare tipo di pratica, poteva altrettanto facilmente essere aperto in un solo fluido movimento, come un coltello a serramanico, diventando un’arma potenzialmente letale. Soprattutto quando ne venivano realizzate delle versioni a doppio taglio, come dei veri e propri pugnali. Non per niente, il coltello prese a costituire ben presto, all’interno del ricco repertorio delle arti marziali filippine, tra cui l’Eskrima, l’Arnis e il Kali, un vero e proprio caposaldo del guerriero, insegnato assieme all’impiego per l’offesa di un vasto repertorio di altri attrezzi dall’impiego originariamente pacifico, quali bastoni da passeggio, bolos (coltellacci simili a machete) penne o le chiavi di casa. Con una versatilità niente affatto dissimile dall’arte del kobudō di Okinawa, anch’essa frutto di un paese occupato da una classe dirigente percepita come straniera (in quel caso, i samurai) e altrettanto incline a reinterpretare il senso di oggetti che nessuno si sarebbe mai sognato di requisire, perché in massima parte utili alla vita quotidiana e al lavoro, nonché parte inscindibile della cultura dei locali. O almeno, questa era l’immagine che andava faticosamente preservata…
Sull’effettiva origine del cosiddetto coltello a farfalla, ad ogni modo, persistono diverse teorie. Fra cui la più accreditata, semplicemente perché sostenuta da diverse prove molto difficili da trascurare, la vedrebbero nascere in Francia, in un’epoca antecedente di almeno due secoli rispetto all’opera filippina di Perfecto De Leon. Viene infatti conservato, tra la collezione del Musée de la Coutellerie a Thiers (patria, tra le altre cose, dei rinomati coltelli con la mosca del marchio Laguiole) la particolare arma da taglio denominata Pied-Du-Roy, che aveva la caratteristica, come si può facilmente desumere dal termine in francese, di essere nascosta all’interno delle due metà di un centimetro per misurare. Una volta aperto quest’ultimo con il tipico movimento sui perni, quindi, l’utilizzatore poteva assicurare le asticelle di legno tra di loro e usarle come impugnatura, in un meccanismo sostanzialmente indistinguibile da quello del balisong. L’arma è datata, con ragionevole approssimazione, attorno al 1791. Ma esistono notizie di numerosi altri coltelli analoghi al modello filippino, riportati ad esempio dall’anonimo proprietario del sito Balisongcollector.com, con marchi incisi o certificazioni sufficienti a collocarli nell’Europa del XVII e XVIII secolo, in paesi come l’Inghilterra e la Spagna. Ed in particolare potrebbe essere stato proprio un marinaio di quest’ultima nazionalità, almeno secondo l’autorevole fonte qui citata, a trasportare il primo esempio di un coltello a farfalla nelle Filippine, portandolo a contatto con il popolo pieno di risorse ed inventiva di una simile terra lontana, particolarmente pronto a riprenderne il semplice progetto di fondo. Immaginate l’utilità di un simile arnese in un contesto di marina, in cui l’impiego di uno strumento per tagliare una cima può rivelarsi spesso utile a salvarsi la vita: ecco qui un sistema che non soltanto proteggeva l’attrezzo dall’acqua salmastra, ma impediva totalmente l’accidentale scaturire di scintille dalla sua lama, per il contatto con altre superfici di metallo, magari site nel deposito di polvere da sparo della nave.
L’etimologia del termine in lingua Tagalog balisong resta largamente poco chiara, ma va probabilmente fatta risalire ad un’espressione che significa “corno rotto”. Questo perché le impugnature dei coltelli venivano realizzate, per lo meno inizialmente, soltanto con il corno del carabao, una sottospecie del bufalo indiano. A seguito del ritorno delle truppe americane dal territorio delle Filippine avvenuto nel 1946, quindi, i coltelli dal progetto filippino furono riportati in patria come souvenir, ritrovandosi inscindibilmente associati, per lo meno in gran parte della cultura occidentale, al secondo maggiore arcipelago d’Asia. Ma il moderno utilizzatore dei balisong, come si può facilmente desumere dall’impostazione chiaramente innocua e persino sportiva dei molti video reperibili online, è quanto di più lontano immaginabile della sua storia come arma, assai probabilmente scritta tra i vicoli e i dintorni di Manila, in guerre tra bande e conflitti sanguinosi. Mentre la finalità pragmatica dichiarata, oltre al collezionismo, è sempre una e quella soltanto: dimostrare la capacità di eseguire un certo numero di esercizi resi possibili dalla particolare conformazione del coltello, tra cui rotazioni sull’asse verticale e orizzontale, oscillazioni, passaggi al volo e innumerevoli altre amenità, che combinate tra loro creano un effetto ipnotico non dissimile da quello di un qualsiasi maestro della propria arte.
È certamente interessante notare inoltre come Internet, e nella fattispecie la community di Reddit dedicata al balisong, possano trasformarsi nell’ideale punto d’incontro per gli estimatori di un campo dello scibile tanto specifico e particolare, che nelle condizioni pre-esistenti non avrebbero mai avuto modo di incontrarsi, né tantomeno confrontare le proprie reciproche capacità. Nella stessa composizione del video di apertura, che mescola senza problemi l’opera di quasi-maestri con quella di entusiastici aspiranti e persino un bambino, si nota un senso d’inclusività e accettazione verso chiunque, che oggigiorno risulta raro persino nei contesti fisici e reali. E anche quel qualcuno, di estremamente privo d’immaginazione, che dovesse chiedersi quale sia l’utilità dell’opera di questi esperti acrobati del taglio, dovrà necessariamente ammettere che tutto questo è molto bello, persino, invidiabile.
Online, non mancano le alternative per procurarsi un balisong e approfondire il suo utilizzo acrobatico, ma è consigliabile muoversi con cura. Questi coltelli, dalla lama spesso piuttosto estesa, sono attualmente vietati in molti paesi del mondo, perché rientrano nella categoria di lame apribili con una sola mano. Benché l’abilità richiesta per riuscire a farlo senza ferirsi alle dita sia in effetti, tutt’altro che accessibile a chiunque, come avviene invece per i coltelli con molla integrata o ad estrazione gravitazionale (in cui cioè, la lama cade verso il basso e si blocca). La legge italiana, secondo una vecchia sentenza della Cassazione riportata dal sito Coltelli.it, differenzierebbe nel caso specifico dell’arma filippina in base al fatto che il coltello sia dotato di un taglio oppure due, un distinguo che dovrebbe collocarlo, rispettivamente, nella categoria degli attrezzi oppure quello delle armi propriamente dette, concepite “con la finalità primaria di recare offesa”. Resta tuttavia indispensabile, per poter andare in giro col coltello, denunciare qualsiasi lama che superi i sei centimetri ed ottenere un legittimo porto d’armi, pena il sequestro immediato e possibili conseguenze legali di vario tipo.
Ma non perdetevi d’animo, c’è ancora speranza: diversi portali online, tra cui lo stesso Amazon americano, vendono dei coltelli balisong privi di affilatura, con cui risulta possibile fare pratica di acrobatismi a qualsiasi età, senza incorrere nell’illegalità. Che presentano anche il vantaggio aggiunto, tutt’altro che trascurabile, di non punire gravemente chi dovesse sbagliare un passaggio o due. Ora non è per dire, ma i cerotti costano. Per non parlare delle dita…