Persino il ciclista canadese Brandon Semenuk, già vincitore indiscusso del pericoloso Red Bull Rampage Tour tra le montagne dello Utah all’età di soli 17 anni nel 2008, nonché campione in discipline multiple del Freeride Mountain Bike World Tour dal 2011 al 2012, qualche volta deve andarsene a cambiare aria. Magari tra le montagne della California del Nord, in mezzo al verde più totale, dove l’unico rumore oltre al canto degli uccelli sembrerebbe essere quello di due dozzine di ruspe, qualche decina di trattori, un paio d’elicotteri, diciamo. Sacrifici accettabili di quella quiete naturale, per lo meno al servizio di una tale produzione. Del resto quando due giganti del settore come la Teton Gravity Research e la Anthill productions si ritrovano assieme per girare un film, si riesce facilmente a immaginare come il risultato sia già destinato a restare impresso nella storia di quel mondo di catene ruggenti e pedali vorticanti alla velocità del suono. Cosa che probabilmente accadrà al nuovo unReal (attualmente in vendita su iTunes) un video-racconto del “Modo in cui talvolta occorre correre al di là dell’orizzonte” così adeguatamente esemplificato da questa straordinaria sequenza rilasciata su YouTube, in cui l’Eroe si staglia in modo scenografico sul ciglio del dirupo, quindi inizia laboriosamente ad indossare il casco, prima di… Dopo tutto, anche il pathos vuole la sua parte.
Il mondo della cinematografia è ricco di tecniche particolari, usate dai migliori registi per connotare gli attimi più significativi delle loro storie. Accorgimenti nell’inquadratura, un’attenta composizione dei colori, alterazioni improvvise nella profondità di campo. Ma al di sopra degli altri approcci, ce n’è uno in particolare che pregiudica e in qualche maniera condiziona l’intera macchina dietro le cineprese. Di che staremmo parlando, se non la meraviglia visuale del piano sequenza? Hitchcock, Godard, Scola, De Palma, Sokurof: ciascuno di loro ed altri grandi nomi, nelle loro opere migliori, hanno dedicato uno spazio talvolta breve, ma comunque sempre rilevante a questa tecnica che consiste nel girare una scena di lunghezza variabile, senza nessun tipo di stacco o interruzione, inddubbiamente con notevole risparmio di tempo per gli adetti alla sezione tecnica del montaggio. Il risultato lascia spesso senza fiato. Tra le stelle nascenti degli ultimi tempi, in particolare, sarebbe difficile non citare il messicano Alfonso Cuarón, che nei suoi due pluripremiati Children of Men (2006) e Gravity (2013) ha scelto di fare di un simile approccio il fondamento di uno stile riconoscibile quanto davvero appassionante.
Tali elementi realizzativi pensati e messi in pratica da i migliori registi, poi, almeno di massima, tendono a diffondersi verso tutte le altre branche dell’imagine cinematica, dai video musicali alle pubblicità, passando per l’ambito apparentemente collaterale degli sport estremi. Che pur essendo l’espressione di una specifica di nicchia, comporta grandi presupposti di guadagno: provate a chiedere a quella possente multinazionale, ad esempio, che campeggia col suo logo sopra l’equipaggiamento protettivo del qui presente Semenuk! Perché tutti possono, soprattutto in questi ultimi tempi, includere nel loro kit di discesa un aggancio per telecamerine, che racconti in trasmetta in modo pressoché automatico ciò significa trovarsi in quei momenti, affrontare la terribile discesa. Come pure far disporre i propri amici ad ogni svolta del circuito, poi applicarsi col PC e riuscire a dare un senso al maelstrom delle inquadrature. Mentre per riuscire nell’impresa di rendere l’intera operazione semplice all’apparenza, quasi disarmante nella sua immediata ingenuità, ci vogliono in realtà potenti mezzi, un’equipe consumata e soprattutto, l’arma segreta…
Questo è niente meno che il sistema basculante con giroscopio GSS C520, l’ultimo e più significativo prodotto della Gyro-Stabilized Systems, lanciato nel 2013 grazie a una partnership esclusiva proprio con la Teton Gravity Research. Si tratta di un meccanismo per uso esterno concepito per il montaggio su veicoli di vario tipo, tra cui per l’appunto gli elicotteri, e che consente di stabilizzare le immagini nelle peggiori condizioni immaginabili. Essenzialmente, usando simili apparecchi come base per la propria videocamera, l’orizzonte si trasformerà nell’equivalente della linea di galleggiamento in un bicchiere, che per quanto posssa essere fatto oscillare il recipiente, resterà sempre parallelo al suolo. Il risultato, il più delle volte, lascia a bocca aperta: ecco materializzarsi sullo schermo l’equivalente funzionale di un piano sequenza su steadycam, come montato sui binari, eppure impossibilmente costruito attorno a situazioni di assoluto caos apparente, vedi inseguimenti, battaglie al limite del possibile. O come nel caso della discesa di Semenuk, contesti situazionali tutt’altro che urbani. Il C520, in particolare, ha alcuni vantaggi singificativi sui prodotti della concorrenza: innanzi tutto, a differenza del 90% dei suoi predecessori, non deriva dall’ambito dell’ingegneria ad uso militare. Il che significa, sostanzialmente, che non può essere facilmente riconvertito a dispositivo per il puntamento di un’arma veicolare, con conseguente facilitazione delle procedure di trasporto in paesi esteri. Il che, per chi è abituato a spostarsi nei cinque continenti al seguito della sua bici, comporta un notevole risparmio di tempo. Il giroscopio in questione inoltre è completamente innovativo nel fatto di non essere un tutt’uno con la telecamera, permettendo piuttosto di sostituirla a proprio piacimento secondo le preferenze del regista, giungendo ad impiegare gli ultimi modelli in risoluzione 4K, livello qualitativo assolutamente ignoto a tutti i modelli precedenti. Ciò senza considerare come, visto l’approccio modulare del sistema, il C520 sia sostanzialmente future-proof e potrà facilmente ospitare qualsivoglia ulteriore evoluzione nel campo della cattura video, perennemente soggetto all’introduzione di nuove diavolerie. Si tratta, insomma, di un prodotto rivoluzionario, certamente più versatile di un drone, che difficilmente avrebbe potuto seguire Semenuk lanciato ad una simile velocità. Ma volete sapere la cosa più straordinaria? Come intuibile dalla prospettiva quasi frontale, la sua discesa è stata nei fatti ripresa da un fuoristrada in corsa, che si muoveva su una pista parallela a quella della bicicletta. La coordinazione logistica e l’impegno necessario a realizzare un tale video, a questo punto, diventano decisamente superiori alla media.
La situazione, dunque, è molto chiara: questa tecnica della ripresa stabilizzata resterà un appannaggio esclusivo dei produttori di video con risorse maggiormente significative. Difficile immaginare un prodotto di livello consumer, come l’onnipresente GoPro, che replichi per simili produzioni la preponderante diffusione dei video autogestiti in prima persona. Tanto per cominciare, lo stesso impianto tecnologico con componenti meccaniche di alta precisione è molto più costoso, ciò senza nemmeno considerare il contesto adatto all’impiego idoneo di un simile marchingegno, che dovrebbe comportare, come per il video tratto dal film unReal, molte settimane di preparazione. Di scene come queste, dunque, ne vedremo molto poche.
Ma in fondo ciò dovrebbe rattristarci? E perché mai? Internet già letteralmente trabocca di singolari sequenze più o meno irragionevoli, registrate nei contesti e con le metodologie più diverse. Ben venga la persistenza di un ambito di produzione differente, decisamente meno accessibile, che resti a vantaggio degli atleti che hanno già raggiunto i vertici delle loro discipline. Forse questo spronerà i migliori, facendo la fortuna delle prossime generazioni.