Tutti vorrebbero una casa con il prato, almeno in teoria. È la realtà dei fatti successivi a rivelarsi spesso un’onerosa seccatura. Il problema è che come in tutte gli àmbiti che sono ambìti, c’è chi è portato, ed ama l’esperienza rilassante di curare un tale appezzamento, poi ci sono tutti gli altri. Chi non ha pollice verde, quindi, raramente ha il medio di un colore comparabile, né l’anulare oppure il quinto dito, anchilosato nella sofferenza di dover pensare all’erba. Su e giù, destra o sinistra, l’implemento viene trasportato. E c’è sempre qualcosa di spiacevole che condiziona quel processo: O fa caldo O s’inceppano le lame O le ruote perdono pressione. La vita è già di suo piuttosto faticosa: perché complicarsela tagliando il prato? Nella guerra quotidiana contro la crescita eccessiva, l’inopportuna insistenza della piante, non c’è logorìo che tenga. Se davvero l’esperienza entropica del calpestìo bastasse, nel quotidiano, a contrastare un tale spirito generativo, oggi il mondo si conformerebbe all’estetica di un tiepido deserto. Mentre il verde è tra i colori che più facilmente riempiono lo spazio di una coppia di pupille. Soprattutto se si ha l’uscio che si apre su un giardino, per così dire, grande.
Grande come quello di Victor Poulin, l’uomo che avevamo conosciuto qualche tempo fa, come un eccentrico costruttore d’armi in grado di tornare indietro nonché titolare dell’impresa e-commerce BoomerangsByVic, ben fornita di versioni estremamente variegate dell’oggetto aborigeno per massima eccellenza. Che in qualche maniera, a giudicare dalla sequenza in questione, deve aver fatto fortuna, vista l’ampiezza estremamente significativa delle zolle a sua disposizione per il patio (è una piscina, quella?) Per di più, rigorosamente lasciate vuote per fare da campo operativo della sua passione. Niente torna indietro se s’incaglia in mezzo ai rami! Ma anche vivere nel mezzo di uno spazio brullo e secco e incolto, chiaramente può fare tristezza. Senza contare le proteste dei propri vicini, che nel tipico consorzio delle ville a schiera in stile americano, difficilmente accetterebbero una casa tanto desolata. Il che significa, in parole povere, che non si scappa: se hai un giardino, hai prato. Se hai un prato, hai *almeno un tagliaerbe. O più. Il problema, semmai, sono le mani disponibili per affrettare il passo della procedura, mettendo in funzione l’intero concerto delle lame affilatissime e rotanti. C’è chi si procura l’assistenza di uno o più ragazzi di fiducia, reclutati tra gli amici di famiglia, che per pochi dollari s’industrieranno nell’operazione. Però come dice il proverbio: se vuoi le cose fatte bene…Devi legare assieme tutta l’attrezzatura, attaccarla ad un trattore motorizzato, premere l’acceleratore e sperare che l’idea funzioni.
Così il buon vecchio Vic, applicando la sapienza tecnologica acquisita in anni di successi ed ottimi video virali, ci presenta l’esperienza della sua ultima invenzione. Si tratta di una di quelle cose tanto semplici, così immediate, che verrebbe un po’ da chiedersi: possibile che nessuno ci abbia mai pensato? Sicuramente, nel secolo prima di questo digitale…Quando non tutto ciò che aveva una ragione d’ulteriore popolarità, veniva necessariamente messo sotto l’occhio della gente con il monitor e la tastiera! È un tagliaerbe triplo, questo, formato dal tipico dispositivo semovente verde oliva, con un traino di metallo a T. Che lui ha saldato, e quindi in qualche modo assicurato, ad una coppia di fiammanti attrezzi manuali, del tipo a spinta che verrebbe normalmente consigliato a chi ha un giardino dalla metratura contenuta. Ciò che risulta da una tale impresa, per usare le parole composite tanto apprezzate dagli americani, potrebbe definirsi un Frankenmower, un Lawnzilla delle quotidiane circostanze. L’apparato dalla larghezza di taglio complessiva di 94 pollici (2,4 metri ca.) le cui lame girevoli sono state attentamente allineate, eliminando del tutto l’esigenza di passare nuovamente in ciascun punto per rimuovere le strisce d’erba. Un’incredibile prova d’ingegno. Ma per chi invece, ama le cose fatte in serie…
Questo è uno Slope Mower TX1500 della Lynex, dispositivo concepito per operare in condizioni di suolo soffice o digradante, in cui un trattore convenzionale rischierebbe di cappottarsi con conseguenze estremamente prevedibili e rischiose per il pilota. Il fatto che sembri, con il suo guscio quasi corazzato, una macchina omicida della serie Terminator è puramente incidentale. Sarebbe in effetti un’errore fermarsi alle apparenze, rifiutando per princìpio l’efficienza di una tale soluzione. Del resto i risultati, orgogliosamente messi in mostra sul canale della compagnia danese, parlano da se. Il giallo maggiolone da 2,2 tonnellate, sospinto innanzi da un dito leggero sulla leva del telecomando, procede sui suoi cingoli nel mezzo di un terreno estremamente incolto, in prossimità di quello che parrebbe un qualche tipo di smorzo o magazzino edilizio. I suoi cento cavalli di potenza, forniti da un motore di marca Caterpillar dall’affidabilità superiore, gli consentono di procedere senza intoppi, mentre un completo apparato di raffreddamento e filtratura dei pollini nei assicurano il funzionamento in tutte le stagioni, anche in luoghi dal clima particolarmente caldo ed arido, come l’Australia settentrionale. L’allestimento mostrato nel video promozionale, poi, risulta stranamente attinente all’invenzione di Vic dei boomerang, con il suo impiego in serie di due attrezzi di taglio posti in senso longitudinale nella parte posteriore della macchina, più un’altro fisso e montato sul muso del dispositivo. Il fatto che i primi possano essere sollevati a distanza per passare, ad esempio, tra due arbusti, non fa che aumentare il senso di trovarsi innanzi ad un dispositivo futuribile venuto da lontano.
La Lynex si rivolge con i suoi prodotti, come è facile da immaginare, ad un ambito prevalentemente B2B (aziendale) e resta difficile immaginare un privato che possa permettersi di spendere la cifra probabilmente assai considerevole necessaria per l’acquisto e l’operatività di un simile dispositivo nel proprio giardino. Si parla, ad esempio, di un costo di oltre 25.000 dollari per un modello precedente, più piccolo e per di più usato, sul portale di vendita di macchine agricole Machinio.com, mentre la compagnia non rilascia al pubblico le cifre contenute nella sua brochure. Va pure considerato che un simile dispositivo, tutt’altro che usuale, può costituire da se un mestiere alquanto redditizio sopratutto nell’ambiente commerciale degli Stati Uniti, in cui non è insolito che le amministrazioni cittadine si rivolgano ai singoli intraprendenti ed adeguatamente attrezzati, anche per compiti ricorrenti come il mantenimento delle siepi a lato delle strade. Si tratta di un acquisto, dunque, responsabile e concreto. Nulla a che vedere con il primo aspetto, quello di un giocattolo sovradimensionato. Chi vuole sognare grazie all’impiego di un sublime tagliaerbe, dovrà necessariamente rivolgersi altrove…
È una vecchia, vecchia storia. L’immagine fuori dal contesto, che diventa presupposto di sfrenate leggende: fra tutti gli oggetti a questo mondo, quello apparentemente meno aerodinamico, più pesante (specie quando lo si spinge innanzi sotto il caldo dell’estate) maggiormente privo di connotazioni poetiche apparenti che…Vola libero nel cielo, tagliando i prati invisibili sopra le nubi. Il primo era stato quello della Flying Thingz, ditta costruttrice di una variegata serie di aeroplani telecomandati non convenzionali, che molto prima dell’odierna fad dei droni radiocomandati, aveva fatto fluttuare oggetti improbabili come la cuccia di Snoopy, automobili da corsa, addirittura un carro armato. E poi soprattutto lui, il celebre tagliaerbe, che visto da vicino appare subito come soltanto il guscio di una tale cosa, sospinto verso l’alto grazie all’uso di un potente motorino con l’elica nascosta nel “motore” in compensato. Ma che nei fatti, all’interno del video in bassa risoluzione fatto circolare ai tempi degli albori di YouTube, si presentava come una sorta di miracolo della fisica, una di quelle immagini impossibili che, magari non approfondite, restavano impresse a fuoco nella mente degli spettatori. Ad acuire un tale effetto, poi, giunsero i soliti ignoti produttori delle memes, più che mai pronti ad abbinare alla sequenza scritte vagheggianti e motivazionali come: “Se davvero ci credi, anche tu potrai riuscirci” oppure: “La domanda non è chi mi darà il permesso, ma chi mai…Potrà…Fermarmi.” Spesso con l’accompagnamento aggiunto di musica gioiosa ed allegra, tipo la canzone Cotton-Eyed Joe dei Rednex (1990) oppure eccessivamente drammatica e per questo in grado di creare un contrasto buffo, vedi l’O Fortuna dei Carmina Burana medievali. Nelle ultime versioni, l’insieme audio-visivo si è arricchito di un’immagine in trasparenza del gorilla dei cereali per la prima colazione Munch, con la sua consueta espressione assorta in meditativa contemplazione degli eventi.
Il che non è che l’ultima prova della questione a cui rispondono le tre invenzioni: tagliare l’erba non è necessariamente, né inerentemente noioso. Ben più problematico, semmai, è il senso d’impegno quasi professionale a cui ci si ritrova associati in una simile attività, persino sùbito fuori dalle proprie amichevoli e rilassanti mura domestiche. La nostra mente, dopo tutto, funziona sempre allo stesso ritmo, sia che stiamo stringendo tra le mani l’ultimo romanzo del nostro autore preferito, il manico del tagliaerbe, oppure che dovessimo trovarci stolidamente immobili, incastrati tra i cordoni che conducono verso lo sportello di un ufficio pubblico, vedi l’anagrafe o le poste. Inventare, modernizzare, scherzare: modi altrettanto validi a risolvere il problema. Ma il primo passo è sempre l’immaginazione.