Un uomo cade a terra nell’ora di punta in mezzo alla città, in quanti si fermano a guardare? Quindici curiosi, dieci perché sono impressionati, cinque tentano di offrire il loro aiuto. Fra tutti quanti un paio, grosso modo, impugnano il telefono e compongono i tre numeri del Pronto Intervento. Si fa ancora in tempo per salvarlo…Forse, se la Luna ed i pianeti avranno il giusto allineamento. La prima variabile è la causa: attacco di cuore? Emorragia cerebrale? Magari solo un calo degli zuccheri. Ciò che conta, ad ogni modo, è giungere sul luogo in tempo per capirlo e in caso offrirgli un qualche tipo di assistenza. Il che non sarebbe un problema, in un mondo ideale. Se bastasse la sirena per far smuovere i palazzi, se nessuna auto si trovasse in mezzo a quelle strade da percorrere in velocità. Qualora l’ambulanza, guadagnadosi un bel paio d’ali, avesse il modo di fluttuare lievemente fino all’obiettivo. Tuttavia non sempre un elicottero è a disposizione, né risulta possibile farlo giungere in velocità. E un furgone carico di paramedici, per quanto agile e veloce, dovrà pur sempre arrendersi a determinate scomode evidenze: che le quattro ruote presuppongono una massa, una larghezza, e che l’insieme dell’una e l’altra qualità impedisce di filtrare fino all’obiettivo, fluidamente, in mezzo al traffico delle spietate circostanze. Un serio problema, a meno che…Fra tutte le costellazioni che risplendono sul caso e la fatalità, giungesse a palesarsi quella del Centaurus, resa manifesta al mondo fisico nei gesti e nelle doti di un particolare fornitore di soccorsi: il pilota quotidiano di una delle sette Yamaha XT660Z Tenere, gestite dalla fondazione polacca non a scopo di lucro Jednym Sladem (Una Sola Strada) fondata nel 2009 da Christopher Rzepecki, con lo scopo di promuovere la reputazione dei motociclisti, nonché far cambiare in meglio la legislazione nazionale in materia di sicurezza stradale. Ma che soprattutto, a partire dall’anno scorso, ha iniziato a salvare attivamente la vita della gente, grazie alle gesta degli spericolati volontari partecipanti al progetto MotoAmbulans, che in caso di necessità disegnano un linea di fuoco da un punto Y della città fino all’X che segna il rischioso imprevisto, l’incidente, l’individuo di cui sopra, troppo prossimo a lasciare questo mondo. E niente affatto strano a dirsi, c’è davvero molto che possa fare anche un singolo operatore armato di un kit medico e un defibrillatore automatico Philips FRx AED, soprattutto se può comparire come per magia, oltre i limiti di ciò che sarebbe lecito e ragionevole aspettarsi da un “comune” paramedico. Senza affatto sminuire quest’ultimo, che magari ha un’esperienza persino superiore in materia di prime cure, ma difficilmente nasce in ambito professionale come un grande appassionato di velocità, disposto a superare il rosso del semaforo frenando in modo poco più che simbolico. Operazione al limite del responsabile, questa, che viene mostrata più volte nella ripresa dell’intervento di uno dei loro mezzi nel quartiere di Saska Kepa di Varsavia, con lo scopo preciso, nel presente caso, di portare a destinazione del non meglio definito “materiale medico”.
E visto il ritmo della corsa, non ci sono molti dubbi su ciò di cui stiamo parlando: l’abile pilota in questione si sta prodigando a margine di una qualche operazione estremamente delicata, trasportando fino a destinazione presso un ospedale, assai probabilmente, un organo o del sangue. Ed è una lunga serie di difficoltà ed ostacoli, quella che si trova ad affrontare presso questa zona ad est del fiume Vistola, dove venivano stazionate le guardie sassoni dei re di Polonia fino al diciottesimo secolo, un luogo caratterizzato da strade relativamente ampie, ma pur sempre insufficinti ad ospitare il traffico di una moderna metropoli da quasi due milioni di abitanti. Finché ad un certo punto, per giungere a destinazione in tempo utile, non gli resta che spostarsi nello spazio dedicato alle rotaie del tram, la cui presenza rischia di conoscere davvero da vicino, quando ne sfiora le fiancate una, due, tre volte con i gomiti, gli specchietti e tutto il resto.
Il concetto di un’ambulanza su due ruote non è certo nuovo, né limitato alle gesta di questo gruppo degli eccezionali agenti della fondazione Jednym Sladem. Fin dalla prima guerra mondiale, le truppe inglesi, americane e francese erano solite impiegare per il trasporto rapido dei soldati feriti un veicolo come il sidecar, che ad esempio nella versione statunitense veniva adattato con due barelle sovrapposte sul lato passeggero, talvolta coperte da un telo per fornire protezione dal fango e dalla pioggia. Simili mezzi, nella loro maneggevolezza e semplicità, potevano raggiungere luoghi inaccesibili persino a un fuoristrada, soprattutto se sollevati a braccio oltre ripide salite o dietro alla barriera fisica di una trincea. E molte vite furono salvate, fin da allora, grazie al coraggio e l’operatività di chi era disposto a mettersi a rischio, per alleviare l’altrui sofferenza quando necessario. La prima applicazione civile documentata delle due ruote per il pronto intervento si ha nel 1915 presso Redondo Beach in California, dove un motociclo veniva impiegato dai bagnini per raggiungere la riva e poi lanciarsi verso chiunque fosse prossimo all’annegamento. In ambito non miltiare, ritroviamo la tecnica delle due ruote soltanto molto successivamente, intorno agli anni ’80 in Bavaria ed a Hong Kong, ove vennero rispettivamente istituiti dei servizi dalla croce rossa e dai pompieri cittadini.
In tempi ancora più recenti, una significativa versione moderna di questo approccio si trova in Australia a partire dal 1993, dove il servizio di ambulanze del New South Wales si fece prestare dal dipartimento di polizia locale due potenti BMW K100RT, particolarmente utili a navigare tra le strette strade della vasta e popolosa città di Sydney, da sempre problematica per chiunque avesse una missione di soccorso. L’organizzazione in questione, oltre venti anni dopo, ha soprassato una serie di traguardi sufficienti a mantenere attiva la sua divisione motociclistica, che ad oggi si è dotata di più moderne Yamaha FJR1300. Inoltre il concetto di portare i soccorsi con la moto è diffuso in buona parte del continente africano, tra cui Kenya, Malawi ed Uganda, probabilmente in funzione della maggiore accessibilità dei veicoli e i minori costi di gestione degli stessi. Ma l’approccio polacco in uso presso Varsavia resta fortemente originale, soprattutto per il suo essere attuato esclusivamente da volontari e l’inserimento all’interno di un programma non governativo a tutto tondo, inclusivo di statuto e mission di divulgazione normativa. Quale miglior modo di acquisire supporters per la propria causa, che associarsi positivamente ad un ambito così estremamente delicato e difficoltoso, quello di chi salva vite ad altissima velocità?
Impossibile negarlo, permane un notevole contrasto rispetto alla situazione di chi agisce con un ruolo istituzionale, in un contesto meno pericoloso ma pur sempre utile a salvare molte vite:
La vicenda dei paramedici in bicicletta dell’aeroporto internazionale di Heathrow è quella di un successo inaspettato e spesso riconfermato, oggi preso ad esempio dai gestori di simili istituzioni in buona parte del mondo moderno. Attivi dal 2004, i membri della squadra che oggi conta 15 elementi hanno offerto il loro contributo negli anni al numero impressionante di 42.000 incidenti, tra cui 4.000 di natura grave. E sono innumerevoli, le volte in cui gli è riuscito di far la differenza tra la vita e la morte, giungendo a far attribuire all’aeroporto la curiosa (ed invidiabile) nomina di “Luogo più sicuro in cui avere un attacco di cuore a Londra.” Questa non è che l’ulteriore riprova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che ciascun veicolo trova la sua migliore applicazione sulla base del contesto, e non sempre la massima potenza, o imponenza, o velocità, sono gli strumenti a disposizione di chi abbia l’intenzione di cambiare in meglio le cose. Ci vuole soprattutto spirito di squadra e senso tattico nella scelta dell’approccio più efficiente.
Ora se soltanto, in cosiderazione della rilevanza degli eroi-centauro di Varsavia, si riuscisse ad aumentare il numero dei motociclisti della loro pattuglia MotoAmbulans, forse si potrebbe eliminare il numero di corse folli in mezzo ai treni, gli alberi e le case…