“Buongiorno, parlo con Jeff di Taofledermaus, il canale di YouTube con più di 480.000 iscritti? Si, piacere di conoscerti. Apprezziamo molto il tuo lavoro, al punto che vorremmo chiederti un favore. Potresti recensire per noi l’ultimo modello di fornelletto da campeggio a gas con accensione piezoelettrica, nome in codice dPower? Naturalmente, ti invieremmo a casa gratuitamente il prodotto, ed inoltre potrai inserire un link sponsorizzato verso Amazon nella descrizione al video…” Certo, su Internet non c’è una grande soluzione di continuità. Aziende che mettono in commercio dei prodotti non specifici, come chi produce simili ausili per la vita all’aria aperta, difficilmente si preoccupano di pubblicizzarli tramite canali ad alta specificità: monopattini compaiono negli spezzoni dedicati a una città, cappellini il marchio in bella vista sponsorizzano le performance di esperti videogiocatori. Però sarebbe lecito aspettarsi in ciascun caso, ecco, almeno un certo grado di attinenza. Ed ecco un individuo, proveniente dalla California assieme alla sua equipe non molto meglio definita, che ha costruito la sua fama non tanto sul mettere in mostra oggetti tecnologici, quanto piuttosto nella pratica di strani esperimenti coi metalli, costruzioni ed invenzioni dall’alto grado d’interesse, sia scientifico che d’intrattenimento. Dare in mano a un simile visionario un oggettino in grado di produrre il fuoco, nella sostanza, significa porre le basi per l’ennesimo capitolo di una complessa saga. Sembra quasi di sentire le rotelle che giravano, quel giorno, mentre si aggirava nella sua officina alla ricerca di un’idea. Vediamo un po’ che c’è: la mia vecchia padella in ghisa! Un’avanzo dei pallini usati l’altro giorno per andare a caccia! Una lattina, rimasta per semplice distrazione fuori il frigorifero, nell’estate riarsa della Baja…E chi se la berrebbe mai, adesso. Per fortuna che c’è un uso alternativo, anzi, un prurito intellettivo da alleviare finalmente, dopo tanti anni di cogitazione. Che succede ad una bibita frizzante gettata dentro a un mini-crogiolo da 327 gradi centigradi? Manterrà il gusto fresco dell’estate ricca di opportunità?
Si tratta di un approccio, un po’ come gli altri impiegati di frequente dallo stesso autore, più che altro pseudoscientifico, mirato alla dimostrazione sperimentale di un principio non spesso messo alla prova, con metodi analoghi a quelli della trasmissione televisiva dei Mythbusters. Ed in effetti, proprio come in un episodio di quest’ultima, lui parte da un preconcetto già acquisito, quello che “ci si aspetterebbe” in tali circostanze, almeno a suo dire: l’evaporazione del contenuto d’acqua, come nell’estrazione del sale marino, con un conseguente accumulo di un residuo zuccherino, che riscaldato a un tale punto avrebbe subito preso fuoco. L’ennesima vampata verso il successo, soltanto che…Non proprio. Perché la realtà, come spesso capita, finisce per superare la fantasia, mentre le prime gocce timidamente fatte galleggiare sulla superficie ribollente, piuttosto che sparire la sovrastano con fiera leggerezza. Ed anzi iniziano, persino, a scivolare da una parte all’altra, come dei piccoli hovercraft marroni. La ragione di un tale fenomeno, su cui Jeff non si sofferma granché nella spiegazione, è l’effetto cosiddetto Leidenfrost, dal nome del fisico tedesco che lo trattò, per primo, in un suo saggio del 1756. Ciò che succede, in sostanza, è che il liquido inizia, si, ad evaporare, ma lo fa prima nella sua parte direttamente a contatto con quella superficie particolarmente calda, e ad una velocità tale che gli strati sovrapposti, ancora sottoposti all’attrazione della forza gravitazionale, finiscono per fargli da barriera invalicabile. Si genera quindi una sorta di scontro tra queste tendenze contrapposte, verso l’alto e il basso, che prolunga notevolmente la sussistenza di un tale equilibrio, facendo correre la goccia per lunghi minuti in tale imprevista condizione. Ma il bello viene dopo: all’aggiunta rapida dell’intero contenuto residuo della lattina, con un certo grado d’imprudenza che non può essere che enfatizzato dall’assenza di qualsivoglia protezione a vantaggio del protagonista, si fosse anche trattato solo di semplici guanti. Va considerato che il metallo fuso che riceva un improvviso apporto liquido, talvolta, lo ingloba sotto la sua superficie, per poi scaldarlo fino al punto dell’ebollizione. Il vapore risultante, quindi, si accumula ed esplode all’improvviso, scaraventando globuli metalliferi e bollenti in giro per l’ambiente circostante. Inutile dirlo, un simile fenomeno è sempre proporzionato alle quantità e temperature di contesto. Nel caso di questo esperimento, l’effetto massimo sarebbe stato qualche ustione qui e là: certo, comunque, che…Ma non soffermiamoci troppo sul “poteva succedere” quando il bello già si sta verificando: la Coca Cola, soltanto in parte evaporata, raffredda rapidamente il piombo, facendogli compiere i primi passi verso il ritorno ad uno stato solido. Una volta spento il fornelletto, il processo si è compiuto: dove prima c’erano i pallini, uno strano piatto bitorzoluto, la sostanziale impronta geometrica della padella, resa ruvida dal modo troppo enfatico con cui è stato versato il liquido di tempratura. Secondo alcune teorie fra i commenti, inoltre, gli acidi contenuti nella Coca Cola avrebbero donato allo strano oggetto una lucidità maggiore del normale, mentre lui, con gran soddisfazione, lo mette nell’acqua per finire di raffreddarlo, poi lo espone ai nostri occhi appassionati: “Non sembra anche a voi la Notte Stellata di Vincent van Gogh?” Non sembra anche a voi…
Tra il ricco catalogo del canale Taofledermaus, ad ogni modo, questo non è il maggiormente imprevedibile né appassionante. Anzi, si potrebbe dire che il suo punto forte fosse unicamente la presenza di quell’ingrediente chimico che è anche un personaggio popolare, stillato da rosse lattine degli orsi candidi del Polo Nord. Quando invece esistono, rispetto al piombo, sostanze metalliche che sono già liquide a temperature prossime a quelle in cui viviamo, come il gallio, che si squaglia dentro l’acqua. Oppure quell’altro, il mercurio, che fra tutte le cose più orribilmente velenose, è quella che da sempre ha fatto maggiormente parte della nostra vita, per lo meno fino all’altro ieri. Jeff lo chiama, con un’ottima intuizione, “l’elemento obsoleto” e fa subito riferimento a tutti quei termometri, barometri, gli sfigh-sfigme-sfigmomanometri (comunemente detti misura pressione) interruttori e circuiti che lo impiegavano con profitto, finché l’elettronica moderna non ha permesso, fortunatamente, di sopravanzare il suo utilizzo quotidiano. L’avvelenamento da mercurio, in effetti, è una condizione piuttosto grave, che può verificarsi anche in seguito all’assorbimento della sostanza attraverso l’epidermide, oppure la semplice inalazione dei vapori che produce al contatto con l’aria. Mentre, alquanto imprevedibilmente, pare che mangiarlo in piccole quantità non dovrebbe avere conseguenze subito letali, purché non si abbiano ferite in bocca o nell’esofago (non che sia particolarmente consigliato, eh!) Di contro, il suo essere un liquido eppure tanto pesante, gli dona caratteristiche fisiche davvero affascinanti:
Stando alla voce fuori campo dell’autore sul canale Taofledermaus era presente, fino a poco tempo fa, un’intera playlist dedicata a questi esperimenti, che purtroppo ad oggi non mi riesce di trovare. Ad ogni modo, i suoi contenuti sono liberamente accessibili e sotto gli occhi di tutti, in una serie di curiose scenette in cui l’incredibile sostanza viene messa alla prova con ogni sorta di sfida e sperimentazione. Tra cui spicca, forse, proprio questa del galleggiamento, un classico comportamento anomalo del mercurio, che da sempre colpisce chi lo osservi per la prima volta: il fatto è piuttosto semplice. Affinché un oggetto vada a fondo, nell’acqua come in qualsiasi altro liquido, il suo peso deve superare quello della materia che solleverà raggiungendo il fondale, perché naturalmente, due cose non possono occupare lo stesso spazio. Ciò significa che, ad esempio, un pezzo di legno, poroso e grande, si mantiene a galla facilmente, mentre un bullone, piccolo e pesante, cola a picco subito con gran trasporto. Tranne che…Questo non succede, col mercurio. La sostanza è in effetti infatti talmente densa e pesante che molti altri metalli, se posti sulla sua superficie, riescono a non affondare affatto. Sono celebri ad esempio i casi della palla di cannone o del lingotto di ferro, che in tali frangenti potrebbero essere dei tappi di sughero, tanto lievemente trovano il proprio punto d’equilibrio e poi restano lì, sospesi. Strano concatenamento di fattori, questo, che Jeff rimette in atto a dimensioni ben meno eminenti, ovvero all’interno di un bicchiere, poi una bacinella. Lì immerge, a turno, una pallottola di fucile, una palla da golf, un cuscinetto a sfera. In ciascun caso, gli oggetti affondano soltanto in funzione della pressione che aggiunge con le proprie dita (questa volta, per fortuna, guantate) la quale deve essere talvolta, ci viene detto nel caso della sfera plasticosa, anche piuttosto insistente. Nel finale, in modo forse non propriamente etico, l’astuto sperimentatore ci mostra quello che succede a un ragno messo sopra il mercurio: senza neanche notare la differenza con il suolo, quest’ultimo vi cammina sopra, una zampetta dopo l’altra. Troppo ben distribuito era quel peso, comunque irrisorio, perché la creatura fosse subito bloccata dalla tensione di superficie, come avviene anche agli insetti che si affogano in un bicchier d’acqua. Chissà se il contatto con le esalazioni mefitiche donerà alla bestiolina qualche strano superpotere…
Un altro contenuto particolarmente rilevante del canale, come del resto a margine di qualsiasi programma statunitense “scientifico” che si rispetti, sono gli esperimenti condotti grazie all’uso delle irrinunciabili armi da fuoco. In particolare, a quanto pare, l’eclettico creativo in questione è un grande estimatore dei fucili a canna liscia, quelli che ai tempi moderni abbiamo preso l’abitudine di definire “a pompa”. Il fatto è che un simile dispositivo, indipendentemente dal metodo con cui si carica, presenta l’applicazione di un principio relativamente semplice, per il quale delle munizioni a grappolo vengono posizionate all’interno di una cartuccia, dietro a quella capsula esplosiva che ha il nome di borra, sostanzialmente il braccio chimico della moderna catapulta. Ciò detto, quello che nei fatti esce dalla bocca da fuoco è l’unica responsabilità dello sparatore. Così Jeff si è industriato, negli ultimi tempi, a sparare ad ogni sorta di bersaglio e tramite l’impiego di proiettili davvero fantasiosi, dalle mollette al filo di rame, dalla gomma da masticare ai pezzetti del Lego. Scoprendo, a più riprese, che qualsiasi cosa sia anche soltanto vagamente aerodinamica può costituire un ottimo metodo d’offesa, mentre l’effettiva resistenza del proiettile, in effetti, si trasforma in un fattore secondario. Benché pure quella abbia i suoi vantaggi: tra le sue ultime invenzioni figura, infatti, un particolare proiettile di titanio, costoso ma resistente, che sparato con lo shotgun può essere puntualmente recuperato, per trovare un nuovo uso senza il timore di qualsivoglia malfunzionamento. Un vantaggio forse interessante per chi, come lui, è un praticante assiduo delle discipline del tiro a segno.
Canali come questo sono una grande risorsa del mondo digitale. Nati forse un po’ per scherzo, tendono gradualmente a diventare delle vere risorse di casistiche o situazioni dai notevoli presupposti d’approfondimento. Nelle buffe, interessanti o strane trovate di Taofledermaus, c’è un po’ di tutto: l’ingegneria applicata, la fisica, la chimica, il puro e semplice MacGyverismo. Non a caso, è già capitato che emittenti televisive di fama internazionale abbiano attinto con trasporto a questo repertorio reso accessibile dal Fair Use, talvolta con il beneplacito e/o la benedizione dell’autore. Qualche altra, come è recentemente avvenuto per il video della Coca Cola di Jeff, invece…Non proprio. Ma il pubblico va dove c’è il materiale e la creatività, e sono ormai diversi anni, che l’ago della bilancia tende maggiormente verso questo nuovo media del web. L’unico autogestito, almeno in parte, senza l’intervento delle grandi compagnie.
N.B: Ciascuno di questi esperimenti è stato messo in opera da un tecnico esperto in situazioni controllate. Qualsiasi tentativo di riprodurne gli effetti sarebbe pericoloso e fortemente sconsigliato.