Gli anelli sono fuori, i bracciali, i polsini ricamati, i tatuaggi fatti con l’henné. Che noia, le unghie finte colorate, i mezzi guanti col ricamo di un pupazzo oppure l’astro del mattino…. E non parliamo di Apple Watch! La migliore decorazione per la mano umana, almeno agli occhi di chi ha doti di discernimento: un verme rosso lungo quindici centimetri, la testa gonfia, il corpo piatto ma bitorzoluto. Le migliaia di minuscole ciglia che si agitano sopra l’epidermide, spingendolo a spostarsi sopra un velo di sottile muco appicciccoso. Proprio così. Avvicinati mia cara, che ho un regalo qui, per te. È un piccolo rappresentante del phylum Nemertea, il cui appellativo proviene dalla ninfa omonima del mare, figlia di Doris e del principe del Ponto. Quale grazia che ha nel suo strisciare! Che profumo deliziosamente marcescente… E questo non è tutto: il meglio ha ancora da venire. Già la molle mano si alza di sua propria volontà, quasi a porgerti un tal frutto della pesca particolarmente fortunata. Non far caso al modo a cui si gonfiano la bocca e l’ano, scuri estremità agli antipodi dell’animale. Piuttosto aspetta con pazienza che si calmi per un attimo, quindi appoggia delicatamente un dito sulla sua magnifica eminenza. Lo senti, com’è liscio? Questo è veramente il re dei vermi. Pensa che sott’acqua, non necessita di branchie ma respira già dalla sua pelle, che assorbe pure il plankton di passaggio. Semplicemente esiste, mentre filtra l’acqua e vegeta i momenti del suo tempo. Tranne quando ha voglia di un boccone sostanzioso! Ecco, ci siamo. È venuto il suo momento. Si è arrabbiato, non riesce a contenersi…Il verme vibra con veemenza veramente virulenta. Sei pronta allo spettacolo? Ssss-PLAT.
Indurre l’inversione dell’organo proboscidale, detto rincocele, di un verme appartenente a simili genìe non è davvero complicato. Si tratta dopo tutto di una reazione automatica dei quattro gangli nervosi posti a coronamento della bocca, ciò che passa per cervello in questo lato della classificazione tipologica di ogni essere che striscia, si agita o nuota fra le onde. Forse maggiormente nota è la reazione simile dei cosiddetti cetrioli di mare (Holothuroidea) lumache dei fondali che, nell’attimo in cui si sentono minacciate espellono improvvisamente l’intestino, i polmoni e la gonade riproduttiva, affinché l’eventuale predatore se ne nutra, mentre loro fuggono lontane. Per poi rigenerare quasi subito tali importanti componenti, verso nuovi limiti e diversi presupposti d’avventura. Comoda, la vita degli organismi semplici, nevvero? Ma il Nemertea, anche detto verme a nastro, è differente. Innanzi tutto, perché è esso stesso, un predatore. Ed è infatti solito nutrirsi, in aggiunta alla sua dieta di micro-organismi, di altri anellidi o Polychaeta, magari piccoli granchietti di passaggio. Una qualunque, insomma, delle variopinte e diversificate forme di vita che percorrono il fondale di ogni regione terrestre, gradualmente digerite nel suo piccolo ma efficiente sistema di stomaco e intestini, posti proprio dietro il rincocele. Che costituisce, per così dire, il massimo segreto del suo successo: basti guardare, come riferimento, il video misterioso che sta spopolando in questi giorni sui diversi blog e board generaliste, in cui una creatura misteriosa, appoggiata sulla mano di una ancor più ignoto individuo (dove ci troviamo? Qual’è la sua nazionalità?) Dimostra spontaneamente il suo metodo di caccia preferito. E sembra un mostro proveniente da galassie inusitate, per il modo in cui d’un tratto si raddoppia d’estensione, lasciando fuoriuscire le diverse ramificazioni di questa orrenda lingua biancastra, affine al propagarsi di una figura di Lichtenberg attraverso un solido trasparente, il metodo ufficiale per intrappolare una corrente elettrica a vantaggio degli spettatori. Almeno potenzialmente, quasi altrettanto dolorosa.
Dico potenzialmente, perché in effetti esistono innumerevoli versioni di questo stranissimo animale, molte delle quali solo parzialmente conosciute agli studiosi umani. Ma uno dei tratti maggiormente diffusi tra le specie, per motivi largamente comprensibili, è la loro capacità di secernere dalla proboscide un liquido viscoso ed irritante, utile a paralizzare la preda durante quello che diventa, essenzialmente, il primo stadio del processo digestivo. Messo in opera così, sotto gli occhi di chiunque passi da quelle remote, umide parti. A quel punto, i potenti muscoli longitudinali del verme ritirano nella sua sede il rincocele, trascinando opportunamente la creatura catturata. Alcuni vermi a nastro, non soddisfatti dalle briciole del mondo, arrivano ad assicurarsi con delle ventose ad organismi ospite, come conchiglie bivalvi o pesci di passaggio, per poi sottrargli il cibo, o addirittura la prole, ogni qualvolta se ne offra la necessità. Ma forse il dato più notevole è quello facente riferimento a un singolo esemplare che sarebbe stato ritrovato sulle coste della Scozia, nel 1864. Tale essere, secondo quanto riportato nel testo del 2004, Invertebrate Zoology (Ruppert, E.E., Fox, R.S., and Barnes, R.D.) avrebbe misurato ben 55 metri dalla sua testa all’ano, facendone l’essere più lungo della Terra, benché spesso appena un paio di centimetri, anche meno. Il che, considerando il modo in cui la proboscide velenosa tende ad estendersi anche il doppio dell’animale in stato di riposo, l’avrebbe reso un’ottima approssimazione dei più orribili incubi lovecraftiani.
Va comunque considerato come la capacità di ramificarsi del rincocele del verme pubblicato in apertura sia tutt’altro che comune. Basterebbe in effetti quel singolo dato a farlo classificare in una tipologia piuttosto rara degli appartenenti a un tale phylum, citata per la prima volta dal naturalista W. J. Daikin e soltanto nel 1931, con la notazione alquanto colorita: “Sembra che la testa del verme abbia rigurgitato decine di copie di se stesso, bianchicce ed animate.” Per questo lui decise di denominare la nuova specie Gorgonorynchus, con il classico riferimento alla cultura greca e nello specifico alla figura di Medusa, la donna-mostro con serpenti al posto dei capelli (ed uno sguardo paralizzante, esattamente come la saliva del tipico verme a nastro). I Nemertea possono essere essenzialmente di due tipi: Anopla, ovvero disarmati, oppure Enopla, cioè dotati di una sorta di stiletto, o spina calcarea, al centro esatto della proboscide, come ausilio ulteriore all’iniezione della tossina a danno della preda. In questo secondo caso, generalmente, ai lati della punta sono presenti sacche con un certo numero di ricambi, da utilizzarsi nel caso in cui quest’ultima dovesse rompersi o andare persa. L’evoluzione non è nulla, tranne che previdente. E non basta certo un imprevisto per fermar l’incedere masticatorio del migliore verme degli abissi.
Dal punto di vista riproduttivo i Nemertea presentano diversi approcci: ne esistono, infatti, sia di ermafroditi che diploidi, ovvero con due sessi ben distinti. Alcuni vermi sono in grado di cambiare la funzione delle proprie gonadi temporanee, raccolte sui lati del corpo, da maschili a femminili a seconda della necessità. Le uova, rilasciate in una composizione a spirale in luoghi riparati del fondale, vengono soltanto successivamente fecondate, a vantaggio di una futura generazione di graziose creaturine. Questi vermi non hanno quasi nessun predatore naturale, con la possibile esclusione dell’uomo, che talvolta li usa come esca per pescare.
E dunque, che hai da dire? Non ti piace? Strano. Non esiste probabilmente a questo mondo una creatura maggiormente atipica del verme abissale, che rovescia l’anticamera del proprio stomaco più volte al giorno, come naturale gesto d’entusiasmo verso il mondo ed il futuro. Se venissimo un giorno eletti da un potere trascendente a poter scegliere una singole dote di ciascun animale esistente, richiederemmo forse la furbizia della volpe, il verso maestoso dell’aquila di mare e la saggezza della tartaruga. Peccato che il quadrupede rossiccio sia tra le principali vittime delle automobili di passaggio, il delicato pigolare dell’uccello simbolo dell’America risulti appena udibile da qualche metro di distanza, la tipica testuggine pensi soltanto a brucare l’erba ed accoppiarsi di continuo. Mentre, pensa se qualcuno si trovasse d’improvviso a dire: “Vorrei strisciare come il verme, via dalla tirannia degli occhi e delle mani.” La sua vita cambierebbe in modo radicale. E niente sfuggirebbe, da quel giorno, alla sua fame.