E allora disse all’eremita: d’ora in poi trasporterai quel peso. E come te i tuoi discendenti, fino al minuto e il giorno della fine di ogni Oceano sulla Terra. Quando vagherete sui fondali nebulosi della vostra colazione, fra vegetazione d’alghe bioluminescenti. Sulle sabbie riarse dell’ora di pranzo, alla ricerca di molluschi da ghermire per succhiarne il nutrimento, col fardello della casa saldamente assicurato sulla schiena. Persino all’ora di cena della vostra vita, per godervi l’ultimo pasto, ben protetti dalla stessa cosa. Un guscio, un granchio, un sogno, un premio. La spazzatura di qualcuno che strisciava un tempo ed il tesoro di voi altri, la conchiglia. Vi chiameranno in molti modi: lumachine, diavoletti di mare, yadogari no mushi, hermit crabs. Ma voi non perdete il senno, vermigli appartenenti alla famiglia dei Paguroidei! Piccoli eppur furbi, addirittura OPPORTUNISTI, con fierezza. Economisti dell’evoluzione. Crostacei, molluschi: due modi di fare lo stesso identico mestiere, lo spazzino. Però con approcci differenti. Il punto è come fare per difendersi dal male della vita, il predatore. Tanti pesci e tartarughe, uccelli, gli avversari? Solo un guscio può proteggersi, o per meglio dire, due versioni. Il primo è chitinoso, affine a quello degli insetti. Se ne vestono i comuni granchi, come un’armatura di carbonato di calcio, bene articolata dove necessario, forte e fiera, samuraica addirittura. Da cui spuntano i due occhi vispi e tutti quei peduncoli, appendici del bisogno di mangiare; è una soluzione “buona” ma comporta sacrifici. Un dispendio di sostanze nutritive non indifferente, sulla scala minima di quelle graziosissime creature. Mentre l’alternativa…Una lumaca di mare è alquanto interessante. A differenza di noi altri vertebrati, non ha pelle ne membrane per proteggere i suoi organi dal Sole che bollisce, che corrode o abbrustolisce. La sua strategia è diversa e punta tutto sul grande osso, parte di una sorta d’esoscheletro. Perché quest’ultimo è avulso, dal contesto e dalla forma, e spiraleggia nella forma altissima della spirale di conchiglia. L’animale, in parole povere, secerne un fluido che si chiama aragonite, in grado di formare la struttura cristallina della madreperla. Una volta ostruito l’unico foro d’ingresso con l’organo calcareo dell’operculum, tale scudo è impenetrabile, ma a quale costo? La lumaca è lenta, non si sposta molto, non è in grado di fuggire quando necessario. La sua soluzione è “sufficiente”. Però guarda, esiste un terzo modo: la via di chi non ha uno scrupolo di sorta, nonché la pazienza di aspettare, quando cresce troppo, per cambiare casa. Un parassita, se così può essere detto, visto che raccoglie ciò che non ha più uno scopo, lo ricicla e ne fa parte stessa del suo corpo. Lui, che nonostante il nome americano (granchio solitario) vive in gran comunità di fino a centinaia d’individui, tutti condizionati dalla stessa problematica immanente. La crescita economica del mercato immobiliare.
Con il ritirarsi di marea, su questa spiaggia visitata dalla BBC per una puntata della serie Life sulle abitazioni degli animali, si palesa sulle sabbie la più attesa meraviglia: dozzine di conchiglie bitorzolute, il prodotto di generazioni di quegli altri stolidi molluschi. Decine di paguri, cresciuti ancòra e ancòra, non vedono l’ora di disporre di uno spazio maggiorato, ove prosperare o ritirarsi quando necessario. Si scatena, così, un crescendo di zampette operose, si menano fendenti. Per primo vince e detta il passo, come sua prerogativa, il grande capo della situazione. A tutti gli altri non rimane che aspettare il turno.
Nelle traversie di questo gruppo di Pagurus longicarpus, tipici crostacei decapodi della Nuova Scozia, della Florida e del Texas, si riflette l’ansia che caratterizza pure un’ampia percentuale degli umani. La chiamano vacancy chain, quella struttura sociale, basilare per il consumismo, in cui la scarsità di una risorsa benefica per l’individuo, inscindibile ed indivisibile, causa il ricorrere di un processo automatico a catena. Pensate a un clan familiare molto unito, di fratelli e prossimi cugini, in cui il più saggio degli anziani riuscisse ad acquistare, coi propri risparmi, l’abitazione perfetta dei suoi sogni. Nella sua precedente e assai desiderabile bicocca, subito si trasferirà il suo successore. Mentre l’erede di quello, parimenti, riceverà la terza miglior casa e così via, fino all’ultimo dei membri bipedi, che vendendo a terzi la sua piccola capanna d’avanzo, riceverà un piccolo guadagno utile a sollevar la media del prodotto interno lordo. Almeno che non capiti, come nel caso dei paguri, un maleducato in grado di saltar la fila, riservandogli uno scarto già bucato. È triste notare come, nonostante la nostra preziosa civiltà, la stessa cosa (o peggio) tenda a capitare in ogni sorta di epoca e momento della storia. Sono stati fatti degli studi su questo princìpio socio-economico, dimostrando che ad esempio non potrebbe esistere un mercato automobilistico, se i concessionari non si premurassero di acquistare i precedenti autoveicoli dalla propria clientela. E nel frattempo si è ritrovato, non senza sorpresa, quell’identico processo anche in alcune specie d’animali. Tra cui soprattutto loro, i paguri longicarpi con conchiglia. Ma la storia non si ferma qui. Certamente avrete chiara nella mente quella storia di chi ha voglia di rischiare tutto, pur di emergere dal gruppo. Scommettere i risparmi di una vita sul singolo numero della roulette, anzi persino, metaforicamente parlando, la sua stessa prospettiva di sopravvivenza.
World’s Deadliest – [Le cose] più letali del mondo. La differenza di tono nella trattazione si nota subito: siamo passati, del resto, dal tranquillo narrare dell’ormai leggendario Sir naturalista inglese Attenborough all’enfatico descrivere del classico documentario del National Geographic con sede a Washington D.C, tipicamente americano nel suo desiderio di aumentare lo spettacolo e il coinvolgimento della spettatore. Pericolo! Ansia! Spavento!
Una conchiglia-cavallo (Triplofusus giganteus) Avanza inesorabile alla ricerca dell’ennesimo spuntino. Cinque chili di mostruosità rossastra, re dei molluschi, la cui bocca è in grado di risucchiare qualsiasi cosa, pure il contenuto di una conchiglietta. Addirittura lui, il paguro longicarpo di cui sopra, il cui addome è fatto appositamente per agrapparsi alla spirale frutto di tanta lungimiranza. Così avviene, dunque, sul momento culmine di quell’orrorifica scena. Ma il lumacone, chiaramente, non può digerir l’aragonite, così inizia a espellere il rifiuto ischeletrito della bestiolina. Quando, incredibilmente, si avvicinano due distanti cugini bi-chelati, entrambi accomunati da un problema: casette troppo piccole per quanto son cresciuti. Pronti a tutto, pur di aggiudicarsi quella che si è appena liberata! Addirittura combattere tra loro, finché il più coraggioso, per tagliar la testa al toro, non fa qualcosa di ancora più incredibile: salta praticamente in bocca alla lumaca. Si annida già nel guscio in via di deiezione mentre quella, ormai sazia, sputa fuori tutto quanto, granchio incluso. All’alto opportunista della situazione non resterà quindi che fare le sue valutazioni e decidere se non sia il caso di avvantaggiarsi del principio della vacancy chain, aggiudicandosi lo scarto del suo compatriota. Un guscio, un granchio, un sogno, un premio. Non si può sfuggire al fato del paguro. Neanche…Costruendo i grattacieli.