M’lady che ho incontrato in mezzo al Foro digitale di aeroplani telecomandati, discutendo di larghezza minima dei bordi bi-convessi, vorresti conoscere i meriti della cucina miniaturizzata? Vieni, un giorno non lontano, qui da me in Giappone (David è il mio nome, Gnomo di cognome). Sarò lieto di mostrarti la stupenda colAzione delle mie farfalle, conduttrici di una dieta veramente variegata. Sono anni che ci penso. Acquisto e metto assieme, dentro le credenze dai considerevoli dettagli, forchettine, pentoline, pinzettine, ciotoline, fragoline piccole-carine da tagliare a pezzettini triangolari, assieme al pane e tutto il resto delle cose glutinose che di solito si usano allo scopo di guarnire, ma i lepidotteri sanno apprezzare come il fiore, purché vengano ben presentate. Il segreto è nell’amore del fulgore ardente, la minuta candelina. Un’emanazione potentissima di gioia e sentimento, che s’irradia da ogni parte quando scopri che anche gli atomi hanno un gusto, come le molecole si sciolgono al contatto con la lingua. Purché siano state, ancora una volta e dopo smetto, te lo giuro, attentamente preparate. Oh fanciulla senza volto, che propone la romantica correlazione: “Il raggio del bordo d’attacco è uguale alla percentuale della corda del profilo alare…” sappi che al mio tavolo c’è un posto per il tuo…Dito, sulla seggiola per curculionidi, perché chiaramente, non si può dare una dimensione alla passione. Ciò che ho fatto: idealizzarti. I lineamenti che si esprimono con tanta geometrica attenzione ai ritmi del polistirolo, io li resi prima grandi nella mente, coi tuoi occhi che sostituivano le stelle di quel manto astrale. E poi focalizzati, sulla punta di uno spillo, preciso e penetrante come il chiaro desiderio d’incontrarti. Così ecco, guarda adesso. Assaggia con la mente, prima che col corpo. Ti preparo i gamberi giganti (relativamente parlando). Tutto inizia con un mobiletto in ghisa, il cui fornello e singolo ma pure singolare. L’ho comprata un giorno, preso da un istinto momentaneo, per guarnire l’ultimo diorama dell’operazione Torch, tu ricordi certamente, della polvere che s’alza giù in Turchia – carri armati, piccoli soldati… – Poi scoprendo, gradualmente, che la guerra mi ha annoiato. Non c’è tempo per pensare, prima di sparare, ne conoscere persone in mezzo alle trincee del mondo immaginario. “Molto meglio cucinare” Ho ripetuto al negoziante di Shinjuku, un po’ perplesso a dir la verità; “Non hai voglia di mangiare?” Dissi al mio compagno accidentale in metropolitana. “Qui c’è modo di bruciare.” Feci infine al generale Patton, che guardava col binocolo dal centro di comando, dalla cima di un fortino a El Alamein. Il suo sguardo severo, neanche quello, poté mai dissuadermi dalla mia idea.
Tempura: un piatto di verdure e pesce o crostacei, impastellati e successivamente fritti, tradizionalmente nell’olio di sesamo ma oggi ci è concesso di variare. Noi cuochi, sai, siamo davvero tolleranti. Chiaramente, esistono dei limiti di dimensioni. Sotto i sei centimetri, lo chiamiamo tempurino. Sopra i 4 metri, quando capita e può capitare, solamente un temporale.
Parlano i marinai, sperduti tra le onde del mare moderno fatto d’indirizzi IP e codice in Java, di una nave che si spinge innanzi silenziosamente, le cui vele si agitano al vento della sua impossibile presenza. È vero! La chiamano la Smörgåstårta o torta-panino, creazione scandinava per coraggiosi. Un piatto con la forma adatta a navigare: quattro, cinque, otto strati di spazioso pane, ricoperti di ogni sorta d’improbabile delizia. Maionese, paté, caviale in tubetto (tipico sapore della Svezia) prosciutto, salmone, fette di limone, cetriolini, olive…Nella versione messa in mostra sul canale del collega Robbaz, videogiocatore e cuoco delle grandi occasioni, il piatto tipico in questione prende la forma di un immane drakhar vichingo, scudato sui due lati e ricoperto da un completo equipaggio di gamberetti, pronti a essere divorati da Nettuno o chi per lui. Non è stupendo, quel sapore potenziale? Una tale immane quantità di cibo, confluita in un solo scafo, grande, inarrestabile, pesante. Strade contrapposte verso un simile sentiero: per far le cose memorabili ed ingenti, si deve esagerare. Oppure, parimenti, basta ridurre gli elementi d’interrelazione, per dare un mitico significato a ciò che è infinitesimale, nel suo alfabetico princìpio. M’lady, devi credermi, altrimenti… Nel mio frigorifero c’è una fragola che lo riempie tutto quanto. E sto tenendo in mano una fetta di pane che persino sezionata, segmentata nella forma circolare di un tortino, occupa il piatto intero sopra il tavolino. Chiaramente, è una questione di relativismo.
Così continua e si migliore, progressivamente, questo canale di YouTube che si chiama ufficialmente “Miniature Space” perché fluttua da un pianeta all’altro del possibile, all’interno di uno spazio attentamente definito. Ogni giorno un’invenzione, fatta con le pratiche metodologie nonché un approccio simile a quello di tanti insigni predecessori, collezionisti delle miniature collezionabili vendute ai giovani adulti del Giappone. Ce n’è sempre stato, almeno da che esiste un interesse occidentale a queste cose, un vasto catalogo a disposizione; in particolare si parla molto spesso della RE-MENT, o Kabushikigaisha-Riiment (株式会社リーメント) l’azienda con sede a Chiyoda, Tokyo che produce l’approssimazione lillipuziana d’ogni sorta di utensile gastronomico, facendo la gioia di molti/e futuri chef.
È un passatempo stranamente inclusivo in quel paese, dove si può trarre giovamento dal gusto del possesso di cose piccole e graziose, indipendentemente dal background culturale, l’ambiente circostante e il sesso d’appartenenza. Mere illusioni, quelle. Ciò che conta e crederci, mentre ci s’industria a simulare le circostanze di un ridotto ristorante, magari a vantaggio di piccole bamboline o similari. E raggiunta l’apoteosi di quel mondo, ecco poi cosa succede: ci si stanca di giocare e si comincia a cucinare per davvero. Per quanto possa essere permanente, ciò che è tanto piccolo a vedersi! (Gnam)
Un sogno finalmente realizzato: poter mangiare tutto, in grandi quantità. Non c’è un piatto che sconfini dalle diete, purché si applichi la formula einsteniana della massa e l’energia. Dunque guarda, tutto e pronto e addirittura il generale, l’ho girato verso la finestra. Manchi solamente te, M’lady. Tutti quei telecomandi, le riproduzioni in scala dei jet di linea o militari, le automobiline che driftano su piste ricavate in mezzo alle gambe del letto e di svariati comodini, nulla importa, tranne il gusto del momento in cui ti porgerò quel bacio costruito. Il pasticcino. Un pegno di dolcezza sconfinata, con la forma approssimativa di un trapezio in bilico sul bordo di un piattino, saldamente offerto tra l’indice e il pollice precisi. Alcuni, quella cosa preferiscono chiamarla: dolcetto. Ma noi sappiamo la sincera verità, konapun.
Perché il nostro amore è come un infinito PUDDI PUDDI PUDDI PUDDI PUDDI PUDDI PUDDI [….]