La battaglia delle tesserine traballanti

Domino Rally

Schiere di soldati, disposti l’uno accanto all’altro nell’attesa di scatenare il proverbiale inferno. È una strana formazione di battaglia: il primo e l’ultimo della fila sostanzialmente sono uguali. Fra di loro innumerevoli messaggeri, ciascuno privo di mobilità, eppur perfettamente in grado di raggiungere i suoi due vicini, avanti e dietro. Per trasmettere…. Vestito nell’uniforme classica del suo mestiere, l’enorme generale osserva dalla cima dell’imponderabile montagna. Fra le sue dita, almeno tre unità quadrangolari: rossa, gialla e blu. Sono gli svincoli, i grilletti della situazione. Le tre scintille che conducono allo scoppio di un conflitto di risoluzione. Vivide e vitali, per lo meno nella mente degli spettatori. Il primo di questi minuti uomini lui lo mette davanti ad una curva, dove termina la fila indiana degli arcieri. Il secondo in mezzo al mare dei lancieri, fanteria schierata per fermar la carica dei barbari invasori. Il terzo è un portafortuna; sia dunque posto nella tasca come un pegno del comando, prima del momento e di quel movimento. L’ora insomma, della verità.
Benedicamus Domino, col suo mantello ed il tricorno nero, vagamente ecclesiastico e inquietante al tempo stesso, Sssassino potenziale degli incauti conviviali. Ovvero la bauta di Venezia, maschera carnevalesca che ha lo scopo dichiarato di annientare temporaneamente ogni disuguaglianza tra le classi, convenzionalmente identificata con il termine di origine latina, la cui applicazione specifica fu pensata dai francesi. Strano, come certe prassi non conoscano confini culturali…. Cupo abbigliamento che darebbe, secondo la leggenda, il nome pure a un gioco. Il primo e l’ultimo dei passatempi, tra quelli che la potente Serenissima aveva importato nell’Europa del ‘700, assieme a tante spezie e le altre merci provenienti dalla Cina. Tutti lo conoscono eppur quasi nessuno, in questi tempi di elettronica preponderanza, ci ha davvero poi giocato. Gli ossi grossi usati nel Gwat Pai (骨牌 – termine dei cantonesi) l’antica via di mezzo tra divinazione ed intrattenimento, in cui due giocatori, a turno, disponevano le proprie truppe su di un tavolo, sperando che la pista s’interrompesse prima del finire della propria cosiddetta mano, radunata a margine dell’ardua arena di disfida…E chi, davvero, preferirebbe fare questo, che coltivare un Pokémon, innaffiare di proiettili i nemici online? Guarda: Bianco e nero come il mascherone da prelato, coi puntini che riprendono le facce di un comune dado. Ma il tuo tiro, vecchio gioco, è stato molto sfortunato. È un destino di progressiva trasformazione in passatempo solitario che il gioco in questione condivide con il mahjong,  l’altro tradizionale impiego per l’avorio, tanto gioiosamente intagliato nelle forme e nei colori di altrettante tesserine. Usate un tempo in quel Gin Rummy dell’Estremo Oriente, uno scontro in cui si scarta e poi si pesca, si pesca e così via da un gran quadrato multi-strato messo in centro. Finché, ridottasi i possibili partecipanti appassionati d’Occidente, non si è giunti al duro compromesso: niente più combattimenti. Ormai si usano quei 144 pezzi, possibilmente virtualizzati, soprattutto per una sorta di memory a carte scoperte, in cui il colpo d’occhio conta per trovare qualche coppia e poi gettarla via nel mucchio, come nulla fosse. Mentre il domino, dal canto suo… C’è pur sempre un limite a quello che puoi fare, dal punto di vista computazionale, con 28 o 32 tessere diverse tra di loro, non importa quante volte ripetute. A meno di metterle spietatamente in fila…

C’erano, tradizionalmente, due modi di disporre un domino sul tavolo della partita: lungo l’asse longitudinale, oppure di traverso. Quest’ultimo posizionamento, ammesso solo per i pezzi doppi (con lo stesso numero su entrambi i lati) portava al potenziale biforcamento della linea di disposizione. Tutt’ora non è chiaro chi fu il primo annoiato giocatore che pensò di mettere i rettangoli sull’asse perpendicolare. Forse lo fece per scommessa, oppure per semplice svago: “Vuoi vedere come catturo tutti i tuoi ossi in una mossa sola?” E dopo me li mangio e vado avanti, a farmi un tp…Ma è indubbio che una tesserina come queste, lunga esattamente il doppio di quanto è larga nonché relativamente compatta e pesante, si prestasse in modo particolare alla messa in scena di quella riconoscibile catena di conseguenze, sostanzialmente la più semplice macchina di Rube Goldberg a questo mondo.
Che può trovare molte vie di composizione, tra cui resta particolarmente affascinante, in quel grazioso video d’apertura, l’approccio di Flippy Cat, canadese di Winnipeg, colui che ha connotato le sue cascatelle di pezzi con un generoso apporto di giocattolini diversificati, l’intera collezione di una serie definita “Domino Rally”. È un crescendo di automobiline, aeroplani, decorazioni di Halloween che rotolano e strani robottini e ponti basculanti, eccetera, eccetera. Questo particolare auteur del web, già famoso per la sua serie di video in cui alla fine si vedeva un gatto, quasi fosse l’animale ad aver ultimato la composizione, presenta una particolarità innegabile nel suo campo operativo: lavora rigorosamente da solo. Il che, se pure rappresenta un merito ulteriore, limita in qualche maniera ciò che può mettere in piedi nel tempo utile di un pomeriggio oppure cinquecento…

Domino Records

Ecco qui l’apoteosi. Questo è il resoconto annuale per il 2014 dell’opera compiuta dai Sinners Domino Entertainment, il gruppo tedesco di sedici persone che ha fatto di questo gioco un vero e proprio stile di vita, coinvolgendo con ciascuno dei loro spettacoli il vasto pubblico digitale di ogni nazionalità. Professionisti stipendiati dall’effetto domino. Chi l’avrebbe mai detto? C’è del resto un approccio assai particolare, nelle loro incredibili composizioni, che sembra trascendere i presupposti limiti di contesto: ecco 496.746 tesserine, sufficienti per riempire la palestra di Wilhelm-Lückert a Büdingen, anche senza contare il pubblico sopra gli spalti venuto per l’evento, che scatenano la loro energia potenziale in uno scroscio senza fine. Decine di minuti da lasciare senza fiato. L’occasione, tenutasi ad agosto dello scorso anno, fu intitolata Festival of Colors. E come punti forti della scena, prometteva due record mondiali puntualmente realizzati: il più grande cerchio di domino fatto cadere con la discesa di una sfera centrale (54,321 unità) e la più grande reazione a catena svoltasi interamente sott’acqua (10,489 unità). Chissà se i pezzi usati nel secondo caso erano stati scelti appositamente: resta sicuramente difficile prevedere la reazione di una tessera di materiale plastico, bachelite o altre resine polimeriche, le sostanze usate oggi per produrre i pezzi, immersa in un fluido che possa indurre uno stato di galleggiamento, vanificando ogni accurata previsione.
Ma forse è meglio non farsi domande: ogni esitazione ha un costo definito e in origine, l’evento qui rappresentato prevedeva un totale di esattamente 500.000 tessere, di cui una parte cadde prima dell’inizio dello show. Chiude la carrellata un altro record stabilito qualche giorno prima dalla cricca dei Sinners (peccatori) relativo al maggior numero di domino messi in equilibrio sopra un pezzo solo: 1.055. Una vera violazione apparente delle leggi della fisica, non c’è che dire.

Domino Pyramid

La quantità dei record attribuibili a chi disponga cose come queste, naturalmente, non ha limiti di sorta. Se ci fosse stata una categoria relativa al numero di giocattoli impiegati, forse anche il canadese Flippy Cat avrebbe avuto il suo nome nell’albo dei campioni, e del resto forse prima o poi ci riuscirà. Come è avvenuto per un altro gruppo rinomato, anch’esso tedesco, ovvero i gestori del canale YouTube di millionendollarboy, i quali si autodefiniscono: gli specialisti delle forme tridimensionali. E chi ha il coraggio di smentirli? Eccoli giusto il 27 febbraio scorso, mentre innestano lo sgretolamento della piramide più grande mai costruita (in ossi per il Gwat Pai, s’intende) all’interno di quello che sembrerebbe presentarsi come un grosso magazzino. Davvero, a quanto pare, in Germania si trova sempre lo spazio per mettere in gioco il circo delle catene degli eventi! La sequenza è molto curata: non solo la piramide, con le sue piccole sorelle di contorno, presenta un pattern attraente realizzato grazie all’alternanza di mattoni bianchi e neri mentre il suo nucleo nascosto è fatto di un tripudio di colori, che riappaiono all’improvviso nel momento trionfale della distruzione.
Ciò dovrebbe, soprattutto, insegnarci l’attività di questi grandi costruttori: che anche l’apocalisse, con il giusto spirito, può sembrare divertente. E che non importa quanto siano alte le tue grandi muraglie, grande imperatore degli Stati in Guerra, troverai sempre un esercito di terracotta, con la forza necessaria per buttarle giù.

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