Torre russa con montagna annessa

Skyplex

Con rombo di tuono e fulmine d’ambra, scende dal cielo, cade nell’ombra. C’è un momento, nell’esperienza di qualsiasi attrazione iper-veloce da Luna-Park, in cui il tempo pare fermarsi. Quando, trascinati in cima dalla catena collocata tra le rotaie, si raggiunge l’apice della salita. E bloccati per un secondo, si attende il segnale invisibile, quell’impulso elettrico che dice, si: la tua vita è giunta al termine. Ti sei divertito? L’hai voluto il biglietto? Adesso, vola. Così è, tutte le volte, seppure ti pare. Il senso logico di una montagna russa, quel brivido della Kamchatka traslato nel ferro e la grigia plastica, vorrebbe sfruttare più d’ogni altro aspetto la forza di gravità. Non c’è motore, oltre al Motore, lo stesso dell’ala che flette il gabbiano. Eppure, si annida quel piccolo diavolo, dentro. La genesi occulta del puro terrore.
Sarà pronta nel 2017, a quanto ci dicono, nella press release a corredo di questo video. Ecco l’ennesima torre di Babele, a graziare l’incommensurabile International Drive, la via principale d’Orlando, Florida, United States. Importante, questa strada, non tanto perché centrale (anche se benché a malapena, lo è) ma in quanto gettano l’ombra, su di essa, le principali attrattive turistiche in-loco. Non certo, meri negozi. Piuttosto che un Corso, questo qui è l’avenue del futuro. Più che un boulevard, la via d’accesso alla fantasia. Una sorta di Las Vegas Strip del divertimento, pur senza le case da gioco. Ma piuttosto con parchi a tema, musei variopinti, maxi-alberghi e gran ristoranti. Un luogo in cui chiunque passa, con la sua comune automobile, guarderà in alto, attratto da grida indistinte, frutto di tante montagne russe, che ci vorrebbe un semaforo. Tra le quali nessuna, prima dell’atteso giorno, alta fino a quel punto: 152 metri, la metà della torre Eiffel. In che tempi viviamo, che una cosa simile può essere accettata senza un particolare senso di smarrimento…
Se questo complesso d’intrattenimento, che verrà battezzato Skyplex, fosse stato costruito secondo la prassi, ci sarebbe stato ancor più da temere. Una serie di rotaie nel mezzo del nulla, sospese a tali vertiginose altezze? Una facile preda del vento. Persino gli elicotteri, avrebbe messo a rischio! Esiste un limite, ad oggi, per ciò che può essere sottile e stretto, nonché duraturo. Così, l’approccio stesso sarà innovativo; onde usare il termine inglese, ci troviamo di fronte al primo polecoaster della storia (l’unione dei termini “palo” e rollercoaster, già di per se un portmanteauovvero un mini-grattacielo, con piattaforma panoramica, magari completo di ristorante. Il tutto avvolto in un vortice di strada ferrata vermiglia, percorso da giovani in festa. Come ci sali, sono affari tuoi. Ma se hai mangiato, al ritorno, sarà meglio prendere l’ascensore…

Non ci sono, dunque, pause di sorta. È un continuo salire, salire, per l’arzigogolato tragitto e persino in tali circostanze, mantenendo un giusto grado di accelerazione. Le piattaforme usate come veicolo, naturalmente, sono del tipo moderno, che ben poco ricorda il caratteristico treno. La rotazione sull’asse Z, piuttosto che essere imposta artificialmente, avviene come conseguenza della disposizione del percorso, che serpeggia vorticosamente e si attorciglia tutto attorno alla massiccia struttura di sostegno. Da dentro alla quale, riuniti nell’ascensore a vetri, spettatori casuali osserveranno passare le vittime designate.
Alla fine, discesi dal mostro, ci si ritrova per un lungo corridoio di sfogo, perfettamente rettilineo. Quindi, un’ansa e si scende, esattamente lì, da dove si era partiti, circa 3-4 minuti dopo. E se vuoi fare un secondo giro, ah! Ricomincia la fila. La notte è giovane e come si dice, nella botte barbuta c’è il vino buono. Come probabilmente ben sa il committente della struttura, ovvero il COO della Mango’s Tropical Cafe, compagnia attiva nel campo della ristorazione, che qui avrebbe trovato, finalmente, un valido modo di diversificare l’offerta. Forse, anche troppo?

Oculus Rollercoaster
Oculus Rift ci permetterà di portare un videogioco persino lì sopra. Non è magnifica, l’epoca in cui vivamo?

L’assoluta comunione di mente & corpo, l’annientamento dei presupposti remoti dell’anima, per vivere l’attimo, immensamente dilatato. In molti ci hanno provato, nelle maniere più diverse: lo sport ci riesce, a volte. Come certe attività fisiche particolarmente impegnative, quali la danza, il pattinaggio sul ghiaccio, conduttive ad un senso di concentrazione assoluto. Ma che richiedono, inerentemente, l’impegno di giorni di pratica, un tempo lungo per acclimatarsi. Mentre rotolare, come un macigno, giù dal dirupo di simili cose artificiali, cancella idealmente tutto e subito, lasciando un comparabile senso del nulla. Ovvero l’oscura ed assoluta meditazione, qui fatta in serie, da consumare con gusto.
Resta un problema: come tutte le cose conturbanti, la montagna russa da assuefazione. Finché a un certo punto, resi stolidi dall’abitudine, tutti quei voli, le ripide curve, non sortiscono più l’effetto desiderato. Occorrerà allora, viaggiare, muoversi, andare lontano, in cerca di nuovi brividi ed invenzioni. E c’è un limite, a tutto questo. A meno che… Risale ad Agosto, l’interessante esperimento effettuato dalla Mack Rides GmbH, produttrice di attrazioni per Luna Park, in collaborazione con l’Università delle Scienze Applicate di Kaiserslautern, che consisteva nell’unire, fruttuosamente, materia tangibile e mondo virtuale. Nonostante i possibili dubbi sulla realizzazione, non c’è dubbio che l’idea fosse significativa: mettersi un casco virtuale, l’ormai onnipresente Oculus Rift, per aggiungere una componente visiva fittizia alle sollecitazioni del vero sballonzolamento subìto. Come sparare alle astronavi con sapiente impiego di DualShock, mentre si compie quell’arduo percorso, teoricamente sincronizzato con la scena vissuta all’interno del proprio computer.
Certo, in un futuro ipotetico, andrebbero tolti di mezzo i cavi. Ve lo immaginate, se al tizio di sinistra fosse caduto il laptop, tanto saldamente assicurato alla testa del suo caro compare…

Lascia un commento