PEW! PEW! In Australia, certe foreste suonano come una sala giochi. E la colpa è soprattutto sua, di questo uccello elettronico. SWIIISH! Con il dietro tecnologico, simile a un’antenna, e altoparlanti ben nascosti, nel profondo di… Un siringe molto sviluppato, al suddividersi della trachea. Non c’è neanche la laringe. Nell’uccello (superbo) della lira. Che non è un galliforme, né un fasianide, né tanto meno un pappagallo, nonostante le sue doti di perfetto imitatore auditivo, di ogni cosa che squilla, romba, trilla o cigola distante. Bensì un passeriforme, o per meglio dire, il terzo più grande al mondo, dopo il corvo imperiale e il corvo avvoltoio dell’Africa Nord Orientale, bestione dal cipiglio minaccioso. Mentre lui invece, ispira simpatia. Preferisce correre, piuttosto che volare. È lungo quasi un metro al massimo, dal termine della maestosa coda fino alla minuta testa, dotata di due buffi occhi tondeggianti e un sottil becco grigio, oggetto di ben poca attenzione. Ma quando lo apre, con esso si apre il Cielo. Inizia la festa, perché non c’è limite ai rumori che l’uccello può produrre: si ritiene, in effetti, che il Menura (questo il nome scientifico) sia l’uccello con l’apparato fonatorio meglio sviluppato in assoluto, strumento che utilizza spesso e con impavido entusiasmo, al fine di chiamare la sua lei-senza-una-coda, presso una radura e sotto il sole della primavera. A quel punto, come da copione, si applica nel suo abile pavoneggiarsi, una vera e propria danza seducente. Coronata dal momento in cui, alla fine, alza in verticale le due lunghe penne mediane, le dispone con le tredici filamentarie in un accenno di raggiera e poi le porta innanzi, per correggere la ricezione? Per deviare il vento del mattino? Per finire sulle banconote, i francobolli? L’effetto complessivo, ad ogni modo, resta straordinario. E conduce immancabilmente alla deposizione di quell’uovo nel suo nido, uno solo, da covare per un tempo di 50 giorni. Prima di ricominciare.
E si può ammirare un simile spettacolo, dall’inizio alla fine, nell’incontro qui video-documentato con quell’uccello marroncino che dovrebbe avere, stando all’utente redditiano Ornate Giant, nome e cognome. Sarebbe infatti Nova, l’uccello lira maschio del santuario di Healeswille, nel piccolo stato meridionale di Victoria, posto ad affacciarsi sull’oceano verso la Tasmania. Non proprio uno zoo, quindi, ma comunque un luogo che gli ha consentito di conoscere gli umani. E ascoltando i suoni di quel variegato ambiente, assumerli ed incorporarli nel suo repertorio. In natura, questi uccelli soprattutto fanno questo: costruiscono sequenze. Hanno già in mente, nel momento in cui si mettono all’opera, il preciso medley da produrre, sulla base di chi hanno di fronte.
Ed è buffo, perché dal nostro punto di vista umano, sembra quasi una presa in giro: quell’uccello che ti fissa, gorgheggiando, facendoti dei versi strani. Mentre invece, quello, chiaramente, è puro amore!
Star Wars dell’uccelliere. Non ricorda, tutto questo, una battaglia con pistole laser? Si ode addirittura, verso il minuto dell’esibizione, l’attimo in cui si esauriscono le munizioni.
Wikipedia riporta l’annedoto di un uccello di nome James che a quanto pare, all’epoca dei nostri nonni, ebbe a scambiare una signora di passaggio presso il recinto per la sua futura sposa. E del modo in cui quel bizzarro equivoco inter-specie, tra volatile ed umana deliziata, avesse portato ad un’interminabile esibizione, della durata di tre quarti d’ora, ricca di spunti eccezionali: dalla fedele riproduzione dei numerosi e contrastanti versi degli uccelli dell’outback, alla risata inquietante del kookaburra, nostra vecchia conoscenza e grande ladro di salsicce. Oltre a vari tipi di strumenti tecnologici: il Manura simula efficientemente, a quanto testimoniano i naturalisti (tra cui, neanche a dirlo, l’intramontabile Sir Attenborough) la sega elettrica, i cacofonici schiamazzi di un gruppetto d’animali anche numeroso, lo scatto della macchina fotografica. Quando ancora c’era, la fotografia analogica. E in questa epoca di digitalizzazione ad ogni costo? Non ci sono dubbi: qualcuno, passando da quelle parti, stava giocando ad Angry Birds. O magari Nova avrà desiderato di ricevere, in regalo: l’ultimo modello di Gameboy.
Gli uccelli parlanti sono naturalmente infusi di un quibus particolare. Grazie alla suggestione di tante sapienti imitazioni, così simili all’eloquio umano, riescono a produrre un forte senso d’empatia. Pappagalli, merli e così via: poco importa. Certamente l’Australia, fra i diversi continenti, spicca per le varietà a disposizione. Altrettanto degno di menzione è questo Tui della Nuova Zelanda, che i primi coloni ebbero a definire uccello-parroco, per la somiglianza apparente, del suo piumaggio scuro, alla tenuta ecclesiastica di chi dice la messa, con tanto di piume bianche sul collo, una sorta di merletto decorativo, unico punto di stacco evidente. Ad un secondo sguardo, comunque, si realizza come questi uccelli siano iridescenti e presentano riflessi verdi, azzurri e viola. E non tacciono praticamente mai. Nella stagione degli amori, non è raro che i Tui cantino anche di notte, sotto la luce della Luna. Fin dall’epoca preistorica dei popoli Maori, queste creature venivano ammaestrate, e apprendevano parole o frasi umane. Mentre, lasciati alle loro spontanee scorribande, si “limitano” a gorgheggiare, schioccare, cigolare…Svolazzando in giro, con le loro ali corte e tozze, sempre pronti a difendere il prezioso territorio.
Tui, Menura. Qualcuno dovrebbe, prima o poi, mettere le specie a confronto. Portarle su di un palco, l’una dinnanzi all’altra, neanche fossero due specchi. Per vedere che può venire fuori, una battaglia di stupendi fuochi d’artificio, cannonate, splendidi concerti ricorsivi…