L’animale, perfetto. Bianco e puro, che si staglia come sagoma contro il fondale della notte: “Ssssh, c’è un gatto che ci guarda” Dove? “Alla finestra!” Un gatto? Fatto come? “Tondo quanto il mondo e…e… È bellissimo” non lo vedo, dove? “Li sopra, accanto all’albero del pino!” OOOOooooOOOooh, adesso che l’ho trovato, che lo indico col dito della mano destra, lo capisco, addirittura. Capisco perché quando si guarda l’orizzonte, qualche volta, è cosa buona e giusta stare fermi, concentrati. Avrete sicuramente incontrato, in qualche occasione, durante un preziosa e rara scampagnata, la creatura selvatica nella foresta. Tra i cespugli, all’improvviso: un coniglio, la beccaccia o il muso graziosamente bitorzoluto della tartaruga alligatore, perfettamente immobile e pensosa, colpita dall’imprescindibile presenza; di un umano, la belva più bizzarra e assai pericolosa, lì comparsa d’improvviso, in carne, femori incrociati e bel cotone colorato. Non avevi mai fissato quell’appuntamento, sull’agenda, eppure era delfino. Del destino. C’è un attimo speciale, nell’incontro tra le specie estremamente differenti, in cui si ferma tutto quanto: i grilli non friniscono mai, se ti fai sentire, mentre gli scarafaggi si trasformano in cadaveri apparenti. Piuttosto convincenti. Tutto è sempre in proporzione, d’altro canto. Dunque. incontrare un Vero Cervo incoronato, con le corna e tutto il resto, può fermare addirittura il tempo ed il respiro. Resta questa, assai probabilmente, l’origine di certe mistiche presenze, come l’unicorno, di cui si parla solo sottovoce e accanto al fumo di una pipa. L’aver visto, di sfuggita, un lampo bianco. Aver perso, per un attimo, la visione d’insieme, aver scordato il proprio nome o l’obiettivo dell’uscita dal contesto quotidiano, quel rassicurante ambiente urbano dove tutto è chiaro, eppure quasi niente, mai e poi mai, davvero bianco e puro. Argento e platino dorato.
Tranne il gatto. Alla finestra. Che ti guarda. Perfetto! In questo video pubblicato con titolo in inglese dal canale ViralHog ma che proviene chiaramente dalla Russia (fanno fede i due padroni fuori dall’inquadratura, che si scambiano opinioni nell’idioma rilevante) si può osservare l’occorrenza di uno strano, eppure classico scenario. Un felino che osserva, ma non vede. Oppure forse vede, benché non si capisca, cosa. Uno spirito del grande Nulla. È davvero appassionante, innanzi tutto, per la bellezza del protagonista: un ottimo esemplare della razza Burly British a pelo corto, in perfetto equilibrio tra il maestoso eclettismo di un Persiano e il cordiale dinamismo di un gatto più comune, come il classico tabby arancione, da noi detto soriano. Non che qui si osservi in modo particolare, tale predisposizione al balzo della caccia ai topi. Ma s’intuisce: è grigio chiaro, con gli occhi spiritati. Ha una coda a strisce da procione. Ed ha trovato la ragione di pensare…
L’animale assorto è uno spettacolo che ci colpisce. Forse perché riporta in primo piano, quel concetto spesso tralasciato, che noi siamo in parte simili a loro. Artigli, folto pelo grigio, becco e penne, escluse/i. Ma se anche un gatto può restare fisso e attento, anche per ore, verso l’obiettivo di un qualcosa d’invisibile, questo non significa che stia comunicando con l’altro mondo. Bando alle superstizioni! Né che il diavolo l’abbia contaminato. Direi, piuttosto, che stava impiegando l’Immaginazione per pensare al Pollo. Ci sono più cose in cielo e in terra…
Ed ecco, dunque, arriva lui. Anzi lei, la gallina, candida nuvola dall’arci-nobile presenza. È anch’essa presa da un bisogno di star ferma. Non c’è niente da meravigliarsi: son di razza, queste piume. Per essere precisi, si tratta di un modello prestigioso, risalente addirittura all’epoca del mondo classico, quando i Romani, con spaventose aquile sugli stendardi, marciarono sopra le terre degli antichi barbari britanni. Trovando, come c’erano le oche al Campidoglio (molto prima dei piumini) fra le nebbie ed i menhir, a far da guardie silenziose, i polli del Sussex, splendidi e ruspanti.
Oggi, ce ne sono due misure, normale e bantam, di un quarto delle dimensioni e ben otto colorazioni differenti, ciascuna graziata da un diverso contrasto delle hackle feathers, il manto piumato sul retro del collo. Sono le seguenti: tricolore (mogano-marrone-nero), bianca, chiara, rossa, fulva, puntinata, betulla e argento. Tutte molto belle, a modo loro. Questa razza di galline è particolarmente docile e si adatta a vari ambienti. È inoltre forte e resistente, non priva di una grazia nelle sue movenze. Si capisce chiaramente, quindi, perché questo particolare uccello viva in casa. Il suo potenziale di essere apprezzato, anche lontano dalla tavola, è pari a quello di qualsiasi altro animale domestico; non a caso la famiglia dei suoi proprietari, nome in codice internettiano snowfort, ne tiene ben cinque, nella loro casa alla periferia di Brisbane, in Australia. Per le uova ed il piacere di conoscerle, poterle accarezzare. Un sentimento assai comune, di spontanea e reciproca gratitudine verso le creature del mondo.
Così ci racconta qualcuno, tra i proprietari dell’inestimabile pennuta, di come ad un certo punto, all’improvviso nell’oscurità notturna, ebbe ad udire un suono senza precedenti. Come un grido pigolante, il tuono senza lampi di qualcuno, oppur qualcosa, spaventato. Temendo la venuta di un serpente o d’altre bestie predatrici, egli accorse dunque nel recinto, per controllare cosa stesse succedendo. Ma non c’era nulla di strano, tranne un pollo raffreddato. Avete mai sentito una gallina che starnutisce? Ora l’avete sentita (per fortuna, almeno a quanto riporta la descrizione del video, non aveva nulla di grave).
Quali conclusioni sia opportuno trarre da una simile piccola disavventura, non saprei. Se non che gli animali sono, come noi siamo. E la bellezza estetica di una creatura resta pur sempre tale, anche tra la sabbia di lettiere ed il becchime. Bianca e pura. Perfetta.