“Eppur si muove, Galileo” La mucca, intorno al Sole. Viceversa che… Una miriade, l’infinito letterale, ovvero la quantità di atomi viaggianti attorno al mozzo di una ruota; ciascuno bianco, oppure nero. E a macchie, di pelo nel pensiero di una bestia che ricorda il tempo delle pere. In mezzo al prato? Sopra i pascoli montani? Anche, talvolta. Però questa, adesso, è diventata la sua vita: fare da dente a un ingranaggio enorme, fuori dall’(in)umana comprensione. Uguale alla molecola, uguale alla conchiglia, persino al vortice dell’Universo. Concepito per macchiare la tazzina di caffé di tutti quanti, e anche il ceruleo cielo di un calorico avvenire, fatto con i dolci, la panna e il siero sentimento dello yoghurt semi-liquido che gli slavi chiamano kefir. Nulla di tutto questo, avremmo mai, altrimenti. Neanche l’ultima delle perdute briciole, potrebbe mai graziare i nostri piatti e bicchierini, senza l’operoso e involontario sforzo collettivo dei bovini. Sempre siano ringraziati. Quanto eternamente, poco ma sicuro, preservati.
Etologi allarmisti, giorno dopo giorno, si risvegliano pensando ad un futuro di drammatici frangenti, ove si estinguessero, volesse il Fato, esseri di poco conto quali la zanzara tigre. Terribile sciagura! Pensa, persona pizzicata in bilico tra strascichi d’estate e cupo autunno, che non soltanto tale improvvido visitatore sugge, crudelmente, il fluido rosso che ti scorre nelle vene. Nossignore! Ella, la femmina dello zanzaro (che a mò di leone, più che altro, dorme tutto il dì e la notte ancora) svolge una funzione d’ecologico sostentamento. Senza le sue larve, cosa mangerebbero i ranocchi, i rospi gli scorpioni d’acqua? E se lei smettesse di riempire i cieli della Terra, sarebbe la fine dei graziosi passeri, libellule, gufetti e spaventose dobsonflies. Natura vuole, che tutto quel che consuma, in qualche modo, presto oppure tardi, nutra, a sua volta, l’affamata rimanenza dei camminatori, strisciatori e volatori e nuotatori e…Però tanto maggiormente una creatura, la sua genìa, risulta essere integrata con la vita degli umani, meno è probabile, tale evenienza.
Perché acquisisce un posto nella società civile, anche se simile, di certo, a quello degli schiavi di una classica ed antica rimembranza. Immaginate la conquista di Cartagine, quelle alte mura devastate dai Romani. E il sale gettato, a profusione, sopra i campi già anneriti dalle fiamme della guerra. E i contadini catturati, con collari e inespugnabili catene, e i loro polli trucidati, perché ormai facevano buon brodo. Di certo, quel dì, un intero popolo rischiò di estinguersi, per lo sdegno represso di generazioni e l’odio di spietati legionari. Eppure, se così fosse davvero stato, come sarebbero mai nate tante strade consolari, i magnifici acquedotti e le perdute stalle dei lunati buoi? Quando mai sarebbe a tale punto progredita, oltre i limiti della sua epoca, una civiltà che ancora ci offre valide lezioni e spunti meritevoli di “cose da evitare” oppure, “come prosperare, nonostante tutto”.
Riduzione di esistenze a parte involontaria di un grandioso insieme: questo sacrifizio imperdonabile. L’enormità spasmodica dei tempi senza tempo. Eppure in nessun caso, mai e poi potresti definirla: iNUTILE.
Mucche nel sistema. Splendide, amorevoli giumente. Bovi del tipo più mansueto, pacifico e benevolo di questo mondo. Ormai avvezze ad essere sospinte innanzi, con gentile enfasi, cavezza e qualche volta un pungolo (se serve) dopo interminabili generazioni in bilico tra secoli diversi. Che la fiera detentrice di una tale serie di mammelle, tesoro della sussitenza, possa ribellarsi, è un’eventualità remota. Troppo bene, grazie allo strumento dell’istinto, riesce a comprendere la sua collocazione nello schema generale delle cose.
Eppure, ella vive. Gioisce, pensa e soffre, addirittura. E in quest’ultimo caso, lo dimostrano i precisi numeri delle statistiche zootecniche, produce meno. “Per ogni lacrima versata da una mucca, un bambino del terzo mondo può restare senza colazione!” Devono aver pensato, i primi inventori del sistema rotativo per la mungitura. “La vostra gioia, il nostro successo”. Quello fu l’inizio, di una ruota senza fine, simile all’incedere teorico del ciclo delle Ere. Colossali macchinari come il BouMatic Rotary Parlor, o l’AutoRotor Performer (viVa le maiUscole a metà delle parOle) funzionano con lo stesso principio del televisore, distrando la presunta fonte di guadagno. In un modo simile a quello di chi si ritrova, d’improvviso a desidare gli oggetti luccicanti di magnifici intermezzi pubblicitari, la mucca messa sulla giostra circolare, gradualmente, si concentra verso il sentimento della sua maternità. E la cosa maggiormente efficace, nel catturare l’attenzione di un bovino, non sono le avventure scriteriate del cast dell’ultimo reality, o le consumate repliche di Friends. Ma l’immagine di sé, cambiata. Ovvero una consimile, quasi dormiente. Con quei grandi occhi neri semi-chiusi, ella guarda nei grandi occhi neri semi-aperti, che a loro volta gli restituiscono il sentore di un supremo senso di un supremo senso d’ipnotismo. Metti due specchi, l’uno d’innanzi all’altro, scorgerai un supremo paradosso del creato. Mettici due mucche, ti avanza pure un secchio di gelato.
Ci sono anche altri lati positivi & veramente con$igliati , nel sistema rotativo per le mucche. Primo fra questi è il modo in cui addetti alla mungitura, nel raccogliere il prodotto di giornata, non dovranno mai spostarsi. Fermi in un solo ed unico luogo, riceveranno a turno il posteriore di ciascuna sottoposta. Che a sua volta, messa in alto, sarà regina di un momento. Più meno lungo, a seconda del tempo impostato per l’intera rotazione. Senza esagerare…Perché dovesse sopraggiungere l’ora di un tremendo espletamento, l’espulsione del quibus ruminato dai quadrupedi giganti; apriti cielo! Chi è lì sotto, che farà? Se ne andrà, cambierà lavoro? E allora vacci tu, a munger le zanzare.