Gli occhi degli uccelli Strigidi sono così grandi e gialli, che ricordano dei fari. E hanno uno sguardo tanto attento da riflettere l’eternità. Non regalatemi, a Natale, una telecamerina indistruttibile! Tanto non la monterei sul casco, prima di lanciarmi col paracadute. Non l’aggancerei sopra il manubrio della bici, per dimostrarvi come vado bene, su e giù per i dirupi frastagliati. E di sicuro non la metterei sopra la prua di un piccolo natante, lanciato a 120 giù per l’Orinoko, fra rapide, pirañhas, orsi e l’uomo delle nevi. La porterei, piuttosto, in mezzo al bosco. E ce la lascerei…Due, tre, otto giorni? C’è un intero piccolo popolo, da quelle parti, che merita di essere elevato dalle tenebre, a lui care. Affinché possa, comparendo sopra i nostri schermi, salvare il prossimo futuro delle fronde di foreste, tristemente condannate alla disboscazione. Ma chi potrebbe mai abbatterlo, un albero con abitanti come questi, che si chiamano in inglese little owl, poi perché?
Nel continente, non facciam di tutta l’erba un fascio. Gli anglofoni dicono sempre “gufo”, grande, medio oppure piccolo, forse per analogia con Harry Potter, chi lo sa. Pensa, oh grande barbagianni (Tyto alba) che un contadino costruisce il magazzino con lo stesso legno dei tuoi cari alberi silvani, tagliato a pezzi, levigato e poi riempito di pagliuzze adatte per il nido. Strani-umani. E che a te ti chiamano, in inglese: gufo dei granai (barn owl). Mentre ricordati, civetta piccolina, dell’epoca in cui eri un simbolo della suprema nobiltà. Come sanno gli etologi tassonomisti, che lietamente ti riconoscono un intero genere e una specie, quella dell’Athene noctua, sacra alla saggezza e alla sua dea. Se questi uccellini, ancora giovani, siano destinati ad acquisire olimpiche nozioni, questo non è pienamente chiaro. Forse mai conosceranno neanche l’arci-nota figlia del dottore! Ma già denunciano con l’esistenza, la presenza e la pazienza, la bellezza delle cose naturali.
È un’idea, in effetti, veramente interessante. Una ripresa tanto da vicino di un intero nido di civette non è facile da realizzare. Fino a tecnologie assai recenti, l’unico modo era appostarsi nei pressi, con un teleobiettivo ultra-potente, per ore o addirittura giorni. E forse neanche allora, dopo tanta fatica, l’intera nidiata si sarebbe messa in mostra con un simile entusiasmo. Mentre un oggetto di 4 mm x 6, incluso l’involucro impermeabile, può essere lasciato lì vicino, in tempi non sospetti. Ben sapendo come, presto o tardi, la luce fosse destinata a renderlo brillante, sfavillante, barbagliante. Suscitando la curiosità di tanti e tali occhietti gialli…
Se la tv documentaristica ha permesso, per la prima volta, di mostrare al mondo la maestosa imponenza delle grandi bestie, gli elefanti, i leoni, e giraffe e così via, Internet ci ha riportato in mente quella grazia che caratterizza ogni animale, anche quelli piccoli e fin troppo facili da trascurare. Oggi basta un canale su YouTube, o servizi equivalenti, per promuovere l’importanza di una specie assai diffusa, che non è in pericolo, oppure rara. Né variopinta o splendida. Anzi, pare piuttosto la riduzione del più spettacolare Asio otus (il gufo comune) famoso per le sue svettanti corna, o del Tyto alba di cui sopra, candido e surreale come uno spettro ultramondano. Ma chi mai potrebbe mettersi a discutere, con una faccia come questa:
Nel qui presente video di Andreas Gruber viene dimostrato come anche una cosa rettangolare, dentro a un buco tondo, trovi la ragione e il metodo di accomodarsi. Così incastrata in quello spazio, probabilmente costruito appositamente per un esponente della sua specie, la civetta dondola e si agita in duecento direzioni. Il suo collo si allunga, poi ritorna uguale. Gli occhi si chiudono in alternanza: destro-sinistro, sinistro-destro. Pare l’ornamento di un anacronistico orologio.
Il suo comportamento complessivo, assieme all’improbabile contesto, non sfigurerebbero nel prossimo lungometraggio della Disney, piuttosto che nell’intro all’ennesimo episodio di Angry Birds. Ipotizziamo: AB – Nightlife. Fantastico, che gran finale per la serie, ormai piuttosto consumata: al posto dei soliti maiali verdi, cinghiali in abito da sera. Con proiettili notturni da lanciare. Barbagianni esplosivi, gufi-razzo e civette che si suddividono in diversi sciami marroncini, prima di giungere a destinazione. Si, vista l’uniformità delle livree, verrebbe anche un file più piccolo da scaricare. Risparmieremmo un po’ la batteria.