Ah, si. La sanguisuga rossa gigante del monte Kinabalu. Tutti ne parlano, nessuno l’ha mai vista. Dove vive la sanguisuga rossa gigante del monte Kinabalu? Ma non è ovvio…Presso le pendici rocciose del sentiero Mempening, sul più alto massiccio dello stato di Sabah, tra i 2500 e 3000 metri dal livello del mare, dove scava qualche piccola buchetta nel profondo humus dell’ombroso sottobosco. Resta giorni, settimane o mesi lì, dormiente. Finché non cambia la direzione delle correnti aeree del pianeta Terra, per l’effetto del monsone, causando piogge, piogge a profusione. Quasi che l’Oceano Indiano stesso, all’improvviso, avesse scelto di riprendersi le compiante terre emerse! Siamo in Borneo, dopotutto. E allora scorre, a fiumiciattoli e torrenti, l’acqua dalla cima più alta di quell’alto rilievo, detta Low (che vuol dire basso, a ma sarà una coincidenza). E bagna i fusti delle piante carnivore Nepenthes, tazze della perdizione. E interrompe i voli di perlustrazione delle aquile serpente. E scaccia via la donnola malese. E invade, soprattutto, la sala principale di una mistica caverna, detta Paka, che si trova, guarda caso, sul sentiero Mepening, nello stato di Sabah, verso i 3000 metri di quel monte Kinabalu (dove vivono le sanguisughe rosse) giusto a pochi passi da…
Ci sono due tipi di esistenze, a questo mondo: con-una-sola-bocca, oppure-due. La tipica sanguisuga ematofaga, che ha ben poco a che vedere con il mostruoso predatore in oggetto al video, ha due aperture, entrambe utili a succhiare. Una volta saldamente assicurata, per i denti acuminati della prima, alla vostra caviglia o all’avambraccio pieno di entusiasmo, presto o tardi, cautamente, si attaccherà anche all’altra estremità. Per assimilare, come una zanzara, anzi ancora più spietata, il doppio dei fluidi, in metà del tempo. Estremamente conveniente! Anche alcune caverne, dal canto loro, dispongono di meccanismi come questo. Così l’acqua, quando piove, entra da una parte e dopo scorre via. Non si allaga nulla, niente fugge per diffondersi nel mondo, impreparato. Ma la caverna Paka del monte Kinabalu, ha-una-sola-bocca, ahimé. E una volta piena, inizia a vomitare, acqua, acqua, e una quantità incommensurabile di vermi…
Già si scorgono i primi raggi del sole, oltre i cumulonembi che si affollano sulla Malesia. Mentre tra gli alti alberi dei boschi d’altura, ancora piove, assai probabilmente. L’acqua accumulata in giorni e giorni di monsone, fra tante fronde virulente, non finisce tanto presto, anche se ha smesso di cadere. Si ode in lontananza il tipico richiamo del bucerotide rinoceronte, l’uccellone nero grande come un cigno, con l’escrescenza acuminata sopra il becco. Nulla è cambiato su nei celi, presso le sommità di eterni alberi pieni di piume un po’ aruffate. Ma in terra, due popoli si sono mescolati: quello delle sanguisughe. E la genìa strisciante dei lombrichi.
Il verme gigante del monte Kinabalu. Com’è fatto il verme gigante del monte Kinabalu? Misura fino a 70 cm (!) anche se molto spesso, qualcosa in meno. Ha una pelle grigio-bluastra ricoperta di sottili peli verdi e iridescenti. Se lo guardi, è molto bello. Se lo tocchi, fa piacere. Se dopo annusi la tua mano, fino a un certo punto.
La sua specie, Pheretima darnleiensis, abita soltanto in quell’unica caverna, fra tutti gli anfratti disponibili nel vasto mondo. Non è l’anellide più grande in assoluto: questo record appartiene, infatti, al Microchaetus rappi del Sudafrica, che può misurare fino a 6,7 metri (!) (!) Non è neppure il più famoso, vista la quantità di video e documentari reperibili sul verme gigante delle Gippsland, in Australia (fino a tre metri). Ma parrebbe, per chiarissima evidenza, essere il più amato. Dalle sanguisughe che lo mangiano, soprattutto.
Passato il monsone sopra il monte Kinabalu, dunque, strisciano in piena e umida evidenza centinaia di voraci succhiatrici ed altrettanti vermi, scacciati via dalla caverna, raminghi e un po’ confusi. La sanguisuga rossa gigante (Mimobdella buettikoferi) può misurare fino a 30 cm. Giusto quanto basta, per mangiarsi intero uno di quei gustosi bocconcini, purché sia di media grandezza, non il detentore di un record regionale, insomma. Inizia quindi una strana ed orribile caccia. Lei si avventura frenetica tra le pietre, tracciando lunghi cerchi, facendo frequenti e brevi pause, tendendo i sensi a un qualche sintomo di movimento. Per la cronaca: le sanguisughe ce li hanno, gli occhi. Mentre le prede strisciano cieche, lentamente, prima a destra. Quindi dritte innanzi a loro. E poi, ad un certo punto, a sinistra. È un’arcana geometria, questa, che in ultima analisi conduce a un punto d’intersecazione. Lei-lui, incontra lui-lei. Ed è subito “amore” a prima vista. La nostra sanguisuga rossa gigante non è ematofaga (succhiasangue) Chiaramente, perché non ne ha bisogno. La sua preda principale lei, come niente fosse, la succhia tutta intera, dalla testa fino alla remota estremità. È un procedimento laborioso, ma che soddisfazione!
Il video di apertura, rilasciato a sostegno pubblicitario della nuova serie di documentari della BBC, Wonders of the Monsoon, dimostra lo svolgersi di questa affascinante procedura, con l’aggiunta di un’orribile colonna sonora fatta al theremin, lo strumento del demonio. Cosa chiedere, oltre a questo, dalla vita? Un viaggio fino al monte Kinabalu? Un paio di calzini di metallo?