Ciò che si staglia, svettando come sagoma riconoscibile dallo sguardo, resta impresso tra sinapsi e intramontabili neuroni. E in ciascuna città fondata sopra un pregno meridiano, c’è sempre un qualcosa di speciale nello skyline. Un lineamento incantevole, che caratterizzi il volto messo sulle cartoline. Sarà, questo, molto spesso un monumento. Un palazzo molto bello, oppure rilevante, eletto a simbolo di quelli che si giovano della sua ombra. Sia essa antica e misteriosa, tra volute ed archi gotici misticheggianti. Oppure tecnologica e brutale: Chicago, fin dal 1969, ha la suprema torre nera del futuro, con le corna che perforano le nubi e i limiti del mondo. Sarebbe questo il John Hancock Center, dall’altezza architettonica di 344 metri. Ma che ne guadagna facilmente un altro centinaio, se soltanto si considera la cima delle antenne. Facciamolo, per un minuto.
Il video qui presente, che si svolge tutto in prima persona, grazie all’impiego di una telecamera da casco, è stato girato dai tecnici addetti a una demolizione assai particolare: costoro stavano facendo a pezzi, molto evidentemente, il ricevitore arrugginito sulla cima dell’antenna ovest, sulla cima del palazzo, sulla cima di Chicago. L1irnwrkr, l’uploader e co-protagonista del video, racconta di come questa avesse smesso completamente di funzionare, benché l’altra, assolutamente operativa, li avesse costretti ad indossare delle tute specifiche di protezione. Forse non saranno stati gli uomini più in alto di quel giorno (vedi l’Himalaya); né quelli ospitati sulla cima della struttura più elevata (c’è sempre il Burj Khalifa, la “Torre alta un miglio”) ma certamente erano tra i tecnici maggiormente esposti agli elementi. Un scena memorabile! Il coinvolgimento resta assoluto. Una fortunata unione tra la stabilizzazione digitale, l’alta risoluzione della telecamera, la durata della sequenza e lo splendore della vista metropolitana, genera l’effetto del trovarsi davvero lì, in prima persona. Dopo qualche minuto, quasi sudano le mani sopra la tastiera.
L’occhio umano vede qualche cosa è dice: lascio tutto, questo sarà mio! Lo fa il bambino coi balocchi dell’asilo, come l’esploratore coi recessi del possibile, da lui visti sulle carte nautiche o nell’orizzonte. E sarebbe un gran peccato, recandosi sulle sponde dell’immenso lago Michigan, non inclinare indietro il collo, per provare, con la fantasia rivolta all’edificio, il senso di vertigine assoluto. Ma è troppo facile, progettare l’esperienza in questo modo. Ci vorrebbe invero una valida testimonianza, per capire a pieno l’avventura e ciò implica sperimentarla; quella di chi, per l’appunto, là sopra ci è già stato molte volte. Per lavoro, senso del dovere e…
Il John Hancock Center era stato, fino al 1972, il palazzo più alto degli Stati Uniti esclusa New York. Un titolo che si sono contesi, negli anni successivi, due suoi insigni vicini, l’Aon Center del 200 di East Randolph Street, 346 metri d’uffici e sedi aziendali, seguita dalla Willis Tower della Sears (442 metri, brevemente l’edificio più alto del pianeta) completata nel 1973, per ospitare tutti gli impiegati dello stato, e detentrice del record statunitense fino alla recentissima inaugurazione dello One World Trade Center, che ha infine riportato, all’inizio di quest’anno, il titolo alla Grande Mela.
Ma il fascino del cupo pilastro rastremato di Chicago, con le antenne candide e protese, resta un classico senza tempo. Questo edificio, dotato di esattamente 100 piani, ha la caratteristica piuttosto originale, almeno per i super grattacieli statunitensi, di essere in parte costituito da appartamenti privati, per la precisione 700. Al 44° piano c’è la piscina più alta dell’Occidente, al 94° una sala d’osservazione presso cui si tengono le più prestigiose esposizioni cittadine. Qui termina una gara annuale di podismo su scale, consigliata solo ai forti d’animo e di cuore. Al 95°, infine, un famoso ristorante: il Signature Room, con vista spettacolare sulle rive e i porticcioli della megalopoli. La sua caratteristica struttura fatta di X sovrapposte di cemento e acciaio è diventata, negli anni successivi all’inaugurazione, un vero e proprio simbolo dell’espressionismo strutturale. La corrente architettonica, anche detta high-tech, basata sul concetto di flessibilità. In questo tipo di edifici, razionali e modulari, la forma esterna è indipendente dal contenuto, mentre le diverse componenti vengono adattate, negli spazi e nelle divisioni, sulla base di una griglia longitudinale. Esteticamente, in questa espressione dell’assoluto modernismo costruttivo, si cerca di mettere in evidenza le soluzioni tecnologiche impiegate per ciascuna problematica e necessità. Tutto dev’essere chiaro, utile e soprattutto: evidente agli occhi del bambino pieno d’entusiasmo.
È ormai lontana l’epoca dei grandi monumenti edificati a scopo rituale, di prestigio o religione. Le nostre cattedrali moderne, le piramidi o gli obelischi, devono giustificarsi agli occhi della collettività. Al giorno d’oggi, sarebbero guai per chi dovesse occupare gli spazi naturali, senza una valida ragione o imprescindibile necessità. E quando possibile, bisogna sfruttare le opportunità. Per questo ogni alto tetto, avrà sempre un’antenna commisurata all’imponenza di ciò che lo sostiene. È soltanto in assenza di palazzi, che si edificano torri come questa, concepite per la sola trasmissione. Alberi d’acciaio per uomini-scimmia privi di paura.
Il secondo video è un classico del web, con molte migliaia di visualizzazioni: si tratta di una registrazione pubblicata ormai da anni presso il blog del portale TheOLE.org (The Online Engineer) la community dedicata al mestiere in questione. È un lavoro difficile, perché spaventoso, quello di chi effettua la manutenzione di simili antenne. Si sale per centinaia di chilometri nel vuoto, finché resta solo il nulla sotto…Eppure, la sicurezza è maggiore di quello che sembra ai nostri occhi inesperti. Ci sono tecniche, procedure, imbragature. L’unico fattore incontrollabile è il clima, visto che ovviamente, in casi tanto estremi, discendere richiede un tempo niente affatto trascurabile.
Il Field Technician, comunemente detto Tower Climber, raramente guadagna più di 100-200 dollari l’ora. Certo, di questi tempi avere un lavoro sicuro, proprio perché sono in pochi a saperlo gestire, non è poco. Ma voi lo fareste? Ci vuole un certo grado di passione, sprezzo del pericolo e la sublime razionalizzazione di un fattore chiave: se cado da due piani di altitudine, mi rompo una gamba. Da tre piani, tutte e due, magari anche un braccio ed il bacino. Ma da quattro oppure cinque, da sei, da sette o settemila…Allora svanisce la differenza. Resta solo la profonda (svettante) verità del cielo.