Astronavi abbandonate, mausolei eccentrici, antenne geometriche fatte di pietra. Negli anni ’60 e ’70, per rappresentare la nuova Yugoslavia, non più legata a Stalin ed alla Repubblica Socialista ma ormai facente parte del Movimento dei paesi non allineati, l’allora presidente Josip Broz Tito fece realizzare dai più importanti scultori ed architetti del paese una ricca serie di memoriali, collocati presso i luoghi delle battaglie e dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. L’impatto visivo e la forza espressiva futuribile di queste creazioni, tuttavia, le rese negli anni meta elettiva e simbolo patriottico proprio dei giovani sovietici ed in particolare del movimento dei pionieri, con milioni di visite l’anno da tutti i paesi del blocco orientale ed una larga fama per i siti più importanti.
Questa fotografie di Jan Kempenaers li mostrano oggi in uno stato di abbandono in grado di riflettere la difficile posizione politica di quei luoghi. La serie viene accompagnata da una domanda dell’autore che risulta piuttosto significativa ed attuale “E’ finalmente possibile per questi monumenti diventare arte pura, priva dell’originario significato istituzionale?” A mio parere, nell’epoca del post-modernismo e di fronte al loro fascino dilapidato e misterioso, non possiamo che rispondere in modo affermativo.