Al momento sussiste questa strana dicotomia, nell’ambito degli sport d’azione, che vedrebbe surfisti, skateboarders, kiteboarders etc, come una sorta di piloti della domenica, costretti ad apprendere i principi operativi del quadricottero, piuttosto che fare pratica in ciò che davvero è importante per loro. Chiunque abbia percorso a velocità della luce dirupi scoscesi, o sia stato sospinto dalle onde impetuose verso il tramonto, ben conosce la problematica di cui sto parlando: senza drone, che ci vai a fare? Una considerevole parte della recente proliferazione di simili attività scavezzacollo, fondamentalmente, può essere attribuita ai recenti meriti della tecnologia; per la prima volta, tutto è documentabile, può essere registrato e caricato su Internet in pochi minuti, direttamente sul campo. Basta una sim. Però che noia la classica inquadratura da terra, magari fuori fuoco! La chiara prova che l’amico vorrebbe partecipare anche lui, piuttosto che essere altrove (a casa a dormire, a casa a mangiare…) A volte, chi fa da tre, fa per se. Primo elemento: un dispositivo da polso di tracciamento poco più piccolo di un cellulare, antiurto e a prova d’acqua, con al suo interno una serie di sensori e un clever software, come lo chiamano i produttori, che sa sempre dove si trova, grazie al GPS. Secondo elemento: tu, l’atleta. Terzo elemento…
AirDog, il cane volante, è leggero, resistente e compatto. Può essere ripiegato su se stesso. Non mangia e non sporca, nonostante abbia bisogno di un metaforico guinzaglio, fatto d’aria e di un segnale radio che gli permette, senza intoppi e senza falle, di seguire da presso il suo intrepido padrone. Per mari e per valli, dalle radici alle cime dei massicci montuosi più alti. Senza mai sbagliare un’inquadratura, perché dispone di sei specifiche modalità: completamente automatico, per seguirti liberamente con una velocità di fino a 65 Km/h; posizione relativa rispetto al nord magnetico, per avere una visuale maggiormente stabile; modalità circuito, per chi, ad esempio, sta praticando un sport motoristico di qualche tipo; posizione fissa, affinché la testina automatica della videocamera, indipendente dal movimento del drone stesso, si occupi di tutto il lavoro; e per finire, pattugliamento in cerchio; ripresa dritta verso il basso. Funzione pensata, quest’ultima, per chi avesse voglia di riprendere un singolo spettacolare salto in verticale, magari con la bici o la moto da cross. Emblematico lo scherzoso suggerimento, riportato sulla pagina del prodotto: “State attenti a non andare troppo in alto.” I cani sono buoni. I cani sono belli. Ma se li stuzzichi andandoci contro, mah?
Certo, l’integrazione con lo smartphone è sempre importante. In questo si può individuare il successo delle alternative già sul mercato, come il Parrot ArDrone, o gli altri droni giroscopici per hobbisti, molto apprezzati da chiunque abbia il pallino delle riprese telecomandate. Però ci sono luoghi, e situazioni, in cui quel dispositivo di controllo non è più sufficiente. Come puoi farti seguire a una distanza di 30-40 metri da un sistema wi-fi o bluetooth, fra le onde oceaniche della Baja California? Per non parlare di questo: c’è un limite a ciò che può fare un pannello touch, controllato da fallibili dita umane. E la macchia quasi indistinta di un’altro di noi, bipedi spericolati, che si sposta in modo zigzagante o scomposto, è davvero prossimo a quella linea di demarcazione. Ciò è la fortuna di AirDog. L’infallibilità delle macchine, quasi sempre, tutte le volte perfette. Se libere da preconcetti.
Prezzo per la versione non definitiva: 995 dollari. 1,4 Kg di peso. Una velocità massima, limitata via software, di 65 Km/h. Capacità di resistere ai venti di fino a 28 nodi. 10-20 minuti di autonomia, con batterie intercambiabili. Tanto, per quanto a lungo vorreste rischiare l’integrità delle vostre ossa? Un tale tempo può anche bastare, per fare la storia. L’interessante progetto tecnologico, concepito dagli ingegneri della Helico Aerospace Industries di Palo Alto, in California, nasce dalla tipica iniziativa di crowdfunding sul portale Kickstarter, un passaggio quasi obbligato, oggigiorno, per tutte le innovative diavolerie del momento. Il target prefissato dai creatori, per poter mettere in moto la produzione, è stato già superato. Anzi, raddoppiato, con ancora 30 giorni di tempo a disposizione. L’idea, in fondo, rispondeva a una reale esigenza, molto sentita nel ramo di tutti coloro verso cui si “rivolge” il prodotto. Anche in senso assolutamente letterale, grazie all’impiego del dispositivo da polso, definito AirLeash.
Immaginiamo per un momento un futuro ipotetico, niente affatto remoto, in cui questo prodotto automatico, con il suo guinzaglio, dovesse prendere piede. I presupposti di sicuro ci sono, vista l’alta visibilità ottenuta sui portali e canali tecnologici statunitensi. Avremmo, quel giorno, una nuova tipologia di video-testimonianze estreme, oltre a quella diretta della GoPro. Per assistere a tali gesta, oltre che in prima persona, anche come se fossimo degli uccelli. Non è questa la finalità più nobile di un creativo, qualunque sia il suo ambito, compresa l’ingegneria? Creare nuove connessioni con il regno delle immagini e della fantasia. Questo cane è arte, uomo. Manca soltanto il soggetto now.