Chi ben comincia è già a metà dell’opera. E non c’è modo migliore di approcciarsi ad essa, che scegliere il perfetto punto di fusione. Trollsky, forgiatore polacco di moltissimi capolavori metallurgici, ci dimostra i meriti del vecchio modo di dire applicandolo alla dinamica dei materiali. Nella balestra di un’automobile c’è un particolare tipo di acciaio armonico, resistente ma flessibile, in grado di tenere il filo come poche altri. Dunque lui, dallo sfasciacarrozze, non ci è andato solamente per far visita, ma con un attrezzo già formato nella mente. Mancava solo una giornata di rumore. Martellando su di un ferro che risplende, quel signore dei coltelli!
Viaggiatori di terre inesplorate si aprono un sentiero tra le fronde. Senza asfalto. Niente macchine con quattro ruote. Resta loro la risorsa dell’ingegno. Camminando innanzi faticosamente, nella mano stringono il machete; la sciabola subtropicale che ha sfrondato mezzo mondo. Destra, sinistra, un fendente dopo l’altro, disboscando portano la civilizzazione. Ovvero il metodo, la procedura che delimita le circostanze: smantellare l’impossibile, rimettendolo in sequenza. Il tempo può essere lavoro, denaro, attrezzo, testa-di-martello, lama solida, persino sacro carburante. Solo se hai presente come fare. Altrimenti, vince la natura, tutto resta come prima. Serve il giusto apporto di creatività.
Immaginate un fabbro di altri tempi, ante-storico, per dire, che dovesse fabbricarsi un arma o uno strumento agricolo, però partendo dai concetti primitivi. Costui, in qualche modo empirico, avrebbe già compreso che il metallo viene dalle viscere del mondo. Dunque, battendo faticosamente sulle pietre, si sarebbe guadagnato una pepita del prezioso minerale ferro. Dieci ore per scavarlo, nella forma di un’ammasso di pietrisco e impurità. Come procedere, a quel punto?
Fuoco e fiamme, la risposta. Nel basso forno di mattoni, caldo il giusto grazie al mantice frenetico e al carbone, la materia si sarebbe ammorbidita, parzialmente liquefatta. All’epoca si procedeva per tentativi, al volgere dei giorni e delle settimane. Quanti errori! E infine, da strutture cristalline trasformate in una zuppa, naturalmente si sarebbero elevate l’austentite, la perlite, la testarda cementite. Lasciando solamente l’aria, in bolle da scacciare ripiegando quell’insieme, ammorbidito al calor bianco, ancora e poi di nuovo. Mille volte, se serviva, finché restasse solo qualche buco di groviera. Poi, alla fine, neanche quello. Insieme al soffio se ne andavano i residui di carburi.
Salvo eccezioni, nei casi veramente fortunati: perché il carbonio serve, da che mondo è mondo, come base del segreto, più segreto. È la sostanza somma dell’acciaio, il quale ricombinandosi, creava la leggenda delle spade più invincibili, Excalibur e così via. Qualche volta un meteorite ci metteva lo zampino, per volere degli dei o del caso. Leghe nobili, appannaggio dei potenti.
Questa era l’epoca dei signori del metallo. Un fabbro gestiva ogni singolo momento della creazione. Non c’erano segmenti nella sua filiera. Oggi, fondamentali considerazioni sociologiche come l’economia di scala, parimenti ad altre tecnologiche, vedi ad esempio le catene di montaggio, hanno reso ciascun elemento l’appannaggio di un settore differente. Minerario, metallurgico, commerciale…Una situazione senza mutamenti fino all’epoca del web, che l’ha riportata indietro. Ebbene si: perfetta comunicazione, sincronizzata ed ineffabile, sottintende una rivoluzione del commercio. Se c’è una singola persona, da qualche parte, interessata ad acquisire una lama fatta a mano, puoi star certo di raggiungerla in due click e una ricerca, un salto presso Google, sei secondi appena.
L’industria massificata è sempre un forte concorrente, ma c’è nuovamente spazio per figure come queste, artigiani della nuova era. Diecimila fabbri digitali. Per ottenere una lama solida, una volta ci si affidava alle consuetudini acquisite. La seconda cristallizzazione del metallo fuso, detta tempratura, veniva facilitata con l’immersione in ogni tipo di sostanza: semplice acqua, possibilmente benedetta, oppure urina di cavallo, sangue di vergine, olio profumato. Ciascuno aveva la sua religione. Trollsky invece, armato della scienza, immerge la sua creazione nel cloruro ferrico ad uso industriale. Questi giovani d’oggi. Lui ci riporta con la mente a secoli distanti, eppure non del tutto. Se l’antico fabbro, per costruirsi in autonomia gli attrezzi, doveva prima procurarsi materiali e fluidi rari, giorno dopo giorno, costui li trova tutti intorno. Nelle cose consumate, nello spreco immane dell’umana società, fatto di sostanze ancora utili, ma in potenza. La spazzatura non esisterebbe, se soltanto più persone riconoscessero i meriti dello sfasciacarrozze.
Quando viaggi con la macchina, esploratore, non scordarti un fatto sempre vero: ciò che è integro può essere smontato, messo assieme in modo differente. Tutto è modificabile, nel fiume della tecnica applicata. Anche la tua sospensione psicologica (-of disbelief) dovuta al consumismo. Come quella della Jeep. L’unica vera risorsa è il tempo. Da essa derivano le altre. Per esplorare le foreste di cui sopra, tagliando freneticamente col machete, si utilizza il frutto delle ore e i mesi dell’antico fabbro sperimentatore, come pure dei suoi successori. Arrivando fino al programmatore informatico, che ha permesso ad Internet di far da tramite del mastro coltellaio. Un ferro ricostituito a nuova guisa, acciaio redivivo.