Al primo piano della sede Intel di Richmond, Arizona risiede uno strumento articolato che può produrre solamente una ritmica, balzana sinfonia. È un pezzo unico nel mondo dei teatri, senza pari tra le orchestre di chi è desto eppure mille volte riprodotto, nei menti e nelle case degli appassionati della musica del sogno. Soprattutto se ricerchi la sua genesi remota, tanto strana ed improbabile, l’incontro di tre aziende ultramoderne, unite giusto per produrre questo flipper arzigogolato. Lo spettacolo, che si avvia alla semplice pressione di un pulsante, proviene da un’animazione tridimensionale, intitolata con la semplice dicotomia in inglese Pipe Dreams. La quale è stata, forse, la più celebre prodotta ultimamente in questo campo trascurato: provvedere con le immagini alla melodia. Piuttosto che il contrario, come avviene molto più di frequente, per l’analogia verso un modello assai frainteso. Innumerevoli sono gli adulti di oggi, bambini giusto l’altro ieri, che conobbero Johann Sebastian Bach, Ludwig Van Beethoven e Paul Dukas seguendo le peripezie di Topolino, l’apprendista stregone al cinema con Fantasia (Disney – 1940). Tra scope irrequiete, allegorie naturalistiche, centauri, struzzi ed ippopotami, che ripercorrevano nei gesti l’altercare delle note messe insieme da quei grandi, celebri compositori del passato.
Musica ed immagini perfettamente uniti, cadenzati verso un effetto neurologico che viene detto la sinestesia (vedere sentendo, sentire vedendo). Il quale oggi è ricercato, di continuo, da duemila videoclip e videogames. Verso l’ultimo confine della noia. Sarebbe stato meglio chiedersi, fin dal principio, da che cosa provenisse un tale amalgama di percezioni e quanto, in effetti, fosse stato un semplice stilema narrativo.
Il genio del terzo classico disneyano, a mio parere, non era stato quel sincronizzare i gesti con le note. Altrimenti, avremmo ricordato maggiormente le baruffe di Tom & Jerry, che in verità quel metodo lo usavano davvero bene. Ma l’aver creato, attentamente definito un mondo immaginifico in cui lo sbocciar dei fiori può produrre, come sua naturale conseguenza, l’allegro canto della Primavera di Stravinskij. E in cui La notte sul Monte Calvo di Modest Petrovic Musorgskij risplende chiaramente tra le stelle e il mondo del sensibile, stagliandosi neanche fosse aurora boreale, per lo svegliarsi del gigante alato Chernabog. Leggi fisiche del suono che cambiavano nel sogno di una sera.
Chiedersi com’è “Il rumore sotterraneo delle voci non umane”, per usare il testo originale, ha davvero poco senso. Il demone fa il gesto, l’orchestra non commenta né suggella, per il pubblico di un cinematico cartone. Deve scomparire, trasportata via da lucciole e dai pipistrelli.
Suono vuole dire movimento, questo è chiaro. E soltanto un gesto intenzionale può produrre l’arte della musica. Lo dimostra il glossario rilevante: andante, adagio, allegro, vibrato, vivace…Che agitazione, quale caos di squilli alla rinfusa?! Niente affatto, tutto viene calcolato, calibrato per il tramite di un lungo studio.
Nessuno può capirlo meglio dei creativi della compagnia statunitense Animusic, inventrice e sola produttrice di un particolare genere animato. Come in Fantasia, ci sono oggetti che si muovono, più la musica che ne risulta. Nel contesto, però, di un mondo dalla fisica concreta. Qui, nel mondo tecnologico, dove ippopotami sui pattini farebbero soltanto SPLAT! Al posto loro: ciò che ha sede tra le mani di un’orchestra. Gli strumenti, però senza i suonatori. Perché con la magia dell’interfaccia digitale potrai…Liberarli dalla schiavitù dei secoli, dargli indipendenza. Informatica, ribellione! Nei due DVD prodotti da Animusic a partire dal 2001, si assiste ad ogni tipo di incredibile invenzione musicale, tra chitarre robotiche, trombe viventi e flauti ballerini. Un terzo episodio è attualmente in arrivo, anche su Blu-Ray, grazie ad una riuscita campagna su Kickstarter.
Il segmento intitolato Pipe Dreams, quello ricreato presso il campus della Intel, ha per protagonista un sistema di tubi, piatti e uno xilofono radiale, su cui rimbalzano palline spinte da una forza irresistibile. Non è chiaro come, né perché. Nel titolo, ad ogni modo, c’è la chiave d’interpretazione: il sogno dei tubi, in lingua inglese, è un’omofono linguistico del sogno di una pipa. Quella piena d’oppio, per l’appunto. Tale dicotomia di termini, tradizionalmente, si riferiva alle visioni indotte da una droga e quindi, per definizione: impossibili nel mondo materiale. Chi l’avrebbe mai detto, alla fine, che un simile delizia si sarebbe materializzata.
Il macchinario oggetto dell’articolo, nato in occasione di una fiera di settore e poi rimasto al committente, è frutto di un appalto dato alla compagnia di automatizzazione industriale SISU Devices, niente affatto nuova a tali venture visionarie. Sempre apprezzati nei trade show, come si evince dalle loro pagine aziendali, costoro già produssero degli altri misteriosi meccanismi.
Un bersaglio per freccette che non può essere mancato, il video-tennis con la palla e le racchette fuori dallo schermo…. Ma questo progetto in particolare, che ha richiesto tre mesi di lavoro e 160.000 dollari d’investimento, è certamente il loro capolavoro. Impiegando sette processori Intel Atom, la vera ragion d’essere della dimostrazione, tre sistemi operativi e una grande quantità di palline, gli ingegneri coinvolti riuscirono a produrre quella cosa straordinaria. Alla fine, tutti a raccoglierle da terra. E chi può dire, davvero, se questo rende il video originale più grandioso, oppure addirittura profetico, portandolo fuori dal reame della pura fantascienza. In entrambi i casi, le rispettive opere d’arte, virtuale e fisica, si sostengono a vicenda. E riportano alla mente certe Fantasie, di chi ascoltava solo musica per gioco e Pinball Dreams.