Australia meridionale, ultima battaglia. L’ambizione della razza umana non conosce nessun altro limite che l’universo stesso. Da sempre come nei secoli a venire, lo sguardo dei sapienti cerca tra le stelle proporzioni familiari: un lampo filosofale, la radiazione cosmica della coscienza, un qualche tipo di maestosa proporzione. E ci si chiede come possano profilarsi in fin dei conti, tali abitanti di altri mondi, simili creature provenienti da diverse evoluzioni. O dimensioni (quinta, sesta, settima, infinita?) Quante gambe, braccia, sentimenti possano provare, senza senso per il tramite del nostro divenire… E infatti, amiamo sopratutto: civiltà aliene, il più possibile diverse dalla nostra. Sagome di teste extraterrestri, che si staglino gagliarde innanzi ai nostri telescopi. Non quest’oggi, non stavolta, sulle note della musica elettronica sperimentale. Questa è storia di presenze differenti. Di preziose Razze del profondo. Si perde tra le pinne di un corposo mare, l’oceano più Pacifico di questo mondo. Tranne quando viene l’ora di difendere la propria vita.
In principo c’era il Caos. Ovviamente. Una distesa senza senso di bitorzoluti carapaci, occhi preminenti, zampe intrecciate, soprattutto chele. Milioni di milioni. E qualcuno che cavalca, come un condottiero di regioni del fantastico, la versione più prestante di se stesso. Sono artropodi pelagici, questi qua, appartenenti alla grande famiglia dei majoidea, ovvero i cosiddetti granchi-ragno. Ne avrete visti forse visti, soprattutto al nord della penisola, presso un ristorante di specialità marine. Dentro al piatto, ben conditi! Noi navigatori del mediterraneo, nei secoli gustosi, queste bestie abbiamo preso a definirle con il termine granseole, perché ricorderebbero…Cipolle. O così dicono. Il popolo dei bulbi con le zampe, ad ogni modo, è davvero molto vasto. Si estende dall’Atlantico al più Nuovo continente, quella terra di canguri e orsetti mangiatori di eucalipto, passando per la variante nipponica del gruppo, il macrocheira kaempferi, così alto e terribile da popolare gli incubi più stravaganti. Un kaiju di epiche battaglie cinematografiche, l’ispiratore degli artisti meno intabarrati nelle consuetudini. Giusto a metà strada tra le opposte alternative, pietanza familiare oppure mega-mostriciattolo, ci sono questi, gli operosi protagonisti di una simile sequenza, tratta dal documentario inglese della BBC, Life – Creatures of the Deep. Narrato, nella versione originale, dall’ineccepible Sir Attenborough, naturalista. Però non stavolta, non quest’oggi.
Soltanto poche volte a memoria d’uomo, avventurandosi per i recessi di YouTube, si trovano capolavori come questi. L’unione azzeccatissima di immagini d’alto, contesto e tema musicale. Si ringraziano Varimage Box, l’autore dell’accostamento, e 5_Frog_Margin, utente redditiano che l’ha riproposto al vasto pubblico del social web. Nel frattempo il polipo si aggira furtivo, mimetico araldo del destino.
Tante splendide granseole, così prossime alla riva, non sono affatto cosa quotidiana. Come spiegato nel documentario originale, stiamo infatti assistendo alle battute di chiusura di un evento alquanto raro: la riunione stagionale degli abissi. Periodicamente i majoidea australiani, che normalmente vivono ad altissime profondità, si recano presso la riva. Ci sono almeno due ragioni e la prima è quella classica: riprodursi. Vorticando, numerose coppie di decapodi voluttuosi assaporano un momento d’estasi e di passione, il preambolo delle generazioni successive. Presto, prestissimo, si ripeterà il miracolo sommerso della vita. Orge senza pari. La seconda problematica, che qui li ha portati ad assembrarsi, è ben più significativa, davvero delicata. Costoro devono cambiarsi d’abito, anzi, d’armatura. Molto si parla del difficile passaggio tra le fasi della vita umana: bambino, adolescente e infine adulto, in un tormentato susseguirsi di rivelazioni stravolgenti. Ciò è praticamente nulla, se paragonato ai cicli della vita esoscheletrica di tali granchi. Una instar dopo l’altra, crescendo per il tramite delle stagioni, loro devono spogliarsi della stessa pelle con cui sono nati. Fuoriuscendo faticosamente, la testa prima, poi le zampe e infine il corpo, così aprono la strada verso la frontiera dell’inarrivabile maturità. Un attimo di gloria, subito seguito, purtroppo, dal periodo di una grande debolezza.
“Sono veramente troppo buoni!” Questo deve aver pensato, la cosa, il coso. Il razzo, la razza, colei che compare, sul finir del video, in cerca di un pranzetto prelibato. Scatta il ciclo delle Ere. Terminato l’Ordine, ritorna il Caos. Ora di cena. Granseole scagliate da ogni parte, la sabbia in turbini nebbiosi, mentre tutto corre verso tutti, in ogni direzione della rosa del deserto. E lei, il visitatore raiforme, turgida parente degli squali, che espellendo furia dalle branche cala sopra il povero malcapitato. Uno dei tanti, uno come gli altri, l’unico, il prescelto morbidone. Sluurp: viene risucchiato dentro al portellone. Cerbero, che fame!
Nell’ultima inquadratura, ritornato l’attimo di pace, un granchio solitario corre tra le spoglie del mostruoso turbamento. Che non sono i suoi simili caduti, come potrebbe apparire al primo sguardo, ma i gusci ormai vuoti di chi si era già sposato. Nuovi figli arriveranno. Se pure molti cadono, altrettanti ce la fanno una corazza dopo l’altra. L’ambizione dei granchi non conosce altri limiti che il mare stesso. E la calata lugubre di certe razze aliene.
Via: Reddit