Ecco la sostanza brevettata con dentro silicone, talco e diversi altri ingredienti, che può servire a riparare molte cose o perché no, dare pure vita ad un’idea pazzesca, magari combinando gli elementi, appiccicando mille pezzi disparati fra di loro. Facendone un tutt’uno nuovo, con la forza della mente? E la sola imposizione delle mani! Questa roba strana, malleabile, nasce dalla creatività di una giovane studentessa d’arte irlandese, stanca di dover gettare via gli oggetti rovinati, dopo solo un mese o due, come da prassi del moderno mondo consumista.
Si chiama Sugru, tale nemico/a inanimata/o dell’obsolescenza programmata. Che sia maschio, oppure femmina nel suo pronome rilevante, lo lascio decidere a voialtri. L’appellativo, comunque, deriva dal concetto di giocare, per come viene espresso dall’antica parola gaelica “súgradh”. Una giusta concessione da parte di Jane Ní Dhulchaointigh, probabilmente assai sentita, verso il suo luogo di provenienza, la storica città di Kilkenny. E anche verso il quadrifoglio, simbolo di San Patrizio l’isolano, come dell’improvvisa ricchezza da lei guadagnata, grazie alla pensata di un mattino veramente fortunato. Questa colla in pastiglie, una meraviglia della tecnica e dell’invenzione, viene venduta su Internet da qualche anno, in confezioni variabili per quantità e colori (manca il verde) dalle quali fuoriesce, all’inizio, con la consistenza di un comune chewing-gum. A quel punto può essere manipolata neanche fosse Pongo, per un tempo approssimativo di trenta minuti. Potrete plasmarla, arrotolarla, farla aderire a qualche cosa. Quindi sarà opportuno lasciarla indisturbato per 24 ore, affinché completi il suo processo polimerico d’indurimento, detto reticolazione. L’aspetto più significativo è che a differenza dei tipici prodotti a base di silicone, i quali tendono a far presa solo su se stessi, Sugru aderisce facilmente a legno, plastica, alluminio, vetro, ceramica, metallo e addirittura cuoio, per chi avesse uno stivale rovinato o due. È inoltre anti-scivolo, anti-urto e resiste a temperature variabili tra i -50 e i 180 gradi Celsius, cosa che permette, a chi lo volesse, di usarlo per proteggere la lavastovigle dalla ruggine, come dimostrato in apertura.
Rossa, blu, gialla, bianca e nera: fosse proprio questa qui…La gomma sospirata, per la ruota della macchina del capo, etc. etc.
100.000 clienti, 2 milioni di dollari l’anno. Se vi ho convinti, si può acquistare su Amazon Italia. Niente male per quella che resta, alla fine, un’evoluzione del prosaico mastice per i lavelli, la sostanza che in America si chiama Blu-tack! L’operazione commerciale a corredo di Sugru, nel suo complesso, potrebbe definirsi un esempio antologico di marketing sul web. La dinamica ragazza con l’aiuto del suo team, tra cui quel James Carrigan, che figura nell’esaustivo infomercial d’apertura, hanno fin da subito puntato sulla spinta della forza emozionale. “Il mondo è pieno di robaccia (sic. crap)” recita lo slogan a corredo, subito seguito da: “Tempo Di Aggiustare Il Futuro!” C’est magnifique, Vive la Révolution! A vederli viene quasi voglia di gridare, si – facciamolo insieme. Sono pronto.
Sul sito creato a sostegno della loro azienda, la FormFormForm (che nome, ragazzi) non a caso campeggiano le icone del tempo libero contemporaneo, come alcune costose fotocamere, svariate attrezzature sportive, strumenti musicali e il caricabatterie dell’iPhone. A tal proposito: avete presente la fine che tendono a fare i cavi USB, in modo particolare quelli bianchi della Mela, dopo qualche tempo? Intendo, come si scolla la gomma intorno allo spinotto, finendo per lasciare esposta l’anima del filo agli elementi ed alla polvere… Ecco, interviene lei nel video, se succede pure a voi, che aspettate, metteteci un/una Sugru! Tale immagine, del caricabatterie con l’armatura gommosa, resta impressa, perché parla di un qualcosa che avviene molto spesso per sembrando un caso sfortunato. Mai e poi mai, certe grandi Aziende tecnologiche permetterebbero un simile sfacelo dell’estetica…Specie visto quanto costano i feticci del moderno desiderio. La colpa è certamente nostra. Oppure no?
Un mistero dell’industria in grande scala. Forse soprattutto per questo, oggi, ci colpiscono le realtà commerciali come FormFormForm, che hanno uno stile personale ed immediato, quasi spontaneo. Secondo quanto viene raccontato nella ricca e interessante cronologia sul sito, strutturata come un fotoromanzo, l’esimia Jane Ní Dhulchaointigh non aveva mai studiato la chimica fuori da scuola, prima di eleggerla a carriera così, quasi per caso. Stufa di gettare cose ancora buone noleggiò quindi un laboratorio, completo di un contratto temporaneo per i suoi occupanti. Dunque l’avventura giunse a coronamento, per così dire, Sugru.