Kinginrin, kinginrin. Se avessi un esemplare della mirabile carpa giapponese, nella variante dalle scaglie colorate in oro e argento, di sicuro non lo metterei dentro a una celata cassaforte, patria dell’apatico metallo. Sopra un piedistallo, nella più splendida vetrina lei risiederebbe, in piena vista e sotto il sole, possibilmente in luoghi non battuti dagli uccelli pescatori… E tutti, tranne loro, dovrebbero vedere la mia beneamata nishikigoi. Argento-vivo detta pure, per gli amici: carpa koi. Finalmente! Dopo un secolo e mezzo di complesso allevamento selettivo, iniziato in pieno Bakumatsu (1853-1867) ovvero giusto mentre si esauriva l’epoca dei samurai, siamo giunti a questo celestiale punto. Di mettere dei pesci dentro ad una polla, eppure, nello stesso tempo, con dell’aria tutto intorno?! Il video di oggi viene dalla Germania, perché la passione per l’Oriente, ormai si sa, è diventata veramente internazionale. Guardatelo, fatevi un’idea, traetene una conclusione. Il qui presente TCHelmut ci sta proponendo un modo straordinario per dare la meritata importanza al silenzioso, ultra-costoso sovrano del giardino sommerso, sommo maestro delle bestie da laghetto. Sarebbe, tale arnese sopraffino, un po’ come un palazzo torreggiante, però per chi ha le pinne, appunto.
La scena è alquanto surreale. Venti carpe (non le ho contate, il numero è scritto nella descrizione) fluttuano al di sopra della superficie acquatica, come sospese per un qualche tipo di magia. Archimede stesso, tenendo a mente il familiare principio dei vasi comunicanti, sarebbe ammaliato da una tale vista, più ateniese che spartana, niente affatto semplice da interpretare. Soltanto due secondi, ovviamente, perché alla fine, il fenomeno è piuttosto chiaro. Siamo, in effetti, di fronte ad un’applicazione del sifonamento. Si mette un recipiente in mezzo allo stagno, si risucchia tutta l’aria intrappolata al suo interno. L’acqua, quindi, sale spontaneamente verso l’alto, finché trova spazio. Come, perché non affonda tutto quanto? Ah, questa è veramente bella!
Che poi è una strana scelta, quella di farci andare, dentro a questi folli gizmo, proprio delle variopinte carpe nishikigoi (錦鯉). Perché così facendo, dal punto di vista storiografico, si mettono in mostra i loro lati meno meritevoli. Il pesce broccato, ciò significa il suo nome, viene diviso e classificato in base alle varianti specifiche della colorazione, ottenute attraverso i secoli, a partire dalle comuni carpe di allevamento importate dalla Cina. La tabella tassonomica moderna è stata definita solamente nel 1913, durante la prima esposizione ittica di Tokyo.
La maggior parte delle tipologie più pregiate, in effetti e secondo tale scuola, presenterebbero una livrea pensata per essere vista solo dall’alto. Idealmente, il signore feudale proprietario del laghetto le avrebbe contemplate dagli argini, mentre gli lanciava il cibo, meditando sul suo stato di altruismo affine a una soave buddhità, però rivolta solo verso il mondo degli abissi. A tutti gli altri, invece, mostrava solamente la katana. E adesso, guarda un po’, alle carpe dovremmo dargli da mangiare…All’incontrario? Dov’è il Giappone antico, in questo dissacrante gesto?
È un bene, in effetti, che esistano sul mercato dei mangimi galleggianti. Altrimenti non funzionerebbero le torri come quella di apertura. Né la controparte sferica venduta dai negozi americani, nel cui video di presentazione commerciale, finalmente, ci vengono spiegati gli arcani di una simile tecnologia. L’aria, come dicevamo, viene risucchiata via grazie all’utilizzo di un comune aspirapolvere (che l’entusiastica, simpaticissima signora del video definisce “hot dog” ma questa è un’altra storia). Quindi arriva la metaforica chiave di volta. Il dispositivo viene collocato usando delle apposite zampe di sostenimento che ne prevengono l’affondamento. Fantastico. Una sorta di periscopio apribile rilascia il cibo, richiamando tutti i pesci dentro all’incredibile suite-con-vista-sulle-terre-emerse, che di rimando, grazie alla sua naturale curvatura, ingrandisce la nostra visuale dei suoi agili inquilini.
Ci sono, come viene spiegato nella FAQ del prodotto, alcuni punti da considerare. Prima di tutto, il riflesso del sole: anche se la temperatura ed ossigenazione dell’acqua resteranno coerenti con quella del resto del laghetto, soprattutto grazie al naturale ricircolo causato dai pesci di passaggio, un minuscolo punto caldo, caldissimo, si sposterà nel corso della giornata tutto intorno alla sfera, come fosse l’ago di una meridiana. Si consiglia quindi di rimuovere le eventuali foglie secche, aghi di pino e specchi ustori (Archimede, questa era per te). Poi naturalmente, la sfera va pulita spesso, pena ritrovarla piena d’alghe marcescenti. Infine, il suo uso si sconsiglia a chi possieda rane o tartarughe, perché questi animali, ritrovandosi all’interno della sfera e una volta esaurito l’ossigeno, tenderanno istintivamente a risalire in cerca d’aria. Con conseguenze facili da immaginare.
Alla fine, a mio parere, il miglior pesce con cui usare simili vetrine con le palafitte sarebbe proprio la citata carpa della razza kinginrin. Monocromatica e tendente al giallo, costellata di riflessi oro e argento: persino gli automobilisti di passaggio, sulla strada che circonda il mio giardino, si fermerebbero a guardare. E tutti i gatti dormirebbero con me, dentro ad una cassaforte.