Non è una scena dal nuovo episodio Star Wars ma una vera gara che si corre a marzo, su micro-imbarcazioni lanciate ad oltre 100 chilometri all’ora, in mezzo agli alberi e tra le basse acque di una fantastica palude, con sabbie rosse e un’atmosfera fuori dal comune. Mai visto niente di simile! La potenza si realizza nel contesto: guarda caso, siamo in un distante continente, di canguri, koala, stranazzanti kookaburra e colubridi nascosti. Vi risuonano le voci della sfera naturale, come fischiano i motori, di scafi folli, che si sfidano ad altissima velocità. Avete mai sentito parlare del Riverland Dinghy Club? La prima e la seconda regola di tale associazione, non ve le dico. La terza, qui traspare molto chiaramente, sarebbe divertirsi. Senza freni di alcun tipo, inteso in senso veramente letterale.
Metafore, similitudini, il punto della situazione resta solo questo: come sanno tutti, l’Australia ha due volti ben distinti, che coesistono e disegnano la storia di quei luoghi. Tracciate un’ideale linea presso il 135° meridiano, giusto in mezzo al territorio della cosiddetta mainland, principale massa emersa del Pacifico. Li troverete subito entrambi, tali contrapposti aspetti, sul minuscolo finire di un secondo. Rivolto verso l’Occidente, vi apparirà il profilo impassibile di un Fido Cane. Oggi costui non ci interessa, di sicuro, ne parleremo un’altra volta. In opposizione a tale bestia, con le orecchie ritte, lo sguardo verso il basso della mappa, un grosso micio attentamente concentrato. Nel suo muso c’è il Segreto, la Regione più desiderabile, un magnete irresistibile dell’uomo. È la Ragione che si trova, ebbene si, sulla punta annusatoria del felino. Delle cinque città più popolose del paese, caspita! Ben tre si trovano da quelle parti: Sydney, Melbourne, Adelaide. E poi c’è Canberra, l’ottava, che fu capitale al volgere del secolo passato, famosa per le molte istituzioni culturali. Mentre fra le valli verdeggianti che separano quei quattro centri urbani, fattorie, vaste aziende agricole, vigneti; da qui provengono il 90% degli aranci, limoni e prugne dell’intero continente. Anche per tale ragione, in merito alle Riverland, i suoi antichi coloni ci hanno spesso tramandato: questo è il nostro centro alimentare, un granaio ed un polmone. Certamente, ancora oggi resta tale.
Il grande gatto, che da molto tempo ha offerto spazio e protezione ai suoi visitatori, aveva pure un baffo, lungo appena 3,750 km. Fatto d’acqua, s’intende. Un fiume, questo, pieno di fulminei naviganti.
Dinghy è un simbolo, un sogno e un sentimento. Quelli di George Cockshott, avvocato inglese, che nel 1913 ebbe un vezzo singolare, di rivoluzionare il concetto stesso di competizione a vela. Così lui progettò, e con gioia costruì, questa nuova barchetta lunga neanche quattro metri, uno strumento di assoluta equivalenza finanziaria. Per la prima volta, infatti, da che ci fosse stata una regata, con pochi soldi si potevano solcare delle onde, circumnavigare le auree boe, mettere la propria firma sulla storia delle gare in mare. Armatori ed amatori, per la prima volta insieme!
Nella storia del dinghy, fra tutti i paesi del mondo, l’Italia è uno di quelli che gli ha dato più respiro: vi giunse commercialmente nel 1923, solamente pochi anni dopo l’elezione a prestigioso sport olimpico. Dal maggio del 2006, inoltre, presso l’assolata Portofino, c’è una delle associazioni più famose dedicate a questa classe di minute imbarcazioni.
L’idea tipicamente australiana di togliere la vela, metterci un motore ultra-potente e farci queste velocissime corse, nasce da una scommessa tra due amici di Renmark, città sita giusto presso gli argini del fiume Murray, sede pittoresca dell’annuale corsa del Riverland Dinghy Club. Non c’è una lattina di Red Bull in vista. Il sito ufficiale, questa saliente tradizione la fa risalire al 1981 benché, purtroppo, non riveli altri dettagli rilevanti. Il paragone con i rally automobilistici, comunque, appare più calzante che mai: non solo il regolamento locale prevede che si corra in coppia, probabilmente per bilanciare il piccolo e frenetico natante, ma le sezioni nella zona paludosa circostante il fiume principale, fra mille dedali e mangrovie, tanto rassomigliano a talune vie asfaltate forestali, dove si fecero la storia delle leggendarie vetture Gruppo B.
Il corso del Murray, come riporta Wikipedia, ha origine presso le Alpi Australiane e sfocia nell’Oceano presso il lago Alexandrina, ma non prima di aver graziato, con le sue dolci acque, numerosi specchi d’acqua paludosi, che periodicamente fluttuano fra differenti stadi di salinità. Probabilmente, soprattutto per questo, fra le sue verdi canne non vi è traccia di bitorzoluti coccodrilli o alligatori. Ciò è di sicuro un grande bene, soprattutto per lo sport.