Cogito, ergo ping-pong

Kuka Vs Timo Boll

Il progresso dell’ingegneria corre lungo strade parallele, ciascuna orientata alla risoluzione di un problema, puntata verso l’impossibile futuro. Gli incroci sono astrusi valichi dell’immaginazione, con semafori che bloccano il progresso. I freni a disco orpelli deleteri o vinili da graffiare con la punta della mente. Largo al nuovo, la musica dell’invenzione; fuoco, fiamme e CD-ROM. Tecnici aerospaziali disegnano velivoli, meccanici assemblano automobili e nel frattempo gli addetti alle infrastrutture ne progettano gli ambienti, le piste di atterraggio e i tunnel sotterranei percorribili, in più sensi, avanti: indietro e sesta-dimensione. Per non dimenticarsi degli automi. Questi mirabili, magnifici robot. Cui manca solo la parola, sul diciannovesimo sofferto punto di un eterno match, avanti, indietro e ping! Poi Pong! E poi…Solamente certe volte, se si è davvero fortunati, tutti quanti si ritrovano allo stesso svincolo, dove compie quel prodigio che ci porta a dire: “In che epoca, viviamo!?”
Il luogo d’origine è la Germania, città bavarese di Augsburg, città libera, Augusta Vindelicorum, governata da due imperatori tra le pieghe di epoche trascorse. Famosa per l’industria tessile, prima, poi per i telai meccanici spropositati. Ma veniamo al dunque. Anno, mese, giorno: oggi, l’era delle macchine ribelli. Momento lungamente paventato, in cui questo possente dito, senza mano e senza corpo, possa sfidare un uomo e… Perdere. Ma con stile, ovvero, per un pelo (in fibra ottica). Racchettando, raccattando, da un’unghia che è di forma circolare, in legno e gomma, nera quando è dritta e rossa quando ruota, sui suoi cardini potenti, per un colpo di rovescio. KUKA KR AGILUS, il nome di quel dito, dalla pelle metallica e arancione. Il suo rivale a tennis tavolo è Boll, Timo Boll, campione nazionale nonché premiato ambasciatore europeo presso le terre d’Oriente, paesi in cui quel gioco è ossigeno, praticamente cibo quotidiano. Non a caso, proprio per la Cina nasce questo video, pubblicità virale d’alta caratura e annunciata con un teaser, che ebbi a menzionare presso questo stesso blog. Lo scontro si è concluso, il punteggio è chiaro. Qualcuno aveva dubbi? Ai dati di vendita, l’ardua sentenza

Il marketing orientato ai servizi per le aziende (B2B) non è facile da calibrare. Da una parte, ci si dovrebbe presentare in qualità di gente seria, con giacca e cravatta, che usa soprattutto i numeri come strumento persuasivo. I robot della multinazionale KUKA, strumenti dell’industria super-pesante, vengono acquistati a caro prezzo da persone che hanno, tendenzialmente, ben poco tempo libero da scialacquare. Però è anche vero che convincere qualcuno di specifico, alla fine, non è poi così diverso dal colpire il grande pubblico. Cosa che notoriamente si realizza in mille modi differenti. Siamo tutti bambini, dentro, inevitabilmente affascinati dalle cose strane o sorprendenti. Lo sport, in questo caso, potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
Se si può trovare un solo difetto, in questa operazione commerciale, è il modo in cui era stata presentata al mondo. Lo scorso 9 febbraio, con il già citato trailer, si era lasciato ad intendere che ci sarebbe stato un vero match, magari con tanto d’arbitro, che si sarebbe svolto in un’arena di Hong Kong. Uno scontro tra uomo e macchina ad armi quasi pari, come sbandierava pure il sito messo in piedi per l’evento. E invece abbiamo avuto questo video di 4 minuti circa, che si svolge nello stesso limbo oscuro di certe pubblicità della Nike. Una sorta di palestra ultra-dimensionale, senza senso del contesto. Ottima regia, ed è bello anche il dietro le quinte, sebbene paia molto recitato. Però è difficile capire, a conti fatti, quanti degli effetti siano, per così dire… Speciali.

Ulf Hoffmann

Il che, in effetti, cambierebbe tutto.
A proposito, l’avete già visto questo video Ulf Hoffmann, risalente all’altro giorno, in cui lui sfida la versione fatta in casa della stessa cosa? Un braccio meccanico, montato su di un rapido carrello, guidato da più telecamere e in grado di restituire cento e mille racchettate di ping-pong. Qualche volta sbaglia, però in generale riesce ad essere piuttosto competente. Più di certi programmi per gli scacchi, almeno! Il robot si chiama UHTTR-1 e viene anche lui, ovviamente, dalla Germania. Però ecco, il consenso pubblico è che tale accattivante video sia stato simulato con un software di grafica al computer. Tutta colpa di AfterEffects, cugino cinematico di Photoshop. Non c’è nulla di reale, o quasi! Peccato. Io ci avrei giocato volentieri una partita, con questa macchina fenomenale. Perdendo 20 a 0, ahimé.

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