Invece di una pianta, un paravento, un mobile dimenticato e polveroso, Ghostcube! Sculture per passare il tempo, esercitare i polsi e le meningi. Perché non metterci dei…Cubi? Aperti o chiusi, traforati per lasciar passare i raggi della luna e ogni giorno dall’aspetto differente. Fantasmi (ghost) perché fluiscono liberamente, fuori dallo spazio del tangibile/concreto e sono misteriosi, nella funzione come nel funzionamento. E davvero interessanti, si rivelano codesti oggetti concepiti dal designer svedese Erik Åberg, configurabili secondo mille forme, per il vezzo del momento e l’occorrenza. Dentro puoi nasconderci di tutto. Sopra puoi farci stare cani e gatti. Che roba, ragazzi! Il video lo dimostra chiaramente: i cubi alla mattina se ne stanno buoni, da una parte, senza l’input di giornata. Il pomeriggio, guardandoli, diventano una torre, una piramide, quello che ti pare. Poi la sera, stancamente, li contempli. Che soddisfazione. Ebbene, oggetti come questi non puoi comprarteli già pronti, nossignore, devi farteli da te. Operazione che, almeno stando al sito dell’autore, non sarebbe niente affatto problematica. Basterà soltanto, infatti, acquistare l’apposito documentario esplicativo, in vendita al prezzo davvero ragionevole di 10 € sul suo negozio personale. L’intera favoleggiata sequenza, che dura appena 30 minuti, viene fornita completa di ulteriori esempi di Ghostcube. Quelli da soli, diciamolo, basterebbero a giustificar l’acquisto.
Non si era mai visto nulla di simile. Un artista dal curriculum poliennale, con partecipazioni in diverse importanti mostre di design, che diffonde a buon mercato l’arcano segreto di una sua opera, per di più pregna di significato commerciale. Ben fatto. Il cubo è bello, appartiene a tutti noi. Ci sono due chiavi di lettura per un tale mistico mondo di esaedri trasformabili: la prima è puramente tecnologica. Sarebbero, tali sculture, un un modello di permutazioni matematiche. Come il giocattolo di Rubik ma più aperte, imprevedibili e ingombranti, decisamente meno colorate, suscitano pensieri tattici nella psicologia del raziocinio.
La seconda è di natura più allegorica. Quasi Romantica, per Dian-che dico-Artemide la Tauridea!
Tutto scorre, tranne gli oggetti che si trovano nella mia casa. Una cassettiera è un parallelepipedo dalla profondità ben definita, con pratiche manopole a distanza regolare. Ciascuna è funzionale ad uno scopo solo e unico, quello soltanto, solamente. Aprire uno scomparto con le cose dentro. Vuoto, giammai! La funzionalità è nemica della convenienza. Se ogni volta che io aprissi quel mio mobile, esso diventasse un solido euclideo, un poliedro duale dell’icosaedro, un costrutto del teorema di Pitagora* (*carpiato)…Tutte le povere coperte cadrebbero per terra. E le federe dei miei cuscini, sparpagliate per la stanza, direbbero a ragione: “Tu dovevi prenderti un cuboide svedese, geometra delle mie asole”. Quanto astio, canuta e rancorosa biancheria…L’arte può fare questa cosa senza prezzo: non servire proprio a nulla, tranne tutto il resto. Se in angolo ci metti una scultura, come quelle di Erik Åberg, è perché al di sopra di ogni altra cosa tu ami il mondo, la natura. Quest’ultima vuoi averla innanzi, ridotta, grazie allo strumento della fervida immaginazione.
I minuscoli animali polipoidi della barriera corallina, gli anemoni e le madrepore, presi da soli vegetano in tranquilla inconcludenza. Insieme, formano colonie, ramificazioni di frattali sterminati, con sezione regolare. Non a caso esiste un cubo-polipo, anch’esso sempre unito ai suoi vicini, come uno di questi oggetti di cartone. E non sarebbe magnifico poterli controllare, uno per uno, parlargli con la mente, farsi rispondere nella lingua del disegno? Metti siano cubi, metti trasformabili, mettici le mani.
Ecco fatto, che compare il…Fantasma (ghost). Lo spettro di un formicaio nella foresta pluviale, l’albero evanescente del picchio canadese, il torrione di sterpaglie costruito dall’ectoplasmico passero africano. In versione di scultura modulabile, ovverosia praticamente: una bizzarria cubista. Picasso non aveva i Lego, né il cubo di Rubik, né il mondo voxelgrafico del videogame Minecraft. Altrimenti li avrebbe costruiti prima lui, questi vezzosi [Ghostcube].