Svetlana Bakunova, giocoliera russa, non indossa un semplice capello nero, bensì tre. Sono fulgide bombette, accessori per l’abbigliamento, a ben guardarli, veramente fuori del comune: paiono palle di fuoco, fulmini nell’aria, mentre volano liberamente per il palcoscenico, rispondendo ai criteri di un’imprevedibile coreografia. L’intero teatro, che si direbbe silenziosamente appassionato, segue con lo sguardo l’impossibile serie di scambi tennistici, tra l’artista e questo rischio, potenzialmente improvvido, di un errore che non si realizza mai. Già sappiamo chi la spunterà. L’attaccapanni, nel frattempo, esegue sonnacchioso le sue mosse, spinto in traiettorie iperboloidi da una forza persuasiva. Centripeta, chiamiamola, o più precisamente il calcio-calibrato, dalla scarpa senza tacco della sua padrona opportunista. Non ci servono raccattapalle con le antenne, in questo game, ma passivi pali danzatori. Un giro dopo l’altro, prosegue nel suo ritmo. Ed appare ipnotica, quasi perfetta in ogni minimo dettaglio, tale dimostrazione d’eleganza, fluidità e maestria manipolatoria, realizzata in base ai canoni di un mondo che si concretizza, ormai desueto. La ballerina, i cappelli ed il bastone. Una visione d’altri tempi, per di-versi significativi…Versi.
Questo è il merito della giocoleria. Laddove le altre arti di un’arena scevra di messaggi, senza testi e nato sui più chiari sentimenti incontrano presto i loro limiti espressivi, la danza degli oggetti può parlare molte lingue. Tutto conta, in una simile poesia di gesti visuali: costumi, fondali, musica ed attrezzi. Mettici le quinte del teatro, invece che il tendone! Qui spariscono la passione della fantasia circense, le gioie clownesche, ricompaiono le atmosfere della nebbia londinese, quando sotto le bombette c’erano i banchieri. Alle soglie del 1900 simili cappelli potevano incarnare un certo tipo d’ideali e il nesso principale di quell’epoca. La nascita della moderna borghesia. Ardevano le ciminiere dell’industria. Già i canti popolari e gli inni religiosi, colonne sonore dell’onnipresente pub di Londra, recedevano lasciando il passo a nuovi accordi musicali, ritornati come un razzo dalle tredici colonie inglesi. Al ritmo del sassofono e del jazz.
La bombetta! Così semplice, universale. Inventata da Thomas William Bowler nel 1849 (da cui il nome inglese bowler hat), un tempo accessorio d’eleganza londinese, venne prediletta dalla working class statunitense, soprattutto durante l’epoca della grande depressione. C’è stata una significativa riscoperta, in questi anni d’inizio secolo 2000, dei canoni estetici risalenti a quello appena terminato. Il successo di generi musicali ispirati agli anni ’20-’30 come l’electro-swing, insieme alla travolgente diffusione dell’abbigliamento vittoriano, sempre più frequente nei fumetti e nel cosplay che immancabilmente ne deriva, parlano di una ciclicità talmente marcata da non avere veri precedenti nella storia. Niente più guerre catastrofiche, né cambi d’influenti dinastie; la cultura della globalizzazione, basata su concetti fondamentalmente occidentali, mantiene e ricicla le sue componenti di base senza soluzione di continuità. Anzi le mastica impietosa, divertendosi.
Il cappello è sempre parte di una divisa, anche quando il resto dell’abbigliamento non gli corrisponde affatto. Oggi colui che indossa il fedora (o borsalino) copricapo reso iconico da Fellini, Al Capone e Michael Jackson, dichiara spesso appartenenza ad un preciso gruppo culturale. Soprattutto negli Stati Uniti, dunque anche su Internet, quel caratteristico profilo a tronco di cono presagisce a disquisizione chilometriche su cosa sia effettivamente un hipster – possibilmente colui che vorrebbe distinguersi dal gruppo collettivo, attraverso gli interessi o inclinazioni di carattere. Perso il suo significato d’eleganza generica, tale ornamento è diventato come un distintivo. I cappelli restano, cambiano le idee, insieme agli utilizzi (il più delle volte, vedi texani con la falda da cowboy). Crescono, comunque, i capelli.
La troppo formale tuba, impareggiabile emblema di ricchezza, oggi è appannaggio quasi esclusivo del prestigiatore. Nel suo cilindro nascono generazioni di conigli, una dopo l’altra. E dentro alla bombetta…