Il mezzo di trasporto creato dal canadese Yvon Martel, invenzione concettualmente semplice quanto geniale, può fare veramente molte cose. È come un mini-carro armato, grossomodo, oppure come un gatto delle nevi. Fluttua sopra la neve con la leggiadria di un muflone norvegese in primavera, però resta silenzioso quanto un alce in autunno, quieto dopo la stagione degli accoppiamenti. Veicolo compatto, relativamente leggero, risulta (quasi) semplice da caricare nel portabagagli di un’automobile di medie dimensioni. Se vuoi lo porti ovunque, pure per le scale. Trascina legna, pietre, cose, acqua, pietre, persone, alcune volte tutte assieme, su e giù per i pendii delle taighe subartiche o foreste boreali del Quebec. Non deve mai fare benzina, perché funziona a batteria. Ci attacchi il trapano, la sega e la trivella elettrica per bucare il ghiaccio di un lago d’inverno, due minuti prima di metterti a pescare. Giunta l’ora della ricreazione, si trasforma in un divertimento niente affatto male, soprattutto se ci attacchi bagnarole nere plasticose. L’estate, quando non serve, messo in piedi nel garage, ti occuperà due metri cubi scarsi. Verrebbe voglia di andare a trasferirsi sulla neve, non fosse che…Questo potenziale fulmine di guerra non è ancora in vendita al concessionario. Manca ancora una grande compagnia che si faccia avanti, con una proposta valida ad aggiudicarsi l’esclusiva. Il punto forte dell’MTT-136, acronimo della dicitura My Track Technology, è proprio questa straordinaria versatilità. Oltre ad un’invidiabile facilità d’impiego. Si guida con le inclinazioni del corpo, appoggiandosi a un manubrio. È anche possibile usarlo per spostarsi direttamente con gli sci, praticamente al posto della classica una muta di cani. Se dovesse interessarvi finanziarlo, c’è il brevetto disponibile sul servizio Google Patents.
Quando si considera la maggior parte dei moderni mezzi di trasporto elettrici, a una o più ruote, ci si rende conto che se pure nacquero con ampli orizzonti, i propri limiti li hanno trovati nel tempo. Il Segway, mezzo urbano per assolutissima eccellenza, doveva fare molte cose: viaggiare da un capo all’altro di affollati centri abitati, monopolizzare chilometriche piste ciclabili, sostituire l’automobile e lo scooter… Ma a conti fatti non si può reinventare la mobilità di un popolo a vantaggio di pochi compratori di un singolo dispositivo, specialmente quando tanto nuovo nell’approccio. Le strutture sono quelle, gli spazi niente affatto definiti e l’abilità di guida latita, suo malgrado…
Così, oggi simili invenzioni sono appannaggio quasi esclusivo della security privata e dei turisti più spregiudicati, possibilmente in pieno centro, sulle sconnesse pavimentazioni storiche e in mezzo ai vicoli tortuosi. Ma, ecco…Nel grande bianco! Dove manca l’asfalto e domina il selvaggio, non c’è nulla da investire: orsi, lepri, volpi, scoiattoli, cervi, mufloni e gatti norvegesi mica se ne stanno lì impalati, a fare foto al panorama. Corrono via veloci, pensano al futuro. Qui nascono i sogni delle menti fervide o sfrenate, a seconda delle esigenze, dei momenti. Yvon Martel, ispirato dal bisogno, forse pensando a slitte già esistenti, ma ben poco pratiche senza l’autonomia di una moderna batteria, è arrivato a questo interessante MTT. Una cosa utile, pure divertente.
Però come ci insegnano i recessi russi di YouTube, può avvenire anche il processo esattamente opposto:
Questo mostro è l’Ural Truck.
700 e passa cavalli di motore Boxer, ruote gigantesche da trattore, l’avantreno di un enorme trike. Un sogno da ragazzi, il triciclo del demonio che si è dimostrato realizzabile, alla fine (niente coperchio). Il suo creatore Dobropan Dobropanov l’ha messo assieme per utilizzo personale, prima di decidere che una tale gemma doveva appartenere al mondo, possibilmente per il tramite del vasto web. Può trasportare fino a 6 persone, più un generatore Volga da 1.1 Kw, perché no. Attualmente è in vendita per 300.000 rubli (un po’ più di 6000 euro). Neanche tanto! Guardatelo, come schianta recinzioni, attraversa laghi paludosi. Questa meraviglia è stata persino omologata, almeno lì, nel suo paese; del resto, portarla via dal suo regno erboso sarebbe un gran peccato. Il futuro urbano è certamente elettrico, non ha questo profumo, d’alito meccanico di drago.
Il cingolato canadese, la moto russa, parlano di due futuri possibili e distinti tra di loro. Guideremo un giorno mezzi razionali e responsabili, costretti dai problemi di un ecosistema ormai provato? O piuttosto, scoperte nuove risorse planetarie, saremo come i guerrieri delle strade cyberpunk, apocalittici Akira fra conifere innevate? Il carburante sta finendo. Ora di partire.