I casi strani della vita! Sembra una parabola, come una sorta di racconto edificante, ma qui c’è proprio un arco. In senso letterale: l’oggetto sottilissimo, che qualcuno, un vero genio delle situazioni, ha piantato saldamente in mezzo al prato, in un luogo non meglio definito della Francia. Per tre capre salterine, impazzite, che s’impegnano a salirci. E quel costrutto instabile, di quadrupedi giocosi ed altrettanto solido metallo, che si piega prima da una parte, poi dall’altra, incarna un po’ lo spirito di un primordiale videogame. Su e giù, poi di lato!
Il secondo più celebre animale cornuto, fra i primi del suo genere ad essere addomesticati dagli umani, ha un carattere curioso per natura. Assai frequente è il caso del caprone, lasciato al sicuro dentro ad un recinto, che per svagarsi lo colpisce con la testa, cerca in tutti i modi un varco, a un certo punto ci si mette sopra, guarda tutto intorno, alla fine scappa via; non è questa una mancanza di riconoscenza verso il suo padrone, ma la sincera voglia di esplorare il mondo. Simili creature occorre farle divertire, tenerle occupate. Persino torri e parchi giochi potrebbero non essere abbastanza. Chi non ricorda quella foto italiana, che fece il giro del mondo, con dei becchi che si arrampicavano sulle pendici della diga del Gran Paradiso? Volevano, dissero gli etologi, leccare il sale dalle rocce.
La ragione di una simile pericolosa impresa è un mistero che permane, onde usare un detto rilevante, in lana caprina. Ciò che passa per la mente delle nostre cresci-pullover resta inconoscibile, ovvero agli occhi dei presenti non esiste.
Purtroppo l’affascinante video di apertura, catturato per opera dell’utente francese Max Murs, non è fornito di commento audio. Non importa, basta l’immaginazione per sentire tutto quel maggiare – non belare, per carità. La normale emette un suono differente, almeno stando ai dizionari. E dunque eccolo qui, in tutto il suo splendore musicale:
Il mondo degli animali si sta trasformando nell’ultima miniera dello scibile creativo. Per gli abitanti più comuni della grande rete, i giovani creativi di città, una capra è come un drago, un gargoyle. Le sue gesta assumono solenni proporzioni, sottolineate da quel suono, che ricorda il canto di una voce umana baldanzosa. Che tormento.
Diventa, tale ritornello, la sirena della procrastinazione: ore, giorni persi su YouTube, in giro per le message board, a ricercare scene divertenti da guardare e riguardare all’infinito. Come il gatto e come il cane, le capre sono imprevedibili. Inoltre, a differenza di questi ultimi, diaboliche. Chi non vorrebbe, almeno per un giorno, provare a mettersi nei loro panni?
Are you ready for madness? Goat Simulator è il gioco in imminente uscita, dall’abbordabile prezzo di 9.99 dollari, in cui si dovrà prendere il controllo di una capra. Chiari obiettivi, una storia, un contesto costruttivo: in certe branche eclettiche del gaming di oggigiorno…Simili problemi non esistono. Si prevedono faville sui servizi di distribuzione digitale, preordini che fioccano come la neve. Niente di strano! Réduci dal fad volatile del tiro al maiale, poi mutato nell’incedere ineguale di un giallo uccello, Flappy etc, siamo pronti a muoverci verso creature più complesse ed evolute. Non a caso questo titolo è previsto solamente per PC. Dentro a un cellulare non puoi metterci lei, l’esponente della specie capra aegagrus hircus nonché discendente del bezoar. Le pupille della capra mettono a fuoco, soprattutto, il singolo oggetto più vicino. Mela o iPhone, non importa, tutto è buono da mangiare. La potenza è nulla senza controllo. Così dicono.
Maggiando, saltellando e dondolando, le tre capre trascendono la noia quotidiana. La quarta, solenne adulta pensierosa, guarda da lontano. Sembra dire: “La fionda [degli uccelli] è diventata una balestra. Speriamo non si sfili l’affilata estremità.”