L’incombente locusta dell’università di Cambridge

Corpus Clock

Questa cosa ogni cosa divora, ciò che ha vita, la fauna e la flora; i re abbatte, e così le città, rode il ferro, la calce già dura; e dei monti, pianure farà. Che cosa sarà mai? In un tempo non troppo lontano, fra le antiche mura del Corpus Christi College, parte indissolubile dell’università di Cambrige, è atterrata questa bestia mefistofelica, dall’aria pericolosa ed affamata. Aveva, dicono i diversi testimoni, sei zampe per saltare, un paio d’elitre puntute, corte antenne e grossi occhi, nuclei radioattivi dallo sguardo penetrante. La sua bocca, con molti denti affilatissimi, era come quella di un pesce preistorico dimenticato.
Quella specie di insetto, una creatura lunga circa un metro, è discesa sulla Terra nel 2009, percorrendo i sentieri e le biforcazioni dell’inconcepibile orologeria. Grazie all’operato dei suoi discepoli e creatori, ha vagato per tutto l’Old Court del Corpus Christi, il più antico cortile dell’intera Inghilterra, spazio in uso ininterrotto fin dal remoto 1350. Scacciando, con la sua stolida presenza, due scoiattoli, tre corvi e un merlo salterino. È quindi salita silenziosamente, strisciando con fare conturbante, fin sul campanile della vicina chiesa di San Bene’t. Al suo passaggio, quel drago corrosivo, l’astuta diavoleria moderna, ha smosso qualche tremulo mattone, il residuo di epoche remote. Fu proprio allora, a quanto dicono, che l’immobilità calò pesante sull’antistante Trumpington Street. La gente basìta rivolgeva gli occhi verso l’alto. Dalla cima della torre, emettendo finalmente quel suo temuto verso gutturale (tic-toc-tic-toc…) la bestia ha indicato verso un edificio, usando la propaggine geometrica della sua maxilla. Stava, come apparve chiaro, designando il suo futuro trono: la recentemente restaurata Taylor Library, somma istituzione dedicata all’inventore del sacro bollitore senza fili – uno stimato ex-alunno, architetto e munifico filantropo, aggiungerei. Nonché il finanziatore, guarda caso, anche di un tale mostro meccanico, dal costo trascurabile di un milione di sterline circa: il Cronofago, mangiatore delle ore, sovrano indiscusso del maestoso Corpus Clock.
Un orologio. Dal diametro di un metro e mezzo, tutto d’oro, senza lancette, ma pieno di luci lugubri e sfuggenti. Sopra c’era il mostro. C’è ancora e fa: tic-toc-tic-toc…

Grasshopper escapement
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A voler essere precisi, il Corpus Clock non è un semplice sistema per segnare il tempo, ma un’opera d’arte metaforica, veicolo di un’inquietante, pluri-tramandata allegoria: il classico memento mori (ricordati che morirai). È un pensiero che da sempre perseguita i filosofi, questo dell’incipiente mortalità dell’uomo, dell’avanzare inarrestabile degli utili minuti, di perduti secondi senza pari, mai recuperati. E del mostro invisibile, che li fagocita incessantemente.
Il tempo, secondo quanto afferma John Taylor, non procede sempre alla stessa velocità. Citando piuttosto Albert Eistein, afferma nel suo video: “Un’ora insieme a una ragazza passa in un minuto, ma un minuto seduti sopra ad un stufa pare un’ora [Questa è la relatività]”. Per questo, l’orologio non usa semplici lancette, ma una moltitudine di feritoie, illuminate da una luce al LED blu. Per ogni secondo che passa, queste si illuminano in sequenza, compiendo un giro intero, fino a quella designata. L’orologio, per giunta, è preciso solo una volta ogni 5 minuti, mentre per il resto del tempo il suo pendolo si ferma, poi riparte, accelerando, e così via…. Questo avviene perché “La vita si consuma in modo irregolare”. Specie quando ad inseguirti c’è una simile creatura.

Corpus Clock 2

Il Cronofago stesso, l’orrida, splendida locusta, ha una forma molto significativa. Al suo interno nasconde infatti il meccanismo a scavallamento di John Harrison (1693 – 1776). Costui era un carpentiere navale, nonché iscritto alla gilda degli orologiai di Londra. Il suo sistema per gli orologi, basato su di un pendolo e una ruota dentata, fu concepito per effettuare al meglio i calcoli astronomici necessari per la navigazione a vela, con un vantaggio aggiunto: un’usura nel tempo assai ridotta rispetto ai metodi convenzionali, a causa dei pochi punti di contatto tra le parti mobili del meccanismo. Purtroppo questa invenzione, che era pure valsa al suo creatore, nel 1722,  un riconoscimento da parte del Parlamento inglese, fu ben presto superata. Oggi quasi nessuno la utilizza, preferendogli soluzioni più moderne.
Ed è forse proprio per questo, come gesto di rispetto verso il suo insigne predecessore, che John Taylor l’ha voluta rendere più conosciuta. Usandola nel suo diabolico orologio. Soltanto questo punto di riconoscimento, comunque, non dovette sembrargli sufficiente, soprattutto vista l’importanza avuta nella sua vita dall’impareggiabile università di Cambridge. Come spenderci di più, sulla sua creazione? Ecco! Il quadrante dell’orologio è fatto in alluminio ed argento, ricoperti di oro e rhodium, attraverso un procedimento segreto basato “sull’uso di esplosivi”. È stato fabbricato  in un’installazione militare in Olanda.
L’intero orologio ha richiesto, dal giorno della sua progettazione a quello della messa in moto, l’intervento di 200 specialisti. Fu presentato al pubblico il 19 settembre del 2009, con un intervento del fisico Stephen Hawking, celeberrimo ricercatore della stessa università di Cambridge.
Il suo motore elettrico doveva farlo funzionare ininterrottamente per 200 anni. Nel primo mese si era già fermato due volte. Difficile, del resto, ammaestrare una simile mostruosità!

Corpus Clock 3
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