L’illusione del dinosauro diffidente

T-Rex Illusion

Creature rettiliane percorrono le nostre tubature, zigzagando silenziosamente in cerca di un’uscita. Soltanto in pochi le hanno viste. Dentro sono vuote. Presentano colorazione verde, rossa oppure blu, hanno degli occhi grandi e supplichevoli, piccole zampette dalle unghie acuminate. Spesso si rincorrono la coda, instancabili per ore, prima di fermarsi a ponderare l’universo. A quel punto, diventano come delle statue. Ma fate attenzione a non perdetele di vista! Tutt’altro che indifese, queste lucertole possiedono un cervello fine, quanto quello dei mustelidi e dei ratti. Sono attente al minimo dettaglio. Stamattina, ce n’era una sopra questo tavolo. Dico davvero! Nulla sfugge a un tale sguardo… Ebbene, facendomi coraggio l’ho toccata. Le scaglie, devo dirvelo, sono lisce, brillanti. Ricoprono una pelle sottilissima, simile alla carta. Anzi, è proprio carta. Fuori c’è l’inchiostro. Credo che si trovi ancora lì.
Il drago di Gardner, che in questo video ricompare nella versione preistorica di Brusspup (lo youtuber delle cose insolite a vedersi) è il simulacro di un essere guardingo, il cui grugno ha la caratteristica d’inseguirti in ogni direzione. Non guardandoti, però, dritto in faccia, ma di sguincio, quasi di sottecchi. Ed è proprio questo a renderlo speciale. Si tratta in effetti, non di un qualcosa di vivido e strisciante, ma di un semplice gioco, che prende il nome dallo scienziato statunitense Martin Gardner (1914-2010), celebre matematico e scrittore per bambini. Appartiene al conturbante genere delle illusioni ottiche basate sull’ambiguità, come la coppia di Rubin e l’anatra-coniglio. Però, a differenza di queste due, si basa su un principio prettamente psicologico: la pareidolia. Siamo tentati, di fronte all’improbabile, dal riconoscere schemi o modelli della nostra quotidianità. È un meccanismo di semplice autodifesa, questo, usato dagli ominidi per individuare un potenziale predatore, che tuttavia, nei secoli, ha trovato applicazione in molte forme d’arte. Nella grafica, ad esempio, per un motivo visuale soprattutto: la faccia. Persino quella di un’insolita creatura, il dinosauro che fa capolino dalla quarta dimensione.

Il drago di Gardner, un simbolo beneamato della fondazione dedicata al suo inventore, si propone di rappresentare il gusto fanciullesco per l’incredibile e il meraviglioso. Ed è anche un po’ inquietante, se lo si prende per il verso storto. Come può del resto, una cosa per definizione immobile, muovere la testa in tale modo? La risposta è che in effetti non lo fa. Ok, bastava guardare il video fino in fondo. Quando Brusspup gira intorno al pupazzone, si capisce; quello è l’effetto della faccia vuota, una delle illusioni ottiche dall’impatto più immediato. Come dicevamo, per il tramite della pareidolia, la mente umana tende ad individuare cose chiare. Un volto concavo, come l’interno di una maschera, non può esistere in natura. Quindi, tendenzialmente, guardando l’interno di un oggetto tale, così concepito ad arte, noi pensiamo di vederne il fuori.
Tale tendenza generalmente viene dimostrata (chissà perché) con un ritratto di Albert Einstein. Ecco un’altra celebrità del web insolito, l’eccentrico Tim del canale-cum-negozio Grand Illusions, che ne dimostra la versione classica, con una gradevole figura colorata. Senza linguaccia, ahimé.

Hollow Face

La nostra mente ama essere ingannata, anche se noi no. Ricorrente nella cinematografia del fantastico, come pure nella letteratura horror, è l’esistenza di un reame dell’imponderabile, popolato di creature senza nome. Le vie da cui simili esseri ci osservano, secondo le interpretazioni di chi scrive volta in volta, sono molteplici: può bastare l’antenato vigile racchiuso dentro un quadro, dallo sguardo stranamente semovente. E non puoi spegnere a piacimento la tua infallibile pareidolia, neppure fra le fronde misteriose di un antico bosco, carico di rami e sottintesi.
Soltanto superando le apparenze un coraggioso, oppure un pavido malcapitato, potrà riuscire ad individuare il mondo nascosto nei pertugi e fra le cose. I personaggi di H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe, sprofondando inesorabilmente verso la follia, spesso incontravano dei mostri e bestie tentacolari, demoni draghi e lucertole sapienti. Dunque stamparne qualcuna, tanto per gradire, non farà che renderle più familiari.

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