Grossi, rossi, visibilmente barbuti, con un sacco in juta sulla schiena, rigonfio di splendide o segrete regalìe. Un floscio cappello, dalla fodera in pelo d’orso polare. Possibilmente forniti con pesante ascia, oppure armati di multiple squillanti motoseghe, che amabilmente brandiscono cantando Jingle Bells. I boscaioli di Natale, raffigurati in molti testi per bambini, dovrebbero rispondere ad uno stereotipo stilistico, che è poi lo stesso di quel famoso personaggio stagionale. Che strana coincidenza. Anteriormente all’invenzione della Coca Cola, prima pure dell’antesignano santo e vescovo di Bari, le popolazioni dei paesi freddi, delle regioni artiche o sperdute, ben sapevano chi celebrare: l’intrepido sfidante dell’inverno, il cacciatore di legna utile a scaldarsi, bruciarsi, lo scavatore semi-selvatico della robusta corteccia vegetale. Colui che, con le sue armi, abbatteva gli altri abitatori del più profondo bosco. “Un’altra vittoria per il nostro taglialegna” proclamavano, salutandolo al ritorno, mentre trascinava la conifera sacrificale. Forse pure qualche volpe, un lupo (mannaro), anatre selvatiche o varia selvaggina, trasformata, mediante l’uso di proiettili, in squisito cibo per la festa. “…E almeno datemi una mano!” Borbottava lui, sotto quel carico pesante, fra gli attrezzi venatori, l’ascia e l’albero, le bestie stecchite nel suo sacco. Fortunatamente, lo spirito del Natale fu da sempre fonte di profonda reciprocità, se non di un senso avventuroso personale.
E gradualmente, dunque, siamo giunti a questo vezzo vagamente commerciale. La passione dell’albero, che puntualmente riceve le sue palle variopinte. Proprio come quando, poco prima del solstizio, dello Yule o del Sol Invictus, gli amici del boscaiolo prendevano l’abético virgulto, se lo portavano dentro la propria casa lunga, luogo di assemblea comunitaria, e lo vestivano di acciaio, d’oro, lo costellavano di argentei manufatti. Per una notte, celebrando la natura, così accrescevano i meriti del suo dominatore. Che con orgoglio poteva definirsi: Babbo Forestiere. E che oggi, invece, pilota gli elicotteri. Senza renne dal naso bio-luminescente, senza elfi, senza slitta e pure senza mani (quando gli squilla il cellulare) vola lieve sopra la foresta. Si cala verso terra, sradica un arbusto. Per presentarcelo in regalo.
Il video di apertura e quello soprastante, ripreso da terra durante un dì di nebbia, dimostrano l’affascinate pratica in uso nello stato dell’Oregon, sulla fredda costa del Pacifico settentrionale. Pare, infatti, che ogni periodo pre-natalizio, onde procurarsi la merce da rivendere, certi vivai specializzati si affidino ad avieri come questi, capaci di asservire gravità ed inerzia sulla base dei momenti. Qualcuno, in mezzo al bosco, si limita a tagliare gli alberi, imbragarli e assicurarvi sopra un gancio. Loro, percorrendo l’aria, li trasportano verso un camion scoperto, depositandoli dentro al rimorchio, con impressionante precisione. Addirittura, si può notare, ciascun abete viene posto a fianco all’altro, per prevenire lo schiacciamento delle fronde.
Pilotare un elicottero non è cosa da poco. Fra tutti i mezzi creati dalla mente ingegneristica dell’uomo non c’è né un’altro tanto sensibile ai comandi, alle variazioni atmosferiche, pronto ad imbizzarrirsi per l’errore accidentale. L’abilità dei piloti ritratti in questi video è largamente paragonabile a quella di chi salva gli alpinisti bloccati ad alta quota, permette il recupero delle vittime di inondazioni o altri disastri.
Con un’ulteriore problematica, ovvero il momento del rilascio. I ganci telecomandati usati a tale scopo, come quelli venduti dalla compagnia Onboard Systems (un grazie al redditor i_drah_zua, che li ha citati) prevedono l’attivazione del meccanismo direttamente dalla cabina di comando. Effettuare quell’ardua operazione di carico, dunque, è un po’ come sganciare ripetute bombe sopra un piccolo bersaglio. Ciascuna destinata, nel giro di qualche settimana, a finire in un salotto, ricoperta di ninnoli e circondata di regali. Come cambiano i mestieri. Persino il boscaiolo, di questi tempi, deve allungare il suo curriculum.
Resta un dubbio solamente: sarà davvero conveniente, questo metodo, a fronte del consumo di prezioso carburante? Bruciare legno fossile, per portarsi a casa legno vivido, da coronare con la stella di cristallo. Tanto per trasmettere un’ancestrale allegoria. Che irrinunciabile occasione d’acquisto! Gli astri cadono da soli. Sono gli alberi, che volano a fatica…