Erano all’incirca in centomila, dentro la semplice palestra di una scuola del comune di Yspertal, sul principio di un momento memorabile, l’oggetto di questo video travolgente. Il crollo di un palazzo gigantesco, alto ben (solo) sei metri. La svolta degna di una saga leggendaria, scolpita nella plastica e forgiata con il gioco. Perse fra le tessere, c’erano anche le aziende più famose dello stato federato della Bassa Austria, promotrici di soluzioni tecnologiche o prodotti innovativi. E poi una banca regionale, le ferrovie di stato e soprattutto patrimoni culturali, come la celebre abbazia benedettina di Melk. Ciascuna cosa ricreata, in situ, tramite l’allegoria di un qualche segno grafico multicolore. Loghi, scritte, stemmi o illustrazioni cubettose, però non particolarmente dettagliate, intendiamoci. Per un motivo presto chiaro all’occhio dell’osservatore: il mezzo scelto per crearle, fotografarle, lasciarle a durevole testimonianza dei viventi. Finché qualcuno…
Il gioco del domino, fin da quando fu inventato nell’antica Cina, si è dimostrato favorevole al riciclo concettuale. I suoi pezzi, ben più versatili di quelli degli scacchi, sono stati usati dai bambini per edificare piccole muraglie, dolmen, templi dorici e corinzi – la tentazione, soprattutto vista la forma regolare, quella compattezza, era semplicemente troppo grande. Ci si reinventava costruttori. Del resto, l’abbiamo visto succedere anche con le carte, dai mazzi a quei castelli. Ma mentre tale tipologia di attrezzi ludici, sottile per definizione, è sempre stata pronta al crollo, sia pure con un soffio, le gustose tesserine, una volta messe in piedi tendevano a restare. Finché ad un tratto…
L’energia potenziale di un simile costrutto, pronta a scatenarsi d’improvviso, andrebbe misurata in megajoule, come per l’esplodere di un barile di tritolo. Quel senso di stasi silenziosa, il protrarsi dell’attesa, con centinaia di migliaia di elementi, simili ai soldati nella tomba dell’imperatore, pronti a scatenarsi nel turbine dell’ora più tremenda. L’ultima battaglia di una lunga serie, sempre, ma mai, il termine di una carriera. Finito l’orrido scrosciare, radunati, divisi per colori, i pezzettini torneranno nelle borse, nelle scatole o persino nella mente, per lunghi giorni o mesi di tranquillità. La metropoli di tessere di questa iniziativa, splendido exploit del gruppo specializzato Austrian Domino Art, è frutto di un’attenta pianificazione. Decine di persone, con pazienza certosina, l’hanno costruita. Qualcuno ci stava ancora lavorando, quando all’improvviso…
Quel maestoso pseudo-Burj Khalifa, circondato dalle meraviglie dell’Europa centro-meridionale, non è l’unico successo del collettivo domino-artistico A.D.T, basato presso la storica città di Tulln famosa, guarda caso, per certe torri dei romani…Oltre a improbabili creazioni, come queste.
Qualche giorno fa, presso il relativo canale di YouTube, è infatti comparsa una diversa distruzione. Per un altro record senza precedenti, stavolta di natura geo-logaritmica, loro hanno disposto le fidate tessere in forma di triangolo. Per usare un tecnicismo: nel più grande Sonimod (?) del mondo. Diciamo che c’era una sola tessera, sul punto di partenza e 176 sull’ultima fila, per un totale di 16.000 vittime designate. Da far saltare tutte assieme. Un totale meno impressionante rispetto al precedente video, questo si, però in una configurazione decisamente rischiosa. Senza la possibilità di togliere gli elementi di raccordo fra una figura e l’altra, durante l’ardua disposizione, la detonazione prematura è rimasta sempre in agguato. Mentre crescevano le file, una dopo l’altra, sempre più lunghe da disporre. Un lunga “miccia”, realizzata in bianco, faceva da coronamento all’opera. Che stile! Che meraviglia, fare tutto a pezzi!
Ciascuna tessera del domino, spinta dalla forza dei suoi simili, può abbattere un oggetto che è del doppio più pesante. Tale principio si dimostra, ad esempio, nella distruzione del palazzo di 6 metri, messa in moto tramite il rovesciamento di un pesante trampolino. A spingerlo, per lo meno direttamente, nessuna mano umana, solo pezzi progressivamente maggiorati. C’è un utile parallelismo. Se questi geni, per iscriversi ad un record, sono arrivati a fare tanto, dove giungeranno gli sfidanti? E la volta dopo? L’uno dopo l’altro, i professionisti del domino si spingono spietatamente avanti, verso reazioni a catena senza fine. Finché, alla Fine…