Da questa vasca, simile ad un fonte battesimale prodigioso, rinascono le vecchie borchie, carene, cruscotti, caschi e parafanghi; immersi cautamente, l’uno dopo l’altro, ne fuoriescono cambiati nell’aspetto, in un tripudio di fibre di carbonio, camuffamenti militari o infinite copie di Hello Kitty e di Sponge Bob… L’unico limite è la voglia di sfidare il comune senso (automobilistico) del pudore. Siamo a Barcellona, presso gli stabilimenti della HGArts, compagnia tra le principali promotrici di una tecnica decorativa davvero versatile, seppur non particolarmente nota: l’hydrographic coating, o stampa cubica ad immersione. Tutto il materiale necessario è disponibile per l’acquisto presso la loro piattaforma di e-commerce. Si effettuano anche corsi su prenotazione, per chi non avesse chiara l’astrusa procedura. Parrebbe, del resto, frutto di una certa misura di magia.
Si sceglie il pezzo da ricolorare, pulendolo dalle varie impurità. Vi si passa sopra un sottile strato di vernice semi-lucida preparatoria, avendo premura di non far sparire i piccoli dettagli della superficie come, ad esempio, eventuali numeri di serie o loghi a rilievo. Quindi, si riempie d’acqua un grosso recipiente e ci si pone l’emblematica domanda: “Vorrei guidare una Citroen degna di far follie tra le conchiglie di Bikini Bottom? Oppure, piuttosto, la mia Smart, ce la vedrei bene con le ruote in pelle di leopardo?” Qui ci sono pellicole per tutti i gusti, come già poteva dirsi nel campo degli adesivi con colla vinilica per le carrozzerie. La differenza, naturalmente, la fa tutta il metodo. Piuttosto che per applicare il proprio pattern su di una superficie liscia e regolare, infatti, la stampa ad immersione trova l’impiego ideale per le forme complesse o sfaccettate. Il foglio con l’immagine, messo a galleggiare dentro l’acqua, in seguito all’aggiunta di un attivatore chimico, perde la sua tenue solidità. Diventa puro liquido, gioiosamente colorato. Tenendo la parte della propria macchina dai bordi, e non importa che questa sia di plastica o di ferro, si ottiene l’immediata imprimitura. L’alchimia si compie in un momento! Neanche il più meticoloso dei pennelli poteva fare tanto. Ogni area vuota, ciascun pertugio di griglie, prese d’aria, buco e forellino riceve la sua patina di novità. Trasmogrificato in mirabile sostanza, il cerchione della ruota diventa suggestione d’automobili da sogno, prototipi degni di un circuito d’elezione. E insieme ad esso, altre strane, guerreggianti cose;
Bombardati dai moderni videogiochi militari, in cui lo stile del soldato trova nuove strade di realizzazione, certi appassionati di quel mondo si rivolgono ad aziende come questa. E in effetti, da una rapida ricerca in quel di Google, l’hydrographic coating parrebbe più diffuso negli Stati Uniti, paese legato alla personalizzazione degli autoveicoli, questo è certo, ma pure difensore dell’imprescindibile secondo emendamento. E così…
Armi! BANG! Fucili fiammeggianti, balestre fulminate, coltelli turbinanti, velenose baionette, arguti taser, eccetera. C’è dunque il caso, dovendosi difendere, o andando a caccia di agognata selvaggina, che uno voglia strumenti pensati per il proprio gusto personale. Non le solite pistole in bianco e nero! Oggigiorno, senza gli alti cimieri di una volta, le corna dei vichinghi o gli stemmi sugli scudi, la gente ha ritrovato il gusto del colore, che uccide. E la stampa ad immersione, per attrezzature d’offesa tanto arzigogolate o curvilinee, è niente meno che perfetta. La livrea mimetica, tradizionale metodo per passare inosservati, diventa un improbabile stendardo di rappresentanza. Ci aveva già pensato (nello spazio virtuale) l’amato Call of Duty, prima gratis, poi a pagamento, tramite le odiate micro-transazioni: se vuoi sparare “semplicemente” al tuo nemico, allora ok. Ma se vuoi farlo con un M16 dallo stile graziosamente leo-tigrato, beh, caro mio, farai meglio a risparmiare. Se quel coso lo avessero tutti, il prestigio che fine farebbe?
Interessante, questo metodo di stampa. Ricorda da vicino l’introduzione del rivoluzionario texture mapping, quando i nudi poligoni si sono guadagnati l’ornamento di superfici vettorializzate, simulazione tridimensionale di strade, viali, alberi e muretti. E in fondo, il leggerissimo, costosissimo carbonio, ha senso su automobili da sogno, non su quella più prosaica dei nostri innumerevoli garage.
Si credeva, nel Taoismo, che l’oro creato con procedimenti sovrannaturali fosse in qualche modo più desiderabile di quello vero. Che potesse, come sua conseguenza filosofica, condurre all’immortalità. Oggi, sognando leghe metalliche impossibili, ci accontentiamo di una stampa. La saggezza si ritrova nei luoghi più impensati.
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