Il bruco che squittisce quando disturbato

Usutabiga

Il grido d’imbarazzo della giovane larva di Rhodinia fugax, la falena pelosa del Giappone, risuona del pathos dell’effimero e del senso dell’impermanenza di ogni cosa. Lei era lì, sul suo ramo, quando quella grezza mano umana si stringeva, con presunzione, sul suo splendido didietro. Un altro tipo di bruco, al suo posto, si sarebbe vendicato con propaggini pilifere urticanti. Non lei. Sottoposta alla molestia delle virginali e candide pudenda, come da prerogativa della sua disarmata specie, si è invece limitata a strofinare le mandibole d’insetto tra di loro, producendo un suono non dissimile da quello di un giocattolo per cani, quando masticato. Facile riesce immaginare quanti gufi affamati, cornacchie avide, batraci famelici e altri esseri carnivori, sottoposti a un tale suono tremebondo, siano scappati, nei secoli, letteralmente a due centimetri, oppure quattro di distanza. Probabilmente, nessuno. Gustando l’agognato pasto, al massimo, si saranno chiesti come mai quel bruco, in particolare, squittisse come un topo. Talvolta, ed è questo il caso, gli strumenti di difesa evolutiva finiscono per trasformarsi in semplice prerogativa ornamentale. La Natura funziona come una corsa agli armamenti. Mossa e contromossa, preda e predatore, lascia che ciascuno sviluppi gli strumenti adatti a prosperare, a discapito di altri. E il suono emesso da quel bruco, dal punto di vista della sopravvivenza, oggi ci pare così fine a se stesso. Se non per un fatto, in particolare: quello di renderlo assolutamente adorabile. Tutto considerato, niente affatto un brutto affare! Negli stretti di Shimonoseki c’è una tipologia di granchi, gli heikegani, che secondo una leggenda sarebbero la reincarnazione dei samurai sconfitti di un antico clan. Sul loro ventre, a guardarli, si può scorgere l’immagine di un volto. Si dice che quelli che ne hanno uno più marcato, vivido e somigliante, vengano risparmiati dai pescatori, come forma di rispetto per la Storia. Nell’epoca moderna, affascinare gli uomini può bastare per giungere, tutti interi, al giorno dell’accoppiamento.

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Particolarmente nota, perché molto contagiosa, è la passione che hanno i giapponesi per gli insetti. Fin da bambini, attraverso manga, cartoni animati e videogiochi, si appassionano a talune tipologie innocue e affascinanti, come i coleotteri kabutomushi (ad es. l’insetto elmo) o le lucciole (hotaru). Le libellule e i millepiedi, nel frattempo, popolano gli stemmi samurai, simboleggiando forza spirituale e nobiltà. Lo stesso bruco verde di questa falena, che loro chiamano usutabiga (“mano del fuoco” oppure “lanterna”) potrebbe essere la base di partenza per il Pokémon Caterpie, tozze cornette e grido di battaglia inclusi. E una volta cresciuto…
La Rhodinia fugax è un lepidottero delle saturniidae,  famiglia tra le più diffuse al mondo. Contiene più di 2300 specie, largamente attestate da Oriente ad Occidente, con una particolare concentrazione nell’area Mesoamericana. A questo gruppo appartengono, generalmente, alcune delle falene più grandi in assoluto, in grado di competere per il titolo d’insetto più imponente, con fino a 30 cm di estensione alare (vedi Attacus Atlas). La versione giapponese, dal canto suo, questa usutabiga dal bruco che squittisce, raggiunge “appena” gli 11 cm di larghezza, con le sue due paia d’ali sovrapposte, tecnicamente simili a quelle di un dittero, perché non unite fra di loro. Gli ocelli bianchi di forma circolare, suggestioni d’occhi nel buio della notte, servono a spaventare i predatori.
In natura, nello stato larvale prima della metamorfosi, vive sugli alberi come bruco, nutrendosi preferibilmente di foglie o bacche di rovere e ciliegio. Una volta sazia, verso primavera, costruisce il suo bozzolo di un verde acceso, dalla forma triangolare. Proprio da questo, secondo la sapienza popolare, prende il suo nome che la accomuna a una lanterna. Una volta pronta a spiccare il volo questa falena, come molte delle saturniidae, non possiederà un vero apparato digerente e quindi non potrà più nutrirsi. Sopravviverà, grazie alle sostanze nutritive accumulate in precedenza, per una settimana circa, durante la quale si occupa soltanto di cercare un partner per l’accoppiamento. La strategia per farlo cambia in base al sesso. Il maschio vola per chilometri, contro il tempo, in cerca di un segnale feromonico da percepire con le antenne, mentre la sua lei lo aspetta, profumata. Le femmine adulte di questo tipo di falene, in effetti, spesso non lasciano neanche il ramo della loro metamorfosi. Non ne hanno bisogno. Sanno che ben presto, deporranno quelle uova. E l’eterno ciclo ricomincerà, da oggi fino a che….

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Il bruco della Rhodinia fugax sfrutta il suono per proteggersi, con alterni gradi di successo. Quel che non può aiutarlo contro gli animali, nel caso degli umani, gli apre nuove strade. In Giappone è d’uso, nei mesi più caldi, andare a caccia delle larve degli insetti, da allevare come animali domestici o per farli competere tra loro. Nel caso dei possenti coleotteri scudati, piccoli guerrieri con sei zampe, si organizzano battaglie incruente sul modello del sumo, finalizzate a far scaraventare l’avversario giù da un ramo.
L’equivalente, per il bruco canterino dal verso penetrante, potrebbe ritrovarsi in uno scontro sulla via del più perfetto kiai, ovvero il grido lanciato da un karateka nel momento dell’attacco. Anche quello, dopo tutto, può avere la sua importanza, per guadagnarsi l’essenziale foglia quotidiana.

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