La più basilare forma di creatività è senz’altro l’immaginazione. La saggezza svanirebbe, senza il gioco. C’è un processo naturale, indissolubile dalla mente umana, per cui studiare, leggere, mettersi alla prova genera un vasto repertorio di nozioni, dirette o indirette, cui regolarmente si attinge nella vita e sul posto di lavoro: l’accrescimento culturale dell’individuo, da questo punto di vista, potrebbe ricordare da vicino la fotosintesi clorofilliana. La luce dell’esperienza con l’acqua dell’introspezione, beni fondamentali di sostentamento, vengono assorbite, ridiventando sostanze nutritive per neuroni, villi encefalitici e mielina cerebrale. Meditando su se stessi e sugli altri, si prospera. Surclassati da un eccessivo feedback nervoso e fuori luogo, si tende ad appassire, come un fiore. Quindi diventa inevitabile, talvolta, l’accumulo di un certo grado di stress: chiamatelo, se volete, l’anidride carbonica della sapienza. Quest’ultima, in qualche modo, va smaltita, trasformata in cose utili e armoniose. C’è chi dipinge, chi scolpisce, chi scrive o fa di conto. L’ossigeno di Jason Allemann, invece, sono le costruzioni. LEGO, possibilmente.
La sua ultima invenzione potrebbe rappresentare a pieno l’essenza pura del divertimento, fine a stesso per definizione. Si tratta di una scatola. Nera, con sopra un interruttore. Se lo spingi “lei” si apre, poi si chiude. Non prima, però, di aver mosso in senso contrario l’amato interruttore. Si tratterebbe, in effetti, dell’ultima versione di un vecchio classico di Internet, già trattato su questo blog: l’inutile macchinario che sa spegnersi da solo. E basta, nient’altro. Spingi, apre, chiude all’infinito e così via. In questo caso, comunque, c’è un’innovazione davvero significativa. Senza necessitare dell’impiego di un copione o del telecomando, la macchina dispone di un suo cervello (la centralina LEGO della serie Mindstorms EV3) che seleziona, in modo del tutto casuale, la strategia per trarre in inganno l’avversario umano. Nessuno accenderà una scatola robotica randomizzata, se lei non è d’accordo. Fino all’esaurimento delle pile.
Il canale di Jason Alleman, supportato anche da un interessante sito web completo di progetti, è una scatola delle sorprese piena di esperimenti e altre invenzioni costruttive. Notevole, in particolare, è questo molo navale/abitazione per gnomi costruito/a in vago stile steampunk, che cammina agilmente sopra otto paia di velocissime zampe da ragno. Il meccanismo alla base della deambulazione, apparentemente tanto complesso, è in realtà il frutto di un progetto minimalista ed essenziale: quello delle Strandbeest di Theo Jansen, l’ingegnoso sculture-visionario, anche lui oggetto di un mio precedente articolo, che ha saputo creare degli incredibili animali artificiali, in grado di sopravvivere, spostandosi in totale autonomia. L’ambiente ideale, in quel caso, erano le vaste spiagge oceaniche e i più aridi deserti del pianeta. La scala usata per questa versione LEGO è molto meno imponente, senza contare che servono le batterie. Al massimo, la steampunk walking ship vagherà per un giardino. Però, personalmente trovo che l’ambizione e il senso artistico sopravvivano, in misura preponderante, anche nel caso di questa versione giocattolo statunitense.
Davvero non c’è limite a quello che si può fare, con tali blocchetti e segmenti articolati plasticosi? Probabile, purché si accetti una regola fondamentale. La misura più piccola della materia non sarà più l’atomo, ma il mattoncino. Diamo a Cesare (la termodinamica) quel che è di Cesare (l’ora di scienze). E tutto il resto, perdiana, è sacrosanta clorofilla.