Phonebloks, cellulare che si smonta come un LEGO

Phonebloks

Ieri sera, mentre gli occhi di mezzo mondo scrutavano i dorati palchi di Apple Computer (meleto dei re) e noi meditavamo su impronte digitali e coprocessori di localizzazione, presso il campus digitale di Internet trapelava l’esistenza del più bislacco pretendente a quell’ambìto trono, che si nasconde nella tasca dell’uomo medio: Phonebloks, primo telefonino smontabile, prodotto della mente immaginifica di Dave Hakkens, designer e marketeer di Valkenswaard, in quel d’Olanda. Difficile è la vita, per chi lavora nel mondo della tecnologia. Serve sempre trovare nuove strade. Chi capisce ed interpreta i diversi trend culturali di un contesto X, il più delle volte, ottiene la chiave del successo. L’operato di abili ingegneri, per quanto imprescindibile, verrà soltanto dopo, se veramente necessario. Proprio per questo, il ragionamento alla base della proposta di Phonebloks è schietto, sebbene un po’ contorto. Viviamo nell’epoca di una ritrovata coscienza ecologica, tanto diffusa da portare al rigetto di tutto ciò che contamina la natura. Le star di Hollywood, abbandonata la via salvifica di stravaganti religioni, acquistano e pubblicizzano le loro auto elettriche meno inquinanti. I cacciatori di chi arpiona le balene, eroici bucanieri dei nostri tempi, diventano i protagonisti di romantici reality televisivi, esportati insieme alle culture animaliste d’Occidente. Così nasce l’idea di Dave: basta gettare ciò che è diventato vecchio! Spesso acquistiamo l’ultimo terminale soltanto perché ha una fotocamera migliore, piuttosto che la batteria più capiente o il processore potenziato; per una singola funzione, improvvisamente rifiutiamo tutto il resto, che ci andava pure bene. E se…Il telefonino fosse modulare? Come un giocattolo per bambini, altrettanto curato nell’estetica, Phonebloks si compone di blocchetti intercambiabili, ciascuno dotato dei componenti necessari per fare qualche cosa. Quando obsoleti, potranno essere sostituiti uno per volta. Il valore aggiunto di una tale soluzione, che ovviamente presenta ostacoli progettuali non indifferenti, sarebbe la personalizzazione. Nel video, un uomo d’affari sceglie una batteria più potente. Un escursionista ci mette l’obiettivo gigante di una cinepresa stile anni ’30, presumibilmente più adatto al suo status invidiabile di hipster. L’anziana signora, con qualche problema d’udito, gli preferisce l’utile altoparlante da 130 decibel per centimetro quadrato. Davvero fantastico, questo Phonebloks. Non fatelo cadere in terra. A meno che abbiate il tempo per improvvisare un puzzle.

Si tratterebbe, poi, di trasferire al regno del portatile i crismi produttivi del PC di casa. L’ultimo strumento digitale di un’epoca in cui avevamo la libertà di scegliere i componenti, assemblandoli a nostro piacimento. Che sta lentamente perdendo, anche lui, questa flessibilità. Perché mai ci si muove dal pioneristico al perfezionato, l’industriale. Quest’ultimo è inevitabilmente più semplice, più bello, migliore (almeno in apparenza) e soprattutto di successo dal punto di vista commerciale. È già avvenuto per il gaming, con l’imporsi delle console dedicate e poi nell’ambito business, attraverso la diffusione dei laptop di marche preselezionate. Per non parlare delle workstation aziendali, vista l’antica preferenza di grafici e programmatori verso i prodotti dotati del marchio Mac.
Certo, andare contro una simile tendenza, in questo particolare caso, richiederebbe scoperte tecnologiche non indifferenti. Sul come Dave si proponga di creare questa specie di sandwitch, con misteriosi connettori unificati per batteria, schermo, processore (o speed block come lo chiama lui) eccetera, non ci è dato sapere. Così dovrebbe essere un sogno: nebuloso. Poco importa che il telefono sia letteralmente campato in aria, senza finanziatori, costruttori, distributori o nessuno dei fondamentali orpelli di un simile progetto. Se ha ragione (?) trionferà. Lo dimostra la natura: l’homo telematicus è un’organismo vivente che si compone di cellule in conglomerato. Prese singolarmente, sono specializzate e indivisibili. Quelle del cuore pompano, ciascun neurone cogita, le pareti dello stomaco digeriscono. Nel contempo, la più fisicamente grande di tali entità, quella non a caso detta cellulare, mantiene l’organismo artificialmente collegato al suo potente meta-cervello, l’irrinunciabile locus alveare del mondo internettiano. Phonebloks, dal canto suo, ci propone la mitosi del telefonino. Reimmaginarlo in modo che possa farsi in quattro, otto, 16 pezzi, ciascuno deputato a un ruolo specifico, distinto da tutti gli altri.
Su Thunderclap.com c’è una pagina dedicata a Phonebloks, che vorrebbe raccogliere i sostenitori per una ritwittata generale, tramite cui far sentire la voce del popolo alle maggiori compagnie di settore. Sta riscuotendo un’ottimo successo: quasi 50.000 iscritti, al momento in cui scrivo. Dopo tutto, forse un mercato ci sarebbe pure. Chissà che non finisca per farsi avanti una di quelle molte aziende che, ormai da anni, cercano un modo per creare la perfetta pera. Che poi sarebbe: il contrario della mela.

Phonebloks 2
Illustrazione di Mads Peitersen, Via

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