Succede in Argentina. Lungo una strada, in un pomeriggio che sembra come gli altri, trovi una mucca che ti guarda. Lei aspetta che gli appoggi una mano sopra il muso. Di fronte, c’è dell’invitante cioccolata. Entriamo nello specifico: l’animale è viola, infuso d’invisibile corrente voltaica Pikachu-esca e il cibo è racchiuso dietro a un vetro, sopra una piattaforma con le ruote. Ecco, ovviamente la mucca non è come tutte le altre. Non è neanche, vera. Sembra quasi l’inizio di un esperimento, finalizzato all’acquisizione dei pattern comportamentali dimostrati dalle cavie o topi da laboratorio. Soltanto che i soggetti non sono roditori, ma passanti (teoricamente) inconsapevoli, posti di fronte ad un problema. Che si può risolvere soltanto con la collaborazione, alleandosi verso una finalità comune. Per ogni volta che si usano le mani, trasmettendo il flusso fino al vicino distributore, esce la deliziosa tavoletta premio. Però quel dannato arnese si sposta continuamente più lontano, ancora e ancora… E la catena deve allungarsi! Questo, dopo tutto, non è che l’ultimo capitolo dell’eterna lotta fra l’uomo e i suoi servitori sintetici recalcitranti. Per uno dei loro, dieci, cento dei nostri? Purché serva all’ottenimento dello scopo. La fame distrugge gli ostacoli sociali, ci avvicina e mette tutti d’accordo, anche tra perfetti sconosciuti. Il resto è “semplice” termodinamica della capacità dielettrica mucca-uomo. (Partecipazione sconsigliata a chi è dotato di un pacemaker.)
Il fascino del distributore automatico è uno dei più grandi paradossi di questa nostra era moderna, in bilico tra l’empireo tradizionale ed il vortice futuribile dell’alimentazione transumana. Colorata, invitante cabina ripiena di bibite o gustose merendine, che richiama passanti dal corridoio tramite le sue quattro/cinque lucette vermiglie, lampeggianti, ciascuna coronata da logotipi o cifre misteriose… Ci si va per fame o per sfizio, ma sempre con un certo grado di preoccupazione. Accetterà la mia banconota spiegazzata? La bottiglia o il pacchettino giungeranno, senza incastrarsi, fino allo stretto portellone di recupero? Assistiti nelle nostre imprese o ricerche da macchine di ogni foggia, tipologia e misura, giustamente diffidiamo delle cose utili, se ci paiono fornite di una parvenza di libero arbitrio. I computer delle poste, condizionati da guasti tecnici non meglio definiti; le automobili d’epoca, sempre passibili d’improvvisi malfunzionamenti; la stampante del computer, arcana risucchiatrice di cartucce costosissime (con finalità meno che apparenti). Ciascuno di questi tre strumenti, occasionalmente o così pare, sceglie di prendersi le sue rivalse, negandoci un diritto teoricamente imprescindibile. Nessuno di essi, tuttavia, è importante quanto quello al cibo. Così, fra tutte le macchine, la più amata-odiata sarà sempre l’orribile distributore automatico, con il suo potere non commisurato all’esperienza. Eppure, forse proprio per questa sua fondamentale intangibilità d’intenti, il mangia-soldi/sputa-merendine occupa ormai da qualche tempo un posto d’onore nell’augusto mondo della pubblicità. Su YouTube, Vimeo, Facebook, Twitter e così via, questo stesso tipo di campagna promozionale ricorre continuamente, venendo sfruttata come sostegno della più incredibile varietà di prodotti. C’è sempre una macchina automatica, parte di uno strano gioco, ripresa da distanza di sicurezza tramite telecamere nascoste. I più diffidenti tendono a pensare che sia tutto preparato, specie quando i concorrenti paiono tutti stranamente partecipativi, multi-culturali e visualmente accattivanti. Alle agenzie e ai committenti va comunque bene, purché se ne parli, ci sia diffusione reciproca di opinioni.
Dunque, ritorniamo alla nostra cara mucca. Sarebbe poi quella, famosissima, della compagnia svizzera Milka, parte ormai dal 1982 del colosso americano Kraft Foods. Messa lì, come un’anguilla quadrupede impagliata, diventa generatore auto-magico di un attimo d’incontro fra le persone. La via d’accesso per una sorta di avventura, in cui la tecnologia si fa ragion d’essere di un gioco senza senso, semplice quanto inconcludente. Chi partecipa riceve un premio. Tutti vincono, si divertono, trovano il modo di fare qualcosa d’importante. Rendere un video, virale. Mangiando cioccolata Mil…Mi è venuta pure fame. Avrei voglia di una cosa…Viola. Bistecca. Avrei voglia di bistecca di bovino.