Non ci sarà più un Game Boy. Il leggendario mattone grigio a quattro colori, che attraverso miglioramenti incrementali ha bene o male dominato il mondo dei videogame portatili per oltre 10 anni, oggi non avrebbe motivo di esistere. Un prodotto semplice, economico, immediato e “per tutti”, che piaceva ai meno giovani come ai bambini, a cui gli stessi genitori si avvicinavano volentieri per sporadiche partite a Tetris e Othello, persino Super Mario Land. Nel mondo dei tablet e degli smartphone le console portatili sopravvivono solo se sono strane, potenti, diverse. Chi avrebbe mai pensato che il design di maggior successo in questo ambiente sarebbe diventato anni fa un dispositivo a cerniera, con touch screen resistivo, pennino e addirittura due schermi? Nel design del Nintendo DS si potranno anche intravedere gli antichi Game & Watch, ma la realtà dei fatti è che nel mercato moderno costituisce un’anomalia priva di reali competitors o precedenti. Basta poi osservare alcuni dei giochi più famosi su questa console per rendersi conto di come l’ingrediente più efficace per vendere sia ormai diventato l’originalità, la distinzione per controlli e gameplay. E che dire della nuova generazione di handhelds, i relativamente invenduti 3DS e PS Vita? Schermi tridimensionali in grado di indurre il mal di testa, touch pad posteriori, tecnologia OLED, giroscopi… Una semplice console non ha oggi alcuna speranza di fare breccia sul mercato, non quando il 90% dei potenziali acquirenti è convinto di avere già un sistema portatile, che per di più non occupa spazio aggiuntivo, l’inseparabile telefonino. Diversa la situazione sui grandi schermi delle TV ad alta definizione. Finchè il prodotto medio recensito e discusso dalle testate di prestigio, il cosiddetto videogioco triple-A, verrà inevitabilmente abbinato ad asset elaborati, doppiaggio professionale e storia cinematografica le console tradizionali potranno continuare ad esistere. Ma nuove minacce si profilano all’orizzonte. Vediamo quali.
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En garde! Ho caricato pennuti meccanici a munizioni infinite
Perchè sparare ai volatili quando si possono sparare volatili? Opera di un leggendario orologiaio e artista di origini francesi, Frères Rochat, e prodotte in serie molto limitata per la raffinata Ginevra del 1820, queste ornate pistole hanno una sorprendente particolarità. Si gira la chiave per dare la carica, si preme il grilletto e grazie a diverse centinaia di complessi ingranaggi un piccolo uccello, del tutto simile a quello degli orologi a cucù, spunta dalla canna eseguendo un’elaborata e graziosa melodia. A un moderno lettore di romanzi verrebbe forse da chiedersi quale fantastico duello tra gentiluomini o caccia immaginifica abbia mai potuto trarre vantaggio da un simile mansueto strumento, ma basta uno sguardo per capire che siamo di fronte a un prezioso e autentico capolavoro dell’ingegneria umana. Giocattoli di lusso o pure merveille de mécanique, queste pistole realizzate a mano in oro e madreperla, ricoperte di perle e diamanti, sono decorate con una coppia di bassorilievi, un leone ed un cervo, forse simboli araldici dei loro ricchi e nobili committenti.
Presentato Dark Souls 2 ai VGA 2012, analisi di un fenomeno
La voce profonda del narratore pronuncia lenta queste parole: “Sei uno dei Non Morti, eternamente senza luce, eternamente privo di speranza”. Il pubblico dell’annuale premiazione americana VGA Awards trattiene il fiato: è ormai tradizione che l’evento, in cui vengono premiati i migliori videogiochi dell’anno secondo la giuria di Spike TV, sia utilizzato come trampolino di lancio per i più attesi e popolari prodotti futuri. Qui negli anni scorsi hanno debuttato giochi del calibro di Batman: Arkham City e Halo Reach, titoli dalla grande accessibilità e appartenenti a saghe celebri dall’alto valore commerciale. Ma mai, neanche una volta, si è verificato nulla di simile. Il pubblico di giovani e casual gamer cui si rivolge questo programma assiste in silenzio al bellissimo full motion video fatto realizzare, probabilmente, da uno studio di animazione esterno allo sviluppatore From Software. Si accendono le luci, due secondi di silenzio e… all’improvviso il trionfo, la platea in delirio. Cosa ci sarà di tanto speciale nell’ennesimo Action-RPG giapponese, per di più tanto cupo, dai colori spenti e con un vibe che tende decisamente verso il tragico e il deprimente? In cui tutto è già morto, forse ancora una volta i veri eroi risiedono nel passato, il grosso della storia comparirà in descrizioni testuali o sarà appannaggio esclusivo delle congetture di community elitarie, solo parzialmente informate…La risposta è che la serie di Dark Souls è un folle e sfrenato anacronismo, forse il videogioco più atipico e significativo degli ultimi 20 anni.
TanTe, ovvero l’alternativa cinese a Trololo di Ėduard Chil’
Se c’è un brano in grado di rappresentare presso il mondo digitale lo spirito millenario e l’antica tradizione teatrale del popolo cinese, non può trattarsi che dell’improbabile TanTe (Turbata/o) di Gong Linna, un tour de force recitativo e musicale del tutto privo di parole intelligibili ma altrettanto ricco di sentimento e forza espressiva. Ecco l’artista mentre, sul palco televisivo del concerto di capodanno 2011 della Hunan Satellite TV, ancora una volta riconferma la particolare nomea di questa sua canzone, della quale è stato più volte detto: “Non potrai impararla neanche se la ascolti 10.000 volte” e che per questo viene anche definita “Canto Divino” (神曲).